Musica e satanismo: una trappola da conoscere

Alcuni ragazzi si lasciano ingannare da mode pericolose che conducono al nichilismo e alla violenza. Come aiutarli?

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di Carlo Climati

ROMA, venerdì, 7 dicembre 2012 (ZENIT.org) – La musica è un grande dono di Dio. È triste, però, vedere come, in certi casi, possa essere strumentalizzata ed utilizzata per comunicare cattivi messaggi.

Terribili fatti di cronaca accaduti negli ultimi anni hanno richiamato l’attenzione su un triste fenomeno: il satanismo giovanile. Agli inizi del terzo millennio alcuni ragazzi si dichiarano affascinati dal culto del diavolo ed arrivano al punto di compiere tremendi atti di violenza. Perché accade questo?

Certi episodi che hanno riempito le pagine dei giornali sono talmente inquietanti e sanguinari da lasciare senza parole. Sembra quasi impossibile riuscire a trovare una spiegazione logica di fronte a tanta ferocia. Eppure, se ci pensiamo bene, questa società dominata da mezzi di comunicazione spesso irresponsabili non fa altro che raccogliere ciò che ha seminato.

Pensiamo a certe derive presenti nel rock. Naturalmente non tutta la musica rock si può considerare diabolica. Affermare questo sarebbe una superficiale esagerazione. Ma non si può negare che esistano dischi satanici, caratterizzati da suoni oscuri e testi aggressivi. Le copertine raffigurano, in genere, croci rovesciate o immagini blasfeme.

I cantanti che appartengono a questo filone sono venerati come veri e propri idoli. Tanti ragazzi sono soliti scrivere sui propri diari i testi delle loro canzoni, assimilandone i contenuti.

Del resto, la musica si può considerare un immenso “spot pubblicitario”, capace di raggiungere il cuore di milioni di persone. I suoi messaggi sono in grado di influenzare le mode, i pensieri, i comportamenti delle nuove generazioni.

Attraverso certe canzoni, i ragazzi hanno la possibilità di avvicinarsi ad argomenti nuovi. Ed è proprio quello che sta accadendo, negli ultimi anni, con il satanismo, che sembra essere diventato un ottimo affare per il mercato discografico.

Con la complicità del disagio giovanile, un certo tipo di musica finisce per trasformarsi in un efficacissimo “ponte” tra gli adolescenti e il culto del demonio. Pur di fare soldi, c’è chi non esita a lanciare messaggi devastanti e diseducativi, che trovano terreno fertile nella solitudine di ragazzi fragili, spesso alle prese con problemi di incomunicabilità e situazioni familiari difficili.

Tutto comincia, in genere, con l’acquisto del compact disc di un qualsiasi cantante satanico. Il giovane, in un primo tempo, si limita ad appassionarsi semplicemente alla sua musica, Ma poi, sente il bisogno di saperne di più. Il secondo passo è la conoscenza dei testi delle canzoni e il conseguente approccio con una filosofia di vita nichilista, priva di valori e regole morali.

Il terzo stadio è la ricerca su internet, dove è possibile approfondire certi argomenti e conoscere più a fondo il tema del satanismo.

Alcuni anni fa, in California, tre ragazzi (di quindici, sedici e diciassette anni) hanno violentato, torturato ed ucciso una quindicenne in un bosco, come sacrificio per il diavolo. I tre giovani avevano formato un complesso rock ed erano convinti che questo rito sanguinario avrebbe migliorato le loro capacità musicali.

Purtroppo non sono stati i soli a subire la triste influenza del satanismo. La lista degli episodi di violenza giovanile, purtroppo, potrebbe continuare a lungo.

Ma che cosa si può fare, concretamente, per combattere questo fenomeno? Prima di tutto, ci vorrebbe un maggiore senso di responsabilità da parte dei cantanti. Con certi argomenti “a rischio”, come il satanismo, sarebbe meglio imparare a non scherzare.  

Inoltre è necessario abituare i giovani a sviluppare maggiormente il loro senso critico e a non bere passivamente tutti i messaggi che ricevono dalle star del rock.

Prima di acquistare un compact disc, può essere utile informarsi sul tipo di ideologia che c’è dietro ed iniziare a rifiutare chi invita apertamente al satanismo e alla violenza. In questo modo, sarà possibile “educare” e correggere con forza un mercato discografico spesso cinico ed interessato soltanto al dio denaro.

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ZENIT Staff

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