Corroborare la fede per non cadere vittima della tentazione egoistica

Esortazione di Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, al termine della processione del patrono San Vitaliano

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di Eugenio Fizzotti

ROMA, martedì 17 luglio 2012 (ZENIT.org).- Terminata la Novena, durante la quale ogni giorno, invitati dal vescovo Mons. Vincenzo Bertolone, i sacerdoti delle singole foranie dell’Archidiocesi di Catanzaro-Squillace hanno concelebrato nella Cattedrale di Catanzaro la S. Messa presieduta dal rispettivo Vicario foraneo, ha avuto luogo ieri, 16 luglio 2012, la processione con la statua di S. Vitaliano, patrono della città e autentico testimone di uno stile di vita caratterizzato non solo dalla fede operosa e santa ma da atteggiamenti concreti a servizio dell’unità comunionale della Chiesa come straordinaria famiglia di Dio.

Presieduta da Mons. Vincenzo Bertolone, con la partecipazione di migliaia di fedeli, di autorità politiche e di numerosissimi sacerdoti dell’Archidiocesi, la processione ha testimoniato per le vie della città di Catanzaro l’impegno consapevole di essere membri attivi della Chiesa pellegrina con il compito di condividere il Vangelo della vita con ogni uomo. E nei vari spunti di riflessione offerti dagli animatori è emerso in modo molto chiaro che il patrono della città è per ogni credente un compagno esistenziale che, sostenendo e guidando i propri passi, favorisce il conseguimento della meta evangelizzatrice e della partecipazione a fare della città un luogo esistenziale di accoglienza e di solidarietà.

Proprio in tale prospettiva si è inserita l’esortazione che Mons. Bertolone ha rivolto a tutti i partecipanti al termine della processione. Infatti, dopo aver dichiarato che «i santi patroni, come il nostro Vitaliano, svolgevano compiti simili a quelli di certi angeli menzionati nella Bibbia» e aver riconosciuto che «con il passare del tempo paesi, città e nazioni furono posti sotto la protezione dei santi (o del santo) che vi avevano esercitato il proprio apostolato in vita», ha ricordato che fu nel 1638 che il «papa Urbano VIII decretò che i patroni delle nazioni e dei luoghi dovessero essere stati canonizzati, scelti dal popolo con il consenso del clero e dei Vescovi». E facendo riferimento a S. Vitaliano ha sottolineato che il suo essere santo patrono di Catanzaro «corrobora la nostra fede perché nella precarietà dei tempi presenti solo la fede può aiutarci a non cadere vittime della tentazione dell’egoismo e a conservare l’unità della famiglia di Dio e la speranza eterna di una terra nuova, rigenerata».

Approfittando della partecipazione alla processione di numerose autorità politiche, Mons. Bertolone ha sottolineato che, «passate le elezioni, ciascuno deve contribuire all’imporsi del bene comune attraverso soluzioni eticamente valide ed economicamente sostenibili, le sole atte a dare risposte concrete a quanti rischiano di perdere il posto di lavoro, alle migliaia di giovani che non possono costruirsi un futuro a causa della disoccupazione, alle famiglie che versano in condizioni disagiate e alla famiglia in sé, entità fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, ambito di cura della persona e di condivisione dei bisogni materiali e immateriali, unico luogo in cui le relazioni e la solidarietà intergenerazionali possono essere acquisite e favorite».

Un dato realistico, richiamato con estrema sincerità da Mons. Bertolone, ha posto in evidenza che nella città di Catanzaro «tantissime realtà sociali ispirano il loro essere e il loro agire al divino precetto della carità evangelica per difendere la dignità delle persone fragili e non trascurano il destino di quelle strutture che, costrette a una situazione di grave sofferenza personale e comunitaria perché vengono trascurate esperienze di disagio e di emarginazione, godono della presenza e del contributo di numerosi animatori notevolmente formati dai principi della dottrina sociale della Chiesa e in grado di favorire la costruzione di una cultura sociale fondata sui valori della solidarietà, della partecipazione, della giustizia e della legalità».

La comunione intima con Cristo, da cui scaturisce la comunione di carità con chi si trova in stato di bisogno o di sofferenza, favorisce per Mons. Bertolone l’edificazione di un contesto relazionale nel quale si manifesta uno stile di vita sobrio che promuove significative iniziative di solidarietà. Ecco perché, rivolgendosi di nuovo a coloro che sono coinvolti nella gestione politica della città, li ha invitati a riconoscere che «il risanamento economico e sociale, locale e nazionale, sarà possibile solo con il fattivo contributo di ogni cittadino, ciascuno secondo la propria condizione culturale e lavorativa e per riuscirci occorre bandire dal vivere civile gli atteggiamenti e gli stili di vita che offendono di fatto la giustizia e impediscono il consolidarsi di una cultura dell’onestà».

Ed è interessante rilevare che l’apprezzamento da parte di tutti i fedeli è stato notevole perché hanno colto la proposta avanzata dal loro arcivescovo di approfondire e tradurre in comportamenti reali l’impegno a sostituire le strutture di peccato che nel tempo si sono consolidate e stabilizzate con strutture di bene che, basate su atti virtuosi e generosi, possano riconoscere i diritti di ogni cittadino e favoriscano il benefico influsso della visione evangelica sull’intera compagine sociale con la conseguenza che, come ha concluso la sua esortazione Mons. Bertolone, «Catanzaro sia sempre più una città in cuila Parola di Dio fatta carne abiti stabilmente perché favorevolmente accolta, ascoltata, messa in pratica».

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ZENIT Staff

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