di Mark Miravalle*
STUBENVILLE (Ohio, Stati Uniti), giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).- Ci troviamo ora in compagnia di un uomo di notevole umiltà che persevera nelle più delicate situazioni politico-ecclesiali. E’ un Vescovo cattolico di una Diocesi cinese di cui non posso fare il nome.
Come ho già fatto nel libro sui “sette dolori”, dovrò evitare ogni dettaglio che potrebbe mettere in pericolo i nostri fratelli e le nostre sorelle cinesi cattolici. Chiamiamolo Vescovo “P” come Chiesa “patriottica”, o non sotterranea.
Questo presule è stato nominato dal Vaticano ed è in totale conformità e obbedienza al Santo Padre (i ritratti di Papa Benedetto sono presenti nei suoi uffici diocesani, nei suoi seminari e perfino a casa dei suoi anziani genitori). E’ anche registrato presso il Governo in quella che viene definita la “Chiesa cattolica patriottica”.
La lettera del 2007 di Papa Benedetto XVI alla Chiesa e al popolo cinese ha espresso chiaramente che i Vescovi cattolici nominati da Roma potevano essere anche registrati nell’Associazione della Chiesa Patriottica senza alcuna violazione intrinseca della fedeltà al Santo Padre e alla Santa Sede. Questo Vescovo l’ha fatto. E lottando per mantenere il difficile bilancio tra la completa ortodossia dottrinale e la lealtà al Papa da una parte e la cooperazione (senza impegno morale) con le autorità governative locali su livelli secondari di dialogo e di programmi sociali dall’altra, questo intelligente ma innocente pastore ha saputo dare al suo gregge l’accesso spirituale e la sicurezza sociale che sta portando ogni anno migliaia di battesimi adulti nella sua Diocesi.
Al nostro arrivo, siamo stati immediatamente introdotti in questo delicato e a volte sconcertante equilibrio incontrando l’autorità della contea e i suoi funzionari dell’ufficio per gli affari religiosi nella sala conferenze del responsabile. Siamo stati presentati come ospiti stranieri del Vescovo.
Non c’era alcun dubbio su quali fossero le autorità e quali gli ospiti, visto che il funzionario governativo ha presieduto con ovvia autorità dall’altra parte del tavolo che separava il nostro piccolo gruppo di stranieri dal suo lato, dove sedevano i funzionari del Governo. Ci è stata fatta una presentazione piuttosto formale della situazione a livello commerciale e industriale della regione, insieme a un breve riferimento agli aspetti storici e culturali. Quando è iniziata la presentazione, ci siamo in qualche modo preoccupati vedendo entrare nella stanza una telecamera. Siamo stati filmati per chissà quale scopo.
Nel primo incontro, il funzionario responsabile si è riferito al Vescovo con rispetto nelle parole e nei modi. Questo ci ha stupiti, perché sembrava fuori luogo alla luce delle due ideologie radicalmente opposte che rappresentano.
Dopo la presentazione, siamo stati portati a visitare vari impianti per osservare in prima persona le industrie di successo della regione, che operano in collaborazione con Paesi stranieri. Dopo il disagio iniziale da entrambe le parti del gruppo, composto da funzionari e visitatori, è aumentata la familiarità tra noi. Siamo tornati all’edificio governativo dove, per nostra sorpresa, il responsabile aveva preparato un pranzo formale per gli ospiti del Vescovo.
Brindisi ovunque
Durante il pasto, si sono verificati eventi sorprendenti. Il responsabile ha brindato con il Vescovo e ha pronunciato un breve discorso sul rispetto che la gente della sua regione nutre nei confronti del presule. Tutti hanno poi brindato a questo. Secondo i costumi locali, abbiamo dovuto mandare giù un bicchierino di quello che definivano “vino bianco”, ma che in realtà era simile a una grappa, così forte da mettere in moto un camion.
Il funzionario per gli affari religiosi (responsabile, bisogna tenerlo a mente, della supervisione e spesso della soppressione di attività religiose non approvate nella contea) si è alzato, ha proposto un altro brindisi al Vescovo e ha testimoniato pubblicamente il fatto di aver iniziato ad assistere alla Messa nella Cattedrale la domenica, e che il Vescovo in persona gli stava insegnando come pregare! Tutti hanno brindato anche a questo.
Alla fine del pasto, quattro funzionari governativi hanno brindato al Vescovo e ai suoi ospiti cattolici, e hanno fatto il giro del tavolo per brindare con ciascuno sorseggiando liquore cinese. Dopo i primi due bicchierini, riempiti subito dopo ogni brindisi dalle tante cameriere cinesi, ho versato discretamente il mio liquore nel piatto per la zuppa e ho riempito il bicchierino di acqua per osservare le tradizioni e non far mancare la mia presenza scenica .
A questo punto, sicuramente vi starete domandando cose che avevo in mente anch’io di fronte a questo spettacolo. Un attimo! Queste non sono persone cattive? Non sono i membri del Partito comunista che stanno implementando le politiche di Pechino di un figlio per famiglia, aborto forzato e persecuzione generale della Chiesa? Dovremmo cooperare con queste persone e il Governo che rappresentano? La tentazione di giudicare e di condannare era grande.
La risposta è “Shi he bu shi”. Sì e no.
Il Vescovo ha detto: “C’è un detto, qui, per cui ogni Diocesi della Cina è come se vivesse nel suo Paese specifico”. Ogni Diocesi cinese ha una situazione unica in rapporto al governo locale.
Se si può dire che la maggior parte delle Diocesi sperimenta una persecuzione consistente da parte del Governo locale come logica applicazione delle politiche del Governo centrale di Pechino contro la libertà religiosa e la dignità personale/familiare (per quanto possano essere in una fase di leggero miglioramento a livello federale), ci sono eccezioni laddove i funzionari locali hanno visto provvidenzialmente il bene sociale derivante dalla presenza della Chiesa cattolica nella regione, e hanno deciso di garantire una maggiore seppur ancora ristretta libertà e perfino qualche forma di rispetto per la presenza cattolica nella loro contea.
Vendersi?
E’ un caso di cooperazione eccessiva con un’autorità negativa? In che misura l’approccio del Vescovo è diverso da una forma inaccettabile di cooperazione morale con un’autorità ingiusta – una cooperazione che incarna un’attività sulla falsariga “il fine giustifica i mezzi”, che San Paolo e la Chiesa condannano fermamente?
San Tommaso d’Aquino ci ricorda che dobbiamo sempre effettuare delle distinzioni fondamentali circa le questioni di fede e morale. Il Vescovo non sta offrendo alcuna cooperazione morale a qualcosa di intrinsecamente negativo che puo’ essere rappresentato dal Governo locale e dai suoi funzionari della supervisione religiosa.
Piuttosto, sta cooperando in aree di dialogo tra Stato e Chiesa, oltre a incoraggiare soluzioni ai problemi sociali locali e i legittimi progressi civili per la contea, e questo gli ha fatto guadagnare la fiducia da parte delle autorità del luogo. Una fiducia che ha portato a opportunità uniche come quella per i cattolici prima “clandestini” di esercitare il culto in pubblico; o l’opportunità per altri Cinesi della zona di gustare le meraviglie del mistero e della bellezza, per la salvezza delle loro famiglie e dei loro amici.
Senza dimenticare le gravi violazioni dei diritti personali e religiosi, che continuano e alle quali bisogna rispondere a livello spirituale e politico per il bene di tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle cinesi a livello sia federale che di Governo locale, lo Spirito Santo guida in modo potente e discreto questo Vescovo (e forse altri come lui) perché trovi la crepa nella corazza del Dragone, e permetta al sangue di salvezza e all’acqua sgorgati dal fianco di Cristo di scorrere lungo quella crepa fin nel cuore della gente di questa regione.
Ovviamente, il livello di rispetto e perfino di lode offerto dal Governo locale per questo Vescovo particolare deve essere conside
rato eccezionalmente raro in Cina, soprattutto alla luce del rifiuto di questo presule di ogni compromesso morale dell’insegnamento o della pratica della Chiesa, ma il Vescovo ha usato l’onore che le autorità locali rendono alla sua persona e al suo ruolo per il pieno vantaggio del popolo cinese e di Dio nella sua Diocesi.
L’abbondanza di frutti spirituali proveniente dalla sua Diocesi è fonte di ispirazione. Le vocazioni stanno aumentando in maniera rilevante. Abbiamo visitato un seminario minore con quasi 100 ragazzi in attesa di discernere la loro chiamata al sacerdozio. Un ordine di suore ne conta più di 70, la maggior parte delle quali sotto i 40 anni e con splendidi volti sorridenti. Queste suore, così come altri religiosi della Diocesi, partecipano ai programmi sanitari e ai servizi educativi a favore della popolazione della regione.
In molte parrocchie a Pasqua sono entrati nella fede cattolica più di 100 adulti, e il Vescovo ha promesso la sua presenza alle celebrazioni natalizie e pasquali delle parrocchie con il più alto numero di persone che vengono battezzate. Il presule ha anche un intenso programma di evangelizzazione cattolica, in cui i catechisti vengono formati per andare in coppia porta a porta, seguendo l’indicazione evangelica con semplicità e profondità. E questo avviene con il permesso delle autorità comuniste locali!
Quante Diocesi nel mondo occidentale, libere da qualsiasi forma di dominio o vessazione comunista, possono vantare questa quantità e qualità di frutti ecclesiali?
Gesù ci dice con certezza evangelica che “ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6, 44). Dice anche che lo Spirito soffia dove vuole (cfr. Gv 3, 8). Anche se la situazione non è tipica della maggior parte delle Diocesi cinesi e il successo del Vescovo è impossibile senza un compromesso morale in altre Diocesi, attraverso la sua umile trasparenza egli sta portando migliaia di persone al Signore e alla Chiesa cattolica. Anche la gioia è un frutto dello Spirito. Quest’uomo, in mezzo a straordinarie pressioni e legami politici, assume il volto del Cristo gioioso.
[La terza parte di questo articolo verrà pubblicata domenica 16 novembre. La prima è stata, invece, pubblicata martedì 11 novembre]
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* Mark Miravalle insegna Teologia all’Università Francescana di Steubenville. Autore di oltre una dozzina di libri di Mariologia ed editore di “Mariology: A Guide for Priests, Deacons, Seminarians, and Consecrated Persons”, ha scritto “The Seven Sorrows of China” nel 2007. E’ sposato e ha otto figli.
[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]