Dio si fermò a un passo dal nulla

Meditazione per la IV Domenica di Avvento

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, giovedì, 20 dicembre 2012 (ZENIT.org).

Eb 10,5-10:
“Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto nè sacrificio nè offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito nè olocausti nè sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”. Dopo aver detto: “Tu non hai voluto e non hai gradito ne’ sacrifici nè offerte, nè olocausti, nè sacrifici per il peccato”, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre”.

Nel capitolo 10 della Lettera agli Ebrei, l’autore presenta il sacrificio di Cristo come l’opera che ha totalmente mutato il nostro rapporto con Dio, purificandolo dalla formalità e inutilità dei sacrifici antichi, segno di un culto esteriore che non poteva cambiare la coscienza e la volontà, dato che il sangue di animali non aveva alcun potere su di esse.

Ciò che Dio gradisce è solamente una cosa: la piena disposizione a fare la sua volontà, la quale è sempre per il nostro vero bene, iniziativa certa del suo amore per noi. Con tale accettazione pronta e docile ha risposto il Figlio di Dio, che il Padre ha interpellato in Cielo per inviarlo in mezzo a noi a compiere l’opera della nostra redenzione. Allora il Verbo ha risposto: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”. Non ha detto “Io vado”, ma “Io vengo”, perché era l’intero genere umano a supplicarlo dalla terra, invocandolo quale sacerdote solidale e fedele, unico possibile mediatore della salvezza.

Forse sono state anche le parole di Eb 10,5-10 a suggerire al giovane Karol Wojtyla il famoso verso con cui descrive l’incarnazione del Verbo: “Dio venne fin qui, si fermò a un passo dal nulla, ai nostri occhi vicinissimo” (1939, Canto del Dio nascosto).
A un passo dal nulla, il Figlio di Dio trovò il corpo di Maria, che il Padre gli aveva preparato preservandola dal peccato originale; e, nel grembo di Maria, il Verbo trovò il proprio corpo di uomo, preparato da lei in quanto donna e madre.

Si fermo’ dunque il Verbo ad un passo dal nulla, e rimase in attesa fin quando udì’ dalla bocca della Vergine le parole: “Ecco la serva del Signore, avvenga per me quello che hai detto” (Lc 1,35). Allora, per cosi’ dire, entro’ nel nulla della nostra carne mortale e il nulla divenne Tutto perché fu reso “partecipe della natura divina” (2 Pt, 1,4).
Così’ la Vita divenne visibile, vicinissima, come un bimbo in braccio a sua madre.

Alla domanda “perché Dio si è fatto uomo?”, la Lettera agli Ebrei risponde indirettamente: ” Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così.. mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre” (Eb 10,9-10).
L’offerta del corpo doveva sostituire quella dei sacrifici antichi, ed il motivo che la rendeva necessaria era quel peccato originale che aveva irrimediabilmente compromesso la nostra relazione di amicizia con il Padre, causando un totale disorientamento della nostra volontà.
Perciò era necessario sanare la volontà umana dal di dentro, a partire dalla sua fatale fragilità.

Anche per questo dice: “Ecco, io vengo a ‘fare’, o Dio, la tua volontà”. Significa che obbedendo alla volontà del Padre, Gesù “fece” una volontà divina anche nella natura umana, guarendola dall’impotenza del peccato. E’ ciò che implicitamente riconosciamo, affermiamo e chiediamo nel Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Fu una ‘ri-creazione’ della nostra libertà operata  dallo Spirito Santo, che la divinizzò restituendole la capacita’ di riconoscere e compiere il bene, solo che si accolga la grazia che ci è’ data nei Sacramenti e nella  Parola.

Ancora un’osservazione. Diceva il versetto che “Dio si fermò a un passo dal nulla”. Possiamo anche intendere la cosa così: la creatura deve farsi nulla, deve entrare nel centro della sua umiltà per incontrare il suo Creatore nella piena comunione consentita dal vuoto di se’. Occorre consegnarsi nelle mani di Dio, come un bambino che ha bisogno di tutto ed è assolutamente felice: ” Dobbiamo amare il nostro nulla. L’anima deve preferire la sua povertà, la sua nullità, piuttosto che desiderare di crescere in virtù per avere maggiori attrattive e più stima. La nostra perfezione non deve fare da piedistallo al nostro io. Non è forse bello trovarci davanti a Dio a mani vuote, come l’ultimo peccatore che aspetta misericordia? Non voler essere nulla, amare il nostro nulla, scendere in quest’abisso e rimanervi. La santità è in questo scomparire dell’uomo nella luce di Dio” (Don Divo Barsotti).

E’ questa la luce del Natale. 

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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