Alle radici dell’anticristianesimo

Presentato a Roma il romanzo “La prigioniera dell’abbazia”

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di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).- “L’anticristianesimo ha radici antiche, ed è frutto della reazione dei popoli che non hanno mai accettato la supremazia di Roma né del cristianesimo”, ha detto questo mercoledì il prof. Francesco Alberoni, intervenendo al Circolo degli Scacchi a Roma.

Secondo il noto sociologo, soprattutto nel Nord Europa, così come in alcune zone del sud della Spagna, è rimasta una radice di etnie che non si sono mai veramente convertite al cristianesimo.

Il prof. Alberoni, uno dei maggiori studiosi dei movimenti, ha precisato che fenomeni di violenza estrema contro i cristiani ed i loro simboli, come il martirio dei cattolici spagnoli degli anni Trenta, affondano le proprie radici nel risentimento contro Roma e contro il cristianesimo.

“La rivoluzione francese e le successive ideologie come nazismo e comunismo – ha concluso il prof. Alberoni – sono di certo forme violente di anticristianesimo, ma si sviluppano su basi ideologiche moderne con caratteristiche diverse dalla reazione di coloro che non avevano mai veramente accettato il battesimo”.

Sull’anticristianesimo della Rivoluzione francese ha poi parlato Rosa Alberoni, presentando il suo ultimo romanzo “La prigioniera dell’Abbazia” (Rizzoli, 520 pp., 21 Euro).

Il romanzo ruota attorno a una donna bella e intelligente di nome Arianna, un’orfana che vive a cavallo fra Settecento e Ottocento. Quando è adolescente viene travolta dal vento della Rivoluzione francese, poi si rialza riscoprendo i sentimenti, i valori che i genitori e frati francescani le avevano trasmesso.

Meditando comprende che i giacobini, rinnegando i valori del cristianesimo, si sentivano  liberi di tagliare le teste alle persone che non la pensavano come loro.

Arianna ascolta e osserva gli aristocratici, scopre nuovi modo di vivere. Lei, che è cresciuta fra contadini e pescatori, entra nel mondo dell’aristocrazia milanese e napoletana, incontra Napoleone, ed altri governanti in Italia e all’estero.

La prof.ssa Alberoni ha spiegato di aver scelto come forma narrativa quella del romanzo storico “perché è il modo più semplice per far entrare il lettore  in una determinata epoca”.

In questo caso Rosa Alberoni ha voluto far raccontare ai personaggi del romanzo  il processo di scristianizzazione portato avanti dalla Rivoluzione francese.

Nel romanzo c’è chi, come padre Arnaldo e il Cardinale Ruffo, intuisce le conseguenze nefaste di un’ideologia che caccia Dio dalla mente degli uomini; e c’è chi elogia i rivoluzionari francesi e poi crede in Napoleone, come Ugo Foscolo ed altri risorgimentali italiani, per poi subire una delusione cocente quando si accorgono che Napoleone con le sue armate non era venuto per portare doni, ma per razziare.

La delusione diventa orrore quando scoprono che i giacobini avevano ghigliottinato migliaia di persone, lavando le strade con il sangue di credenti, sacerdoti, suore e fedeli.

“Ogni volta che una ideologia o una Rivoluzione caccia Cristo dai propri orizzonti, si generano tirannie e massacri – ha affermato la Rosa Alberoni  -. E’ stato così con la Rivoluzione francese, con il Nazismo e con il Comunismo. Volevano cancellare Dio  ed hanno ucciso milioni di persone”.

Alla domanda posta da ZENIT su come valutare la decisione del Consiglio comunale di Oxford di cancellare il Natale, sostituendolo con la Festa della luce d’inverno, Rosa Alberoni ha risposto che “si tratta di un processo di scristianizzatone che va avanti da tempo” ed ha raccontato che il Preside di un asilo al centro di Milano ha deciso di cancellare il Natale sostituendolo con la Festa dell’amicizia per non offendere le altre religioni.

All’incontro è intervenuto anche il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, condividendo la preoccupazione su come il relativismo sta cancellando la verità e confondendo i credenti.

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ZENIT Staff

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