"L'utero in affitto è schiavismo, la comunità Lgbt non chiuda gli occhi"

La deputata Eugenia Roccella risponde alle dichiarazioni dell’attivista omosessuale Imma Battaglia

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Il tema dell’utero in affitto continua a generare dibattito. Se n’è parlato ieri, nel corso di una trasmissione radiofonica in cui si sono confrontate le opinioni del senatore Carlo Giovanardi (Ncd) e Imma Battaglia, attivista omosessuale e consigliera comunale di Roma. Quest’ultima in un passaggio ha detto: “Perché le donne possono essere schiave del sesso eterosessuale a pagamento e quando si tratta di parlare invece di una cosa così importante e delicata come la gestazione per altri a pagamento si parla di schiave di maternità?”.

A margine del dibattito radiofonico, è intervenuta Eugenia Roccella, deputata del Nuovo CentroDestra. “Con le sue parole – ha dichiarato la Roccella – la leader omosessuale conferma indirettamente che la maternità surrogata comporta una condizione di schiavitù per le donne”.

Secondo la parlamentare “è evidente che le affermazioni della Battaglia rivelano il profondo imbarazzo della comunità Lgbt quando si affronta il nodo cruciale del nuovo mercato del corpo femminile legato alle pratiche di procreazione assistita”. La Roccella ricorda che “avere un figlio, per una coppia omosessuale, vuol dire infatti ricorrere alla compravendita degli ovociti o del seme maschile e, nel caso di una coppia di uomini, all’utero in affitto”.

Infine la deputata Ncd conclude: “La realtà dello sfruttamento femminile e del commercio del corpo è innegabile e invitiamo tutta la comunità Lgbt a non chiudere gli occhi a e rifiutare tutto questo”.

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ZENIT Staff

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