ROMA, lunedì, 17 dicembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Benedicendo i suoi figli, Giacobbe annuncia che il Re-Messia uscirà dalle tribù di Giuda. Questa profezia, realizzata dalla venuta di Gesù, trova il suo pieno compimento nel re del quale l’Apocalisse proclama: «ha vinto il leone della tribù di Giuda» (Ap 5,5). Oggi questa profezia ha un senso chiaro: colui che viene a regnare sul mondo e soprattutto sulla nostra vita è Gesù, il Signore.
Meditazione
La novena di preparazione al Natale inizia con una genealogia all’apparenza superflua. Per Matteo, Gesù è il compimento della promessa che da Abramo giunge fino a noi attraverso Davide. Nella genealogia contempliamo l’origine umana di Gesù. È un’indicazione sulla necessità di assumere, non negare o rigettare, la propria famiglia, la propria storia. Solo così è possibile trasfigurarla, inserirla cioè in un significato che ci appartiene, che trova posto nel nostro sistema di valori. La nostra storia, il nostro passato e la nostra famiglia, nella loro complessità e ambiguità, rimangono l’unico humus o sfondo da cui potrà emergere il nuovo. Chi dimentica o rinnega il proprio passato si condanna a riviverlo. L’eredità deve diventare scelta. Questa genealogia di Gesù, impastata di luci e di ombre, include uomini di fede e peccatori: anch’essa costituisce la “carne” di cui è stato “impastato” il Verbo. Assumere la propria storia comporta l’accettarne i limiti. Chi nasconde le ferite della propria storia, rischia di essere condizionato dal loro riapparire sotto altre forme. Chi invece sa guardarle in faccia e, spalancando lo sguardo interiore, vi riconosce i segni della presenza di Dio nella sua vita, saprà integrarle aprendosi alla ricchezza e all’energia che esse paradossalmente racchiudono. Perché il dolore rompe il guscio nel quale ha dimora la conoscenza. Per noi significherà riconciliarsi con il Dio nascosto, con la sua apparente assenza nella nostra vita, mentre anziché camminare accanto a noi ci aveva preso sulle sue braccia. Anche un passato di sofferenza, se accettato, diventa forza vitale e restituisce grazia e armonia alla persona. Gli uomini di fede si trasformano, in questo modo, da uomini feriti in uomini capaci di sperimentare e trasmettere la tenerezza, la misericordia e la compassione di Dio. Qual è il messaggio che scopro nella genealogia di Gesù? Accetto o rifiuto la mia storia? Tengo nascoste le mie ferite oppure le faccio diventare feritoie, che aprono il mio cuore a sperimentare e donare la misericordia di Dio?
Preghiera
«Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato» (Sal 71).
Agire
Oggi voglio rileggere la mia storia per scoprire che Dio è passato anche nella “confusione” della mia quotidianità.
Meditazione del giorno a cura di padre Celeste Cerroni, M.S. (Missionari de La Salette), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it