di Eugenio Fizzotti
ROMA, lunedì, 16 luglio 2012 (ZENIT.org).- Eletto alla Chiesa titolare di Monreale il 18 ottobre 2002 e ordinato vescovo il 14 dicembre 2002, Mons. Cataldo Naro che, membro della Conferenza Episcopale Siciliana, fu presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni sociali e vice-presidente del Comitato nazionale per l’organizzazione del Convegno della Chiesa Italiana a Verona nel 2006, morì a 55 anni il 29 settembre 2006 nella festività liturgica dei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Invitato a intervenire il 28 ottobre 2011 a un convegno svoltosi al Centro Cammarata di San Cataldo (Caltanissetta), finalizzato a presentare il libro Sorpreso dal signore. Linee spirituali emergenti dalla vicenda e dagli scritti di Cataldo Naro, curato da Don Massimo Naro, fratello di Mons. Cataldo, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone tenne un apprezzatissimo e preziosissimo intervento nel corso del quale, ricordando l’amabile persona, l’intelligente attività scientifica, l’incessante impegno culturale e l’appassionata azione pastorale di Mons. Cataldo Naro, prese in considerazione la sua spiritualità, individuandone la specificità e la singolarità, consapevole che nel corso della sua esistenza aveva uniti con robusta consapevolezza e straordinaria visione esistenziale della vita i suoi ruoli di credente, di docente, di scrittore, di educatore e di pastore di anime.
Approfondendo la tematica affrontata nel corso del convegno Mons. Bertolone ha pubblicato recentemente uno straordinario volume dal titolo Cataldo Naro: un pastore abitato dal Signore. Il Vangelo dispiegato in Sicilia (Edizioni Paoline, Milano, 2012) nel quale, dopo aver dichiarato che Mons. Naro «aveva il vivo desiderio di testimoniare al mondo la necessità di essere autentici discepoli di quel Cristo che per primo posa lo sguardo misericordioso sulla sua creatura, chiamando ciascuno a vivere in intima amicizia con Lui» (p. 22), comunica, facendo riferimento a uno dei tanti testi pubblicati, che per il vescovo defunto «la “spiritualità” potrebbe comprendersi come tutto ciò che riguarda la dimensione spirituale dell’uomo, cioè la sua capacità di sottrarsi al limite dei bisogni materiali immediati e di vivere un’esperienza interiore nella sfera del pensiero, dell’effettività, della decisione morale» (p. 29).
Di particolare interesse è per Mons. Bertolone il fatto che per Mons. Naro occorreva ricostruire la matrice ecclesiocentrica della spiritualità, soprattutto perché «la Chiesa è la tenda della presenza del Signore nell’oggi della storia, grazie alla quale è possibile all’uomo incontrarsi con Cristo, per entrare liberamente nel circuito della fede che immette nella comunione divina» (p. 44) e «purtroppo molti cristiani, non avendo maturato appieno la loro appartenenza ecclesiale, si precludono la possibilità di fare esperienza di Dio e, dunque, di essere, con la coerenza della loro vita, esempi attraenti di vita spirituale per gli altri» (p. 48).
Di forte attualità è anche il richiamo che Mons. Bertolone fa alla dimensione missionaria che, alimentando atteggiamenti di collaborazione e di solidarietà, venne richiamata da Mons. Naro nel corso dell’Omelia tenuta un anno nella Domenica dopo l’Epifania sottolineando «l’intimo rapporto tra la nostra assunzione a figli di Dio e la nostra partecipazione alla missione redentrice del Figlio» (p. 62, nota 3) e richiamando il compito affidato dal Cristo di mettersi in gioco, di contraccambiare l’amore, di non concentrarsi nel «soddisfacimento del proprio egoismo sia sul piano dell’affermazione di sé che su quello della ricerca del piacere sensibile che conduce alla rovina dell’uomo e del suo rapporto con gli altri» (p. 70).
E nel capitolo Mai soli, che riporta il titolo di un libro di Mons. Naro, di cui però non viene indicato l’anno di pubblicazione né l’editore, Mons. Bertolone commenta che alla luce dell’itinerario di orientamenti spirituali che caratterizzano la sensibilità spirituale di mons. Naro è bene «sottolineare il suo ottimismo, per il quale il processo di santificazione o divinizzazione dell’uomo è un cammino comunitario. Nessuno può pensare di poter compiere tutto ciò da solo, perché tutti necessitano del sostegno della Chiesa, che in se stessa è comunione. La Chiesa pellegrina e quella celeste sono chiamate a sostenere il cammino del singolo discepolo» (p. 73).
Tutto l’insieme del testo di Mons. Bertolone, dunque, fornisce una visione quanto mai significativa e apprezzabile dell’esperienza culturale e pastorale di Mons. Naro, il cui itinerario è passato ed è bene imitarlo «dalla devozione alla vocazione, dall’ammirare i santi nell’eroicità delle loro virtù e nell’ardore dell’estasi mistica – e dal chiedere la loro intercessione per i nostri bisogni – al vederli come figure riuscite ed esemplari di una vocazione dal vivo e consapevole rapporto con il Signore risorto, che è di tutti i cristiani» (p. 83).