Sono venuto a portare il fuoco sulla terra

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, sabato, 15 dicembre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Il Siracide fa l’elogio del profeta Elìa e ne annuncia il ritorno quale precursore del Messia. Alle fantasticherie rabbiniche sul ritorno di Elìa, Gesù contrappone la serietà e la drammaticità della vita del Battista, terminata nella decapitazione. In questa morte, Gesù già intravvede la sua.

Meditazione

Gesù testimonia a favore di Giovanni dicendo che è il più grande dei profeti. Tra Giovanni ed Elìa troviamo molte convergenze: tra le altre, Elìa è stato perseguitato da Gezabele; Erodiade ha perseguitato Giovanni. Elìa aveva rimproverato Acab; Giovanni ha rimproverato Erode. Elìa aveva diviso le acque del Giordano; Giovanni ha aperto la via del battesimo. I due terzi dello spirito di Elìa si posarono su Eliseo; Giovanni ha imposto le mani sul nostro Salvatore, che ha ricevuto lo Spirito senza misura (Gv 3,34). Elìa aprì il cielo e vi salì; Giovanni vide il cielo aperto e lo Spirito di Dio scendere e posarsi sul nostro Salvatore. Inviato da Dio alla comunità di Israele, Elìa si era scontrato con l’incredulità dei suoi contemporanei. Con una generazione incredula si scontra Giovanni Battista, le cui parole ardono di zelo e annunciano il giudizio discriminatore che separerà il grano dalla pula e brucerà questa «con un fuoco inestinguibile» (cfr. Mt 3,7-12). Il fuoco acceso sulla terra per mezzo di Elìa, Giovanni, e di tutti i profeti, era segno del vero fuoco che ora divampa con la venuta di Cristo. «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso» (Lc 12,49). Ma gli uomini che non hanno saputo riconoscere il segno, non sanno neppure riconoscere la realtà presente. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro (Mt 17,12). Cristo soffre a causa nostra, perché viene ogni giorno tra noi, i suoi, e non è riconosciuto. Ma, più forte della morte, il suo fuoco torna continuamente a divampare e ad assalirci da tutte le parti, finché non ci arrendiamo e anche noi – come Israele sul monte Carmelo – proclamiamo la nostra fede: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!» (1Re 18,39). Sono disposto oggi, con la preghiera e la penitenza, ad accogliere Elìa perché ristabilisca la Verità della mia vita? Ci sono sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? Ho paura di sognare grandi progetti di bene o mi lascio scoraggiare dalle difficoltà?

Preghiera

Padre, sorgente di luce e di calore, mandaci oggi la tua parola viva e fa’ che l’accogliamo senza paura d’esserne bruciati. Venga la tua parola, Signore, e, acceso nei nostri cuori il fuoco del tuo amore, ne saremo noi stessi portatori gli uni agli altri. Amen.

Agire

Il nostro cuore è pesante e indurito. Per ottenere da Dio la grazia della conversione ripetiamo oggi questa preghiera: “Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo”.

Meditazione del giorno a cura di padre Celeste Cerroni, M.S. (Missionari de La Salette), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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