"Amare in modo profondo e disinteressato"

Saluto di monsignor Dal Covolo al Convegno sulla Vita Consacrata 2012

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ROMA, martedì, 11 dicembre 2012 (ZENIT.org).- Riportiamo il saluto del Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, al Convegno sulla Vita Consacrata 2012, iniziato oggi presso l’Università Urbaniana a Roma sotto il titolo “Vita consacrata e Psicologia. Facciamo il punto”. Ad organizzare l’evento è l’Istituto di Teologia della Vita consacrata “Claretianum”, incorporato alla Lateranense.

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Ill.mo signor Preside,
Autorità religiose e accademiche,
Professori, Studenti, Amici tutti.

Di speciale, imprescindibile interesse è il contributo della psicologia per la comprensione della scelta vocazionale della vita consacrata.

Di notevole risonanza positiva è la prospettiva dello psicologo statunitense Gordon W. Allport, che ha approfondito i criteri di maturità e le caratteristiche dell’atteggiamento proattivo, che favoriscono la capacità di amare in modo profondo e disinteressato, la creatività e la responsabilità nel raggiungere gli obiettivi, la capacità di conoscersi e di accettarsi, la capacità di percepire la realtà in modo relativamente oggettivo, il tono emotivo caratterizzato dalla gioia, la fondamentale fiducia in sé e negli altri, la presenza di un progetto di vita e di un sistema di valori.

1. Numerose sono le ricerche sperimentali che nelle scelte vocazionali individuano la ricerca di sicurezza,  la ricerca di promozione sociale, la ricerca di protezione, la ricerca della perfezione per ridurre o evitare l’ansia che tormenta, la scarica sugli altri delle lamentele, la ricerca di una valorizzazione personale, la ricerca di un rifugio sicuro, la ricerca di vantaggi personali, di sicurezza data dalla struttura, di ripugnanza per l’altro sesso.

Addirittura, le ricerche hanno scoperto motivazioni strane nella realizzazione degli impegni specifici dei voti. Talvolta si parla perfino di relazioni possibili

tra povertà e necrofilia: si parla cioè della povertà intesa come rifiuto della vita e del piacere delle cose, come ordine senza creatività, come soddisfazione in ideali astratti;

tra castità e narcisismo: si parla cioè della castità, che degenera nello sfruttamento degli altri per sé, e nel rispetto degli altri per sentirsi superiori agli altri;

tra obbedienza e simbiosi: si parla, in quest’ultimo caso, dell’obbedienza intesa come evasione dalla libertà e dalla responsabilità, come paura della solitudine, come esigenza assoluta di eterocontrollo.

Anche l’affettività, settore particolarmente vivace e delicato nella vita consacrata, è stato evidenziato da molte ricerche come vissuto reattivo nel rapporto individuo-comunità, nel senso che in molti consacrati/e emergono sintomi di affettività reattiva: avere pochi amici, appartarsi sistematicamente nei momenti di incontri comunitari, parlare sempre con tono sommesso e monotono, misticismo immaturo (santità ostentata, scarso senso dell’umorismo, intolleranza verso gli altri, osservanza scrupolosa), sintomi psicosomatici (forti e frequenti emicranie, allergie misteriose, insonnia persistente, tendenza alla testardaggine e al sospetto, incapacità di rilassarsi…).

Talvolta alla base della scelta celibataria viene individuata un’affettività bloccata e, ancora una volta, reattiva, le cui radici affondano in carenze affettive infantili, che hanno strutturato un bisogno insaziabile di stima, di attenzione e di continue dimostrazioni di affetto. La stessa visione di Dio pone in evidenza il doverismo, e la sua identificazione con la legge e con la soddisfazione di un bisogno di sicurezza, con la conseguenza che il progetto specifico di vita consacrata non può essere veramente impegnato in senso cosciente, responsabile, aperto al futuro, perseverante. Tutto è, invece, in funzione della gratificazione dei bisogni e della tendenza a pensare e ad agire in base alle pressioni comunitarie di compiacenza o di identificazione passiva.

2. In una prospettiva completamente diversa, altre ricerche puntano a verificare la proattività nella vita consacrata, che favorisce la maturazione, ammette la presenza di energie e motivi superiori e trascendenti, testimonia la ricerca di valori in una società che non li apprezza con facilità. Essa richiede un equilibrio psichico ben integrato, che presti attenzione a doti e qualità originali e creative.

In tale prospettiva, la caratteristica tipica della motivazione è la sua modificazione nel tempo: il soggetto orienta tutto verso un nuovo genere di vita, che  pone al centro un sistema di valori; entra in un gruppo che accoglie la sua richiesta; è convinto che l’appartenenza al gruppo appagherà le sue aspirazioni più profonde.

Ci si accorge di questi atteggiamenti particolarmente significativi perché essi favoriscono l’allegria, l’entusiasmo, la gioia, gli adempimenti dei doveri di studio, di preghiera personale e comunitaria, la progressiva indipendenza dall’ambiente, la maturazione di convinzioni interiori, l’apertura al rischio di un futuro umanamente sempre incerto, la capacità di cogliere il bene come tale, l’impegno a raggiungere il bene con tutte le proprie potenzialità, la progressiva crescita verso i valori autentici dell’ideale religioso.

Conseguenze tipiche della presenza di queste motivazioni proattive sono la generosità nello sforzo, la gioia nell’allenarsi alla fedeltà ai valori, l’impegno creativo e costante nel purificare le motivazioni parziali, il senso di una sostanziale autorealizzazione, l’atteggiamento interiore di serenità e di sicurezza, il sano realismo, la capacità di instaurare relazioni interpersonali fruttuose, la capacità di distinguere l’ideale dalle concrete attualizzazioni in sé e negli altri, la capacità di affrontare lo scoraggiamento dinanzi ai fallimenti, la flessibilità e creatività nel gestire la propria vita, la capacità di distinguere l’essenziale dall’accidentale e provvisorio.

Per quanto riguarda la realizzazione degli impegni specifici dei voti, le ricerche nella visione proattiva evidenziano che la povertà, essendo amore alla vita, riconosce una profonda e maggiore libertà dinanzi ai beni materiali; la castità è una relazione umana che non intende sfruttare l’altro per avere il suo affetto, e favorisce invece la crescita e il bene degli altri; l’obbedienza manifesta in forma positivamente indipendente la libertà di scelta secondo i valori, la capacità di collaborazione, di ascolto e di ricerca della verità come processo di autoliberazione e di perfezionamento dell’autonomia.

Le caratteristiche generali della proattività nell’equilibrio affettivo sono l’adattamento creativo alla realtà, la capacità di superare il momento presente e di proiettarsi verso il futuro, la capacità di autonomia e di libertà da condizionamenti, la capacità di giudicare oggettivamente le proprie esperienze affettive, l’apertura e il dialogo con gli altri, l’accettazione dei momenti di difficoltà e degli atteggiamenti autocritici di ricerca della verità, il controllo dei sentimenti negativi riguardanti il passato, il potenziamento delle emozioni positive (amore, fiducia, ottimismo, pace, speranza…).

3. E’ molto interessante, infine, l’individuazione emersa dalle ricerche sulle scelte proattive della vita consacrata a proposito della comunità, che viene vissuta come luogo di fraternità, di reciprocità, di progresso, di sincerità, di empatia, di dialogo e di intimità. E lo stesso riguarda il lavoro apostolico, che viene svolto secondo modalità nuove: creatività, generatività, integrità ed efficacia apostolica.

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In conclusione, risulta valido il rapporto tra psicologia e vita consacrata; ma occorre essere consapevoli che alcuni orientamenti vedono le vocazioni religiose come reazioni a comportamenti e ricerca d
i soddisfazioni, mentre altri orientamenti  sottolineano l’atteggiamento religioso proattivo, evidenziando così il rapporto tra maturità umana o equilibrio psichico e maturità religiosa o santità, ritenendo l’equilibrio psichico e la salute mentale come condizioni ottimali, che favoriscono l’integrazione di emozione e ragione, la coerenza tra azioni e convinzioni, tra espressioni verbali e fedeltà agli impegni, e riconoscono Dio nella sua alterità, nel suo amore, nella sua amicizia e nel suo desiderio di assunzione di responsabilità e di crescita nella collaborazione.

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ZENIT Staff

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