Suora congolese, modello di fortezza e purità

Si celebre oggi la memoria liturgica della Beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta, vergine e martire

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di padre José Antonio Pérez, ssp*

ROMA, sabato 1 dicembre 2012 (ZENIT.org) – La causa di beatificazione e canonizzazione di Anuarite Nengapeta è da sempre legata alla Famiglia Paolina, dato che l’Episcopato congolese nominò a suo tempo come postulatore don Rosario Esposito, confermato anche dalla Congregazione delle Cause dei Santi. Alla morte del caro sacerdote paolino la causa rimase alla postulazione della Famiglia Paolina. Potremmo dire, quindi, che la beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta è “paolina di adozione”.

Nella sua memoria liturgica di oggi offriamo alcuni cenni della sua vita di virtù.

Anuarite Nengapeta viene alla luce il 29 dicembre 1939 nella periferia di Wamba (Congo), in una famiglia pagana. In seguito viene battezzata nella Chiesa cattolica insieme alla madre e due sorelle. Nella circostanza chiede di assumere il nome di Alfonsina. Entra nella congregazione belga delle Suore della Sacra Famiglia in giovane età, emette la prima professione religiosa nel 1959 e prende il nome di Maria Clementina. 

Religiosa trasparente, piena di serenità e di gioia, anche nelle difficoltà, esegue tutto con diligenza e amore. Tre sono gli ideali che coltiva nella sua vita: l’obbedienza, l’umiltà, la preghiera. Desiderando di “non piacere che a Gesù solo” prega molto e con intensità. Nei momenti più difficili scrive: “Signore, eccomi, spiritualmente malata. Sono venuta qui a cercare il rimedio per guarire… Non hai forse versato per me il tuo sangue? E anche per gli uomini neri? Rispondimi… Gesù, concedimi la grazia di morire, anche sull’istante, piuttosto che abbandonarti”.

A fine novembre del 1964, nel corso della confusa e sanguinosa lotta congolese per l’indipendenza dai colonizzatori europei, viene presa dai ribelli Simba con altre consorelle e trasportata su di un camion a Isiro, dove nella notte del 1º dicembre viene barbaramente uccisa dopo selvaggi maltrattamenti, per avere energicamente rifiutato di acconsentire alle malvagie richieste del capitano Olombe. 

Maria Clementina aveva 25 anni. Ascoltando i testimoni sulle ultime ore della martire, impressiona il senso corale e comunitario del suo martirio.  Dapprima fu Clementina a chiedere e a ricevere l’appoggio delle consorelle: “Sorelle care, bisogna pregare molto. Il nostro spirito è pronto, ma la nostra carne è debole. Per quanto mi riguarda, non rimarrò con voi fino a domani… Sorelle, credo veramente che morirò stanotte”.

Arrivarono, infatti, le sollecitazioni perverse di Olombe, al quale Anuarite disse: “Preferisco morire piuttosto che commettere peccato”, cui seguì repentinamente l’azione assassina: egli prese il fucile di un ribelle e cominciò a colpire le religiose col calcio del fucile, accanendosi su Anuarite.

Questa, pur con la testa tutta tumefatta, rimase ancora in ginocchio e mentre Olombe insisteva a colpirla, diceva: Ndiyo nilivyotaka. Ndiyo nilivyotaka (Così ho voluto). Prima di cadere per terra, come Gesù sulla croce, perdonò il suo uccisore con queste parole: “Io ti perdono, perché tu non sai quello che fai”. 

Morta Clementina, furono le consorelle a resistere vittoriosamente ai persecutori, confortate e fortificate dalla sua testimonianza. Infatti, al sorgere del sole, quando i Simba si accorsero che ogni loro sforzo era stato vano, dissero: “Non abbiamo mai visto delle donne con un cuore duro come il vostro. Sono streghe, non vogliamo più vederle qui a Isiro”. Maria Clementina fu beatificata a Kinshasa da Giovanni Paolo II, il 15 agosto 1985.

È passato quasi mezzo secolo dal martirio di Maria Clementina, ma la situazione socio-politica è cambiata di poco. Nel Nord-est del Paese, al confine tra Congo-Ruanda e Uganda le  persone non sanno cosa sia la pace. Nonostante che nella città di Goma e nelle zone circostanti ci sia il maggior numero dei soldati delle Nazioni Unite, tuttavia, decine di persone vengono uccise ogni giorno, anche le donne e i bambini.

Le scuole vengono trasformate in caserme, mancano i mezzi essenziali per condurre una vita normale e la paura fa passare tante notti insonni alle famiglie costrette a fuggire per settimane alla ricerca di un riparo sicuro e dignitoso.

Alcuni suoi pensieri: “All’ora della meditazione bisogna essere felici: è il tempo del riposo e del trattenimento col  Signore, proprio come due fidanzati che conversano insieme senza fare caso allo sforzo o alla fatica che fanno… E noi che siamo consacrate, bisogna che pensiamo allo Sposo delle nostre anime, molto più sovente”.

“Non inquietarsi di nulla. Sapere in  primo luogo che cosa Dio vuole da me, quando mi comanda qualcosa. Se cerco la mia gioia al di fuori di Gesù solamente, sappi chiaramente, anima mia, che mai potrai trovare consolazione. Gesù, dammi uno spirito di preghiera e di fedeltà, affinché possa osservare le mie regole. Dammi la forza perché non confidi in me stessa col dire: non c’è pericolo. Vergine prudente, che io sia prudente!”. 

La memoria della vergine e martire, molto conosciuta e pregata in Congo, è occasione opportuna per pregare per la Chiesa e per il popolo di questo paese africano, in particolare per le comunità paoline e le loro attività apostoliche.

*Postulatore generale della Famiglia Paolina

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ZENIT Staff

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