Gravi violazioni dei diritti umani in Laos

In nome della “non libertà religiosa” donne cristiane vengono perseguitate

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Diventa sempre più urgente la battaglia per la libertà religiosa in Laos. Come riferito dall’agenzia Fides, nel paese asiatico il capo del villaggio di Saisomboon, nella provincia di Savannakhet, e un funzionario governativo hanno intimato a una donna cristiana di nome Varn di abiurare la fede, altrimenti sarebbe stata cacciata dal villaggio e la sua terra confiscata.

La Ong Christian Solidarity Worldwide (CSW) spiega che “colpa” di Varn è di aver annunciato Cristo alla sua amica Chan, un’altra donna cristiana deceduta nel villaggio di Saisomboon dopo una lunga malattia. Dopo il decesso, le autorità hanno accusato cinque leader cristiani nella provincia di Savannakhet di aver ucciso la signora Chan, somministrandole un farmaco che ne avrebbe causato la morte.

Accuse del tutto false – afferma l’organizzazione non-profit Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (HRWLRF) – in quanto i cinque leader di comunità limitrofe si erano recati da Chan solo per darle il conforto della preghiere in vista del trapasso. I cinque sono stati arrestati con l’accusa di omicidio, in modo da “decapitare” le comunità cristiane di zona. Funzionari governativi hanno anche bloccato anche il funerale cristiano, autorizzando solo un rito buddista. 

Mervyn Thomas, direttore esecutivo di CSW, dice in una nota inviata a Fides: “Il diritto alla libertà di religione include il diritto di adottare un credo di propria scelta: la pressione sulla signora Varn è una violazione di questo diritto, protetto dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che il Laos ha ratificato nel 2009″.

“Chiediamo al governo – aggiunge – di indagare immediatamente sugli abusi commessi dal capo del villaggio e dalla polizia, anche nelle accuse mosse contro i cinque leader cristi detenuti”.

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ZENIT Staff

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