"L'Ave Maria o viene dalla mano della Vergine o non viene"

Intervista con il giovane compositore e diacono spagnolo Sergio Moreno

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ROMA, venerdì, 7 dicembre 2012 (ZENIT.org) – In occasione della tradizionale cerimonia in Piazza di Spagna, dove domani papa Benedetto XVI renderà un omaggio floreale alla statua dell’Immacolata, si svolgerà dopo l’evento un concerto nell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.

Il programma comprende l’Ave Maria del compositore spagnolo Tomás Luis de Victoria, il Canon di Pachelbel e tre opere di Mozart: Regina CoeliTu Virginum Corona e l’Alleluia. Il concerto prosegue con l’Ave Maria del giovane compositore spagnolo Sergio Moreno e si conclude con il brano De Villaviciosa Vienen di un altro compositore spagnolo, Balius y Villa.

L’Ave Maria per corale ed orchestra di Sergio Moreno sarà eseguita dalla Schola Cantorum di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, diretto da Osvaldo Guidotti.

Per l’occasione, ZENIT ha intervistato Sergio Moreno, 38 anni, una figura imponente, con una folta barba che nasconde la sua naturale affabilità. Sin dall’infanzia si è dedicato alla musica e al conservatorio ha ottenuto ottimi risultati in composizione. Sergio Moreno ha conseguito una laurea in Filologia anglo-germanica presso l’Università di Cadice e sta attualmente concludendo un corso presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Moreno è diacono e verrà ordinato sacerdote il 22 dicembre prossimo in Spagna.

Come è nata quest’Ave Maria?

Sergio Moreno: È nata un giorno, dopo le prove della corale della Basilica Minore di Santa María de Arcos de la Frontera, arrivando a casa mia, mi è venuta una melodia che mi è piaciuta, mi sono messo al pianoforte e ho cominciato.

Cioè così, dal nulla?

Sergio Moreno: La chiamo ispirazione. E il giorno successivo mi è venuto un altro pezzo che è ancora più importante, che io chiamo la “parte sublime”. E quest’Ave Maria finisce con un amen molto alto. Scritta in re minore ci ricorda tante opere, una tonalità accattivante. E finisce in re maggiore che trasmette il senso della vita. Cioè, inizia in una tonalità melancolica e finisce con la gioia della gloria della risurrezione.

E dopo aver concluso la melodia?

Sergio Moreno: Ho lavorato due anni con il maestro Ángel Hortas, direttore della Cappella musicale della cattedrale di Jerez de la Frontera, per armonizzarla con voci e strumenti.

Un’Ave Maria è sempre una cosa esigente?

Sergio Moreno: L’Ave Maria o viene dalla mano della Vergine o non viene. Hanno sempre qualcosa di speciale. Ho trovato ispirazione attraverso il rosario. Questa musica non inizia come tutte le Ave Maria ma con Ave Maria, ora pro nobis, e in cui i violini giocano un ruolo importante.

Come mai Le hanno proposto di eseguirla l’8 dicembre?

Sergio Moreno: L’ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede mi ha sentito cantare la proclamazione del Vangelo e tutto è nato lì. L’anno scorso abbiamo mandato al Papa una registrazione audio di questa Ave Maria e il Santo Padre ha ringraziato con una lettera.

Lei ha studiato pianoforte e composizione: cosa è fondamentale nella musica sacra?

Sergio Moreno: Si può comporre senza credere, ma per trasmettere, per raggiungere, serve l’esperienza della preghiera e del rosario. Ci sono molti compositori con buone intenzioni, ma non basta. Affinché ci sia sacralità è necessaria l’esperienza della persona. Questa è la chiave. Ci sono grandi compositori che hanno scritto belle melodie sacre, ma non sono riusciti ad approdare a nulla.

Può dipendere anche dagli strumenti?

Sergio Moreno: Non necessariamente dagli strumenti. La melodia è la chiave, perché, come dice il proverbio “la scimmia anche se veste di seta rimane ancora una scimmia”. Se la melodia non è accattivante il resto è vuoto.

Parlando degli strumenti?

Sergio Moreno: L’organo è lo strumento chiave per la liturgia e la musica deve stare a servizio di essa; l’attuale Papa l’ha difeso molto bene con un motu proprio. Nel frattempo, però, noto che oggi ci sono meno organisti.

E per quanto riguarda la chitarra?

Sergio Moreno: È casuale, ma ho la stessa posizione di due grandi: Ennio Morricone e Riccardo Muti che hanno detto che il suo ingresso è stata la fine dell’organo. Si possono anche suonare le chitarre, se la canzone è a servizio della liturgia e quando chi suona vive la liturgia e la trasmette. Bisogna vivere ciò che si celebra. Ma la chitarra è un fatto circostanziale.

Come incentivare la buona musica?

Sergio Moreno: La musica è molto importante, non solo nelle parrocchie. Non è facile avere un coro e ancora di più con corali. Costano molto, ci vuole perseveranza, si soffre molto e si dipende dalle occupazioni delle persone. L’organista che suona e che non è credente può servire per intrattenere, ma non trasmette nulla se non vive questo.

Quindi?

Sergio Moreno: È molto importante che il parroco promuova, sostenga, perché se il parroco non accompagna – lo so per esperienza personale – la cosa non funziona. È necessario che si impegni per mandare avanti il coro e che faccia sentire che non è un “surplus”. E non basta armonizzare, la musica deve coincidere con la liturgia. In seminario abbiamo imparato molto riguarda l’importanza della musica al servizio della liturgia.

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ZENIT Staff

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