Il Vangelo esige coerenza di vita dai sacerdoti

Parla il segretario della Congregazione per il Clero, monsignor Celso Morga

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di José Antonio Varela Vidal

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 10 dicembre 2012 (ZENIT.org) – In mezzo al turbinio delle sue molteplici attività, abbiamo incontrato monsignor Celso Morga Iruzubieta, segretario della Congregazione per il Clero, arcivescovo titolare di Alba Marittima.

Oltre al ruolo fondamentale svolto dal suo dicastero, abbiamo conversato con il presule sui cambiamenti in relazione ai seminari, così come sul presente e sul futuro del diaconato permanente, a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Monsignor Morga è stato molto chiaro sulle misure che il Santo Padre sta prendendo sulla fedeltà dei presbiteri e dei vescovi al ministero sacerdotale e sulle sfide del clero davanti alla nuova evangelizzazione.

Di cosa si sta occupando attualmente la sua Congregazione?

Monsignor Morga: Del lavoro ordinario, che non è poco. Inoltre, stiamo lavorando alla prossima pubblicazione aggiornata del Direttorio per il ministero e vita dei presbiteri, alla luce soprattutto della ricchissima dottrina e esperienza pastorale sul sacerdozio che il Santo Padre Benedetto XVI ci ha offerto durante questi anni di pontificato, in particolare durante l’Anno Sacerdotale.

Di recente avete ricevuto dal Santo Padre competenza o rettoria sui seminari in tutto il mondo: perché era importante farlo e quali cambiamenti si vedranno a medio termine?

Monsignor Morga: Era importante farlo poiché, secondo il Decreto Optatam totius, numerale 4, del Concilio Vaticano II, e il Codice di Diritto Canonico del 1983, i Seminari rientrano nell’ambito della “Formazione dei chierici”, che per essere vera ed efficace deve saldare la formazione permanente con la formazione seminaristica, proprio perché “la formazione permanente dei sacerdoti è una continuazione di quella del Seminario”, come afferma il beato Giovanni Paolo II nel numerale 71 della Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis, del 25 marzo 1992. Quando sarà effettiva questa competenza, si farà uno studio approfondito su quanto la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha fatto fino adesso per imparare e continuare nel solco di quanto di buono e positivo è stato fatto. La linea da seguire da parte di questa Congregazione sarà rafforzare l’intrinseco legame che esiste tra la formazione precedente l’ordinazione e quella successiva, evitando ogni sorta di discontinuità o perfino difformità tra queste due fasi formative, e la promozione delle vocazioni sacerdotali. 

Quasi un mese fa si è chiuso il Sinodo dei Vescovi, con grande entusiasmo per il futuro. Che tipo di prete sarà necessario per la nuova evangelizzazione?

Monsignor Morga: In questa nuova evangelizzazione che l’attuale situazione richiede, abbiamo bisogno di presbiteri con fede totale nel Vangelo, innamorati di Cristo, “romantici” per Cristo. Il presbitero può essere molto felice – e una recente statistica ha dimostrato che moltissimi sacerdoti lo sono – a condizione che sia autentico amico di Gesù, che lotti per accrescere ogni giorno quest’amicizia e intimità con Lui, che non soltanto lo rappresenti pubblicamente, ma che parli confidenzialmente con Lui; solo così sarà un seminatore di Vangelo, un uomo convinto della sua bellissima missione di “portare la buona notizia ai poveri e fasciare i cuori feriti”, come si legge in Isaia 61,1; portare agli uomini la luce della fede, liberandoli dalla povertà di verità, che è la vera tristezza e la vera povertà dell’uomo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a vari casi di infedeltà dei presbiteri in molti paesi: che aspetto dovrebbe essere preso in considerazione durante la formazione, per prevenire tali abusi in futuro?

Monsignor Morga: Non si possono fare esperimenti con la formazione sacerdotale. L’aspetto che segnalerei è che tutti i Seminari devono seguire le norme e i criteri stabiliti dalla Chiesa per la formazione sacerdotale. La Chiesa è esperta in umanità, soprattutto quando forma i suoi ministri; seguire queste norme, questi criteri, mettendo l’anima della propria vita autenticamente sacerdotale: ecco la vera saggezza evangelica del formatore di sacerdoti, senza voler inventarsi metodi educativi e pastorali che non siano avallati dalla comunione con la Chiesa universale e particolare.   

D’altra parte, sappiamo che il Papa ha messo in atto misure efficaci nei confronti di sacerdoti o vescovi che conducono una doppia vita, e questo tranquillizza molto la gente. Si continuerà in questa linea di promuovere la fedeltà al ministero?

Monsignor Morga: Sì. Il Vangelo esige coerenza di vita e il Santo Padre vuole e ha manifestato ripetutamente questa santità di vita soprattutto nei ministri sacri. Va di mezzo la credibilità del messaggio evangelico e la stessa identità del presbitero come “pastore che dà la vita per il gregge” (Gv 10). La Congregazione per il Clero si sforza con tutti i mezzi a sua disposizione per portare nella vita concreta dei presbiteri e dei diaconi questa volontà del Santo Padre.

Ci sono paesi in cui si è deciso di chiudere parrocchie per mancanza di personale o per la scarsa partecipazione dei fedeli, o semplicemente per non esporre il clero ai reclami. Quindi, si dovrebbero lasciare vuoti gli spazi dove un tempo si era presenti?

Monsignor Morga: Purtroppo in alcuni paesi di grande tradizione cristiana è successo che si sia dovuto sopprimere o modificare parrocchie o finanche chiudere i templi per mancanza di fedeli o di sacerdoti. È un segno evidente della necessità della nuova evangelizzazione. La Congregazione per il Clero si sforza di studiare con diligente cura se la decisione presa dal Vescovo ha seguito le norme stabilite dalla legislazione canonica e risponde a gravi ragioni, soprattutto quando la decisione verte su una chiesa che non potrà essere più adibita al culto divino.

C’è una figura importante nella Chiesa, che è il diaconato permanente, e che è stata ripresa nella tradizione della Chiesa dal Concilio Vaticano II. 50 anni dopo questo evento, quale è la valutazione della vostra Congregazione sui pro e contro di questo ministero ordinato?

Monsignor Morga: Proprio a proposito del 50° del Concilio Vaticano II, la Congregazione per il Clero ha promosso un’inchiesta in atto nei territori di sua competenza sul diaconato permanente. Valuteremo durante quest’anno le risposte dei Vescovi per poter prendere le misure migliori nella formazione e nel ministero dei diaconi permanenti. Alla luce dell’esperienza del Dicastero, posso dire che quando la formazione e le ordinazioni si fanno seguendo le indicazioni stabilite dalla Chiesa il risultato è positivo. Altra cosa è quando entrano in gioco altre motivazioni di tipo ideologico che non sono buone consigliere per prendere decisioni in questo campo.

Abbiamo già un nuovo Dottore della Chiesa universale, che è San Giovanni d’Ávila, patrono del clero spagnolo. Qual è il suo messaggio centrale per i presbiteri di oggi?

Monsignor Morga: San Giovanni d’Ávila è il sacerdote che intendevo descrivere prima: follemente innamorato di Cristo, con fede totale nel Vangelo e quindi trascinatore, pieno di iniziative e zelo apostolico. Un sacerdote del Concilio e post-concilio di Trento che ben può essere modello per il sacerdote del Concilio e post-concilio Vaticano II. 

Infine, la nostra agenzia ZENIT compie 15 anni: ci può dare un messaggio per i nostri lettori?

Monsignor Morga: Auguri! Vorrei dare un messaggio di amore alla Chiesa e di servizio alla nuova evangelizzazione attraverso la comunicazione sociale, sempre con amore autentico per la verità nell’informazione e con fiducia e speranza nell’uomo redento da Cristo, chiamato alla dignità di figlio di Dio ed erede della gioia eterna.

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ZENIT Staff

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