CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).- La tutela della famiglia e la ricerca di una “sana” laicità sono fonte di convivenza pacifica e benessere sociale, ha detto giovedì Benedetto XVI.
E’ questo in sintesi il messaggio lanciato dal Pontefice nel ricevere in udienza il nuovo ambasciatore della Repubblica di San Marino presso la Santa Sede, Sante Canducci, in occasione della presentazione delle lettere credenziali.
I rapporti fra San Marino e la Santa Sede sono da tempo caratterizzati da convergenze su grandi valori comuni, da relazioni consolidate e formalizzate fin dal 1926, da convenzioni, accordi e visite ufficiali (l’ultima visita di Giovanni Paolo II risale al 28 aprile del 1982).
Nel suo discorso il Papa ha da subito rimarcato “l’antico patrimonio di valori” di San Marino “che trae linfa in gran parte dalla fede cristiana” e “in cui primeggia la tutela della famiglia, cellula fondamentale di ogni comunità”.
Per questo il Vescovo di Roma ha espresso l’auspicio che “l’attuale comunità civile e religiosa di San Marino sappia scrivere insieme una nuova pagina di progresso e di civiltà, riconoscendo il ruolo indispensabile che ogni famiglia è chiamata a svolgere nella formazione delle nuove generazioni come luogo di educazione alla pace”.
Poco prima, nel suo indirizzo di saluto, il neo ambasciatore aveva richiamato l’attenzione posta dalla Repubblica del Titano sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio, nella consapevolezza che “la famiglia ha un ruolo primario nella formazione ai valori morali nell’uomo”, e nell’educazione intesa come “ricerca di un rigore nella propria vita personale, con l’obbligo a conformare la propria coscienza alla verità”.
Per questo, ha sottolineato, “le autorità sammarinesi hanno adottato specifici provvedimenti per la sua tutela e, a livello internazionale, hanno aderito a convenzioni e accordi in materia dei relativi meccanismi di controllo”.
Nel suo discorso il Papa ha inoltre posto l’accento sul contributo precipuo che la Repubblica di San Marino puo’ dare nel tentativo di rendere “l’Europa terra di dialogo e ‘casa comune’ di nazioni con le loro specifiche peculiarità culturali e religiose”.
“L’insieme unitario di valori e di leggi – ha aggiunto – , il comune ‘alfabeto’ spirituale che ha reso possibile nei secoli scorsi ai nostri popoli di scrivere nobili pagine di storia civile e religiosa, rappresenta una preziosa eredità da non disperdere, un patrimonio da incrementare con l’apporto delle moderne scoperte della scienza, della tecnica e della comunicazione, poste al servizio del vero bene dell’uomo”.
Il Papa ha quindi parlato dell’importanza di porre le condizioni di una “sana” laicità “indispensabile per costruire una società dove convivano pacificamente tradizioni, culture e religioni diverse”; “che sottolinei la vera differenza e autonomia tra le diverse componenti della società”; senza tuttavia “trascurare le fondamentali istanze etiche” e l’apporto al dibattito pubblico delle diverse forze in campo.
“Quando la Chiesa cattolica – ha spiegato –, attraverso i suoi legittimi Pastori, fa appello al valore che taluni fondamentali principi etici, radicati nell’eredità cristiana dell’Europa, rivestono per la vita privata, ed ancor più per quella pubblica, è mossa unicamente dal desiderio di garantire e promuovere la inviolabile dignità della persona e l’autentico bene della società”
Nel suo indirizzo di saluto, l’ambasciatore della Repubblica di San Marino, richiamando la celebrazione dei 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, ha fatto appello alla libertà religiosa definendo “inconcepibile che un credente debba rinunciare alla fede per essere un cittadino attivo”.
Infine, di fronte alle sfide poste dalla globalizzazione dell’economia ha incoraggiato l’impegno per “una globalizzazione della solidarietà, unica capace di proteggere i diritti degli ‘ultimi’, che potrebbero essere esclusi dal benessere ed umiliati nella loro dignità”.