Yoga e cristianesimo: oltre le apparenze

Il nuovo saggio di Max Sculley mette in guardia dalle insidie di alcune discipline orientali

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di padre John Flynn LC

ROMA, lunedì, 3 dicembre 2012 (ZENIT.org) – La popolarità dello yoga e di altre filosofie orientali e metodi di meditazione è enormemente cresciuta negli ultimi anni. Permane, tuttavia, l’interrogativo su fino a che punto queste pratiche siano compatibili con il cristianesimo.

L’ultimo contributo al dibattito su questo tema è un libro pubblicato da un religioso lasalliano australiano, Max Sculley, intitolato Yoga, Tai Chi, Reiki: A Guide for Christians (Connor Court Publishing).

Queste tecniche sono ampiamente raccomandate come utili per il fitness e per il relax e, a prima vista, pochi avrebbero elementi per giudicarle male, afferma monsignor Julian Porteous, vescovo ausiliario di Sydney, nella prefazione al saggio.

Tuttavia, ammonisce il presule, “il mondo in cui viene introdotto il neofita è avverso alla fede cristiana”.

Se da un lato le pratiche in questione, ad un approccio superficiale, promettono di essere benefiche, in realtà esse sono “un cavallo di Troia a causa della loro dannosa infiltrazione spirituale”.

Fratello Sculley spiega che uno dei principali problemi sta nella promozione di stati di coscienza alterati. Si tratta di una pratica designata a portare le persone a sperimentare un senso di unità con il cosmo e il divino e stimola un sentimento di beatitudine. Assieme a ciò, tuttavia, porta con sé pericoli che vanno dall’instabilità mentale all’influenza demoniaca.

Molti cristiani che praticano yoga, tai chi e simili discipline, lo fanno senza alcun desiderio di abbracciare la filosofia ispiratrice o le credenze spirituali, tuttavia, commenta l’autore, le tecniche di alterazione della mente provocano seri rischi spirituali.

Nella sezione sullo yoga, Sculley spiega che è esso inestricabilmente connesso con i principi religiosi dell’induismo, che è in contraddizione con il Cristianesimo in vari punti fondamentali.

Karma

Il panteismo, la dottrina della reincarnazione e l’idea che questa vita mortale non valga la pena di essere vissuta sono solo alcuni degli aspetti anti-cristiani dello yoga. Il Karma, aggiunge fratello Sculley, è un concetto assolutamente anti-cristiano, dal momento che include il concetto di una severa giustizia basata su un dio impersonale, senza alcuno spazio per il perdono o la pietà.

“Ciò è in totale contrasto con il Cristianesimo nel quale Gesù Cristo, attraverso la sua sofferenza, morte e resurrezione, ha espiato per i nostri peccati”, commenta l’autore.

Inoltre, il principio dello yoga, secondo cui l’unica realtà possibile è l’essenza divina in tutte le cose create e che qualunque cosa sia visibile è solo un miraggio passeggero, è in netto contrasto con il principio cristiano di un cosmo creato da Dio.

Fratello Sculley cita uno dei più noti esegeti dello yoga, Deepak Chopra, secondo il quale la pratica regolare di questa disciplina orientale può portare ad un cambiamento nella mente e nelle emozioni.

Riguardo al tai chi, l’autore afferma che si tratta di una disciplina troppo spesso considerata come un semplice mezzo di riduzione dello stress o di conseguimento di una buona salute. In comune con ciò che anima lo yoga, comunque, esso include gli stati di coscienza alterata e l’illusione di poter diventare divini.

Gli istruttori di tai chi, spiega Sculley, affermano che è basato sulla filosofia del taoismo e non sulla religione. Ciò che non è spiegato, aggiunge lo studioso, è che la filosofia taoista è essa stessa un sistema di principi religiosi che sono in conflitto con i principi del Cristianesimo.

Il chi è presentato come una sorta di forza vitale ma, secondo la filosofia che lo anima tutte le cose create sono manifestazioni divine del chi e lo scopo ultimo del tai chi è permettere a chi lo pratica di diventare divino.

Fratello Sculley aggiunge che il Taoismo cerca di spiegare tutta la realtà in termini di Ying e Yang. Ciò significa che non vi sono assoluti morali, tutto  è relativo e le definizioni cristiane di bene e male non trovano posto.

“Anche se qualcuno cerca di prendere le distanze dalla filosofia chi, le tecniche incluse in questa meditazione in movimento sono tali da alterare in modo significativo lo stato di coscienza di chi ne fa pratica”, afferma l’autore.

Alcuni cristiani, ammette Sculley, non accettano la filosofia ispiratrice né qualsiasi altra tecnica di alterazione della mente. “Qualunque maestro di tai chi deplorerebbe una versione così impoverita dell’arte”, che non sarebbe tai chi ma una sorta di ginnastica ritmica.

Guarigione

Il Reiki è un’altra diffusa pratica, presentata come tecnica guaritrice. Il vocabolo si compone di due parole giapponesi che letteralmente significano “energia divina universale”.

Esso comprende una credenza panteistica e l’affermazione che tutti gli umani hanno la capacità di diventare divini. Inoltre, il Reiki sostiene la reincarnazione e il concetto di divinità suprema, concetto profondamente diverso dalla fede cristiana.

La guarigione cristiana, spiega Fratello Sculley, ha luogo in una atmosfera di fede nel potere guaritore di Cristo ed è accompagnata dalla confessione dei peccati. Nel Reiki non è richiesta alcuna fede e il peccato e il male non esistono.

Non per nulla, aggiunge lo studioso, nel 2009 la Conferenza Episcopale degli USA ha pubblicato un documento in cui si spiega che la guarigione Reiki non ha nulla di cristiano e contiene gli elementi di un’altra religione.

Il libro di Fratello Sculley stimola una profonda riflessione su cosa vi sia dietro a pratiche che sono ampiamente accettate da molti cristiani, inconsapevoli di ciò che rappresentano.

[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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