ROMA, domenica, 2 dicembre 2012 (ZENIT.org).- La democrazia, come concezione politico-sociale e come ideale etico, si fonda sul riconoscimento dei diritti inviolabili di ognuno, indipendentemente da qualsiasi giudizio circa le sue condizioni esistenziali.
Il che corrisponde all’impianto, di straordinario rilievo, definito dagli articoli 2 e 3 della Carta costituzionale, i quali fondano su tale affermazione il principio di uguaglianza, sollecitando all’assunzione dei doveri necessari perché in ogni contesto di vita il rispetto della dignità umana non sia soltanto dichiarato, ma anche concretamente perseguito.
La titolarità dei diritti umani dipende esclusivamente, pertanto, dall’esistenza in vita di ciascun individuo. E la tutela della vita costituisce il presidio del mutuo riconoscimento degli esseri umani come uguali nei loro diritti.
“Un’autentica democrazia non è solo il risultato di un rispetto formale di regole, ma è il frutto della convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche: la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti dell’uomo, l’assunzione del bene comune come fine e criterio regolativo della vita politica”.[1]
Fondamento della democrazia è, dunque, la rilevanza per l’intero corpo sociale – in pari dignità, diritti e doveri – di ciascun individuo umano, con particolare attenzione per la tutela di coloro che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità, come, per esempio, nello stato di malattia o di diversa abilità.
In altre parole, fondamento della democrazia è la premura verso la realtà esistenziale di ogni essere umano, la quale presuppone il rispetto del diritto alla vita: da assistere (ad-sistere), secondo le potenzialità che ci offre la scienza, nella relazione di cura.
“Ogni giorno ci viene incontro la vita con la sua carica di novità e di sfide, di luci e di ombre. Essa chiede a qualunque età di essere guardata, compresa, accolta con responsabilità. Possiamo dire che educare significa aprire alla vita: vuol dire incontrarla e dialogare con lei”. [2]
La scienza biomedica ci permette di acquisire verità oggettive circa la salute di un dato individuo e di operare per la sua salvaguardia. E’ una ben nobile disciplina, finalizzata a comprendere razionalmente le dinamiche fisiopsichiche della vita umana e a promuovere il benessere di ogni essere umano. Tuttavia l’esaltazione della scienza come forma esclusiva di approccio alla realtà umana ne compromette la fecondità, presentandola come unica modalità interpretativa della vita.
Nell’ambito dell’assistenza sanitaria il supporto delle scienze biomediche e delle biotecnologie è ovviamente indispensabile. Basti considerare gli evidenti e costanti sviluppi che ha prodotto nel campo della diagnostica e della terapia. Ma ciò non basta. E’ necessario che a quel supporto si affianchi il ricorso alla cura, vale a dire al prendersi cura di un essere umano che, nella vulnerabilità propria di uno stato di malattia, manifesta il bisogno di essere aiutato.
Non tutte le malattie sono guaribili, eppure ogni persona malata o in condizioni di grave fragilità è curabile. Nell’assistenza, nel prendersi cura dell’altro, si misura il senso di solidarietà fondato sulla percezione del medesimo almeno come amico morale, la cui vita e il cui ben-essere sono da tutelare e perseguire quali valori imprescindibili. In un tale contesto relazionale di aiuto e di cura ogni persona trova il compimento della dialogicità costitutiva dell’umano: essere con e per gli altri.
Nella relazione di cura, la scienza si coniuga con la cura, l’arte tecnica con l’arte morale, lo scopo con il senso, la libertà con la responsabilità. Responsabilità è appunto farsi carico (rem ponderare) dei bisogni dell’uomo segnato dalla malattia, dalla sofferenza, spesso dalla solitudine e dall’abbandono; significa dare una risposta (respondere) a chi interpella per essere assistito, curato e possibilmente guarito.
Declinare secondo scienza e cura la vita significa educare alla democrazia, allo sviluppo della persona nella sua totalità.
Roma, 25 marzo 2011
—
* Perché questo Manifesto? Un contributo al dibattito pubblico per favorire un supplemento di riflessione, ad intra e ad extra, all’interno dell’Associazione Scienza & Vita e non solo. Un ausilio – particolarmente attento alle argomentazioni bioetiche, biogiuridiche, biopolitiche o biolegislative – volto a riaffermare e riconoscere nel sociale la centralità di ogni essere umano, il rispetto della sua intrinseca dignità indipendentemente da qualsiasi giudizio circa le sue condizioni esistenziali. Questo il senso e lo scopo di “Scienza e cura della vita: educazione alla democrazia”, manifesto fondativo e tematico dell’Associazione per i prossimi mesi, elaborato grazie alla proficua partecipazione e collaborazione delle Associazioni locali e del lavoro del Consiglio Esecutivo nazionale. Dall’individuazione delle parole chiave e dalla loro declinazione nascono i percorsi di formazione e informazione che ci accompagneranno nei prossimi mesi e su cui rifletteremo insieme secondo le peculiarità e gli strumenti di Scienza & Vita.
Lucio Romano – Presidente nazionale Associazione Scienza & Vita
(Per consultare la newsletter di Scienza & Vita, si può cliccare sul seguente link: http://www.scienzaevita.org/materiale/Newsletter61.pdf)
*
NOTE
1 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 2004, p. 222 (n. 407).
2 A. Bagnasco, Educare. Dialogo con la vita, San Paolo, 2011.