Dimissioni di Benedetto XVI e opinione pubblica

Analisi del professor Norberto González Gaitano, docente presso la Santa Croce

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Le dimissioni di Benedetto XVI dalla sua funzione di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro hanno aperto nell’opinione pubblica un prevedibile dibattito sul significato di questa scelta e sul senso che lo stesso Pontefice le ha attribuito. Alcuni professori dell’Università della Santa Croce hanno risposto a sottintese domande che i cristiani e l’opinione pubblica si sono poste in questi giorni. Riprendiamo di seguito la reazione del professor Norberto González Gaitano, docente di Opinione Pubblica presso la PUSC.

***

Di fronte alla decisione in coscienza, meditata e sofferta di un uomo – anche se Papa – non c’è altra reazione che quella di manifestare rispetto, profondo rispetto. E in questa reazione l’opinione pubblica mondiale è stata unanime: leaders religiosi, capi di Stato, presidenti di Governo e gente comune. Questa forma di giudizio la si può racchiudere con il classico aforisma “vox populi, vox Dei“.

Qualunque altro giudizio, se vuole essere ragionevole, non può che vertere sugli effetti, calcolati o imprevedibili, dell’azione compiuta, e non sulla persona o sull’azione in sé. Pertanto, il giudizio è necessariamente storico, formulato da una prospettiva temporale, e quindi soggetto esso stesso a cambiamenti. Lasciamo questo giudizio agli storici.

Tuttavia, l’opinione pubblica non può attendere il giudizio degli storici per formarsi. E su questo avvenimento in corso si sta effettivamente già formando. In merito a questo tipo di giudizio, ancora più contingente di quello degli storici, mi azzardo a formulare alcune considerazioni dal punto di vista di chi si occupa da diversi anni della ricerca sull’opinione pubblica e la Chiesa.

1. Un’analisi, necessariamente provvisoria, dell’opinione pubblica internazionale così come traspare dai mezzi di comunicazione, è chiaramente molto positiva, anche tra i non cristiani. Già il solo fatto che si presti un’attenzione globale così rilevante – ad eccezione della Cina per ovvie ragioni di censura – alla rinuncia del “capo di una delle religioni” dimostra che, in qualche modo, l’opinione pubblica percepisce la singolaritàdella Chiesa Cattolica e dell’uomo che la governa, le cui pretese sono diverse dalle altre religioni. Queste pretese, potranno essere accettate o meno, a seconda che si abbia fede oppure no, ma sono comunque percepite come tali. Non si riserva una simile attenzione alla rinuncia di nessun altro leader religioso. Evidentemente, ci sono altri fattori: numero di seguaci, storici, ecc. Ma da soli non spiegano questo interesse.

2. Negli ambienti cattolici, all’interno della Chiesa, insieme ad una esplicita adesione a Benedetto XVI e ad un’accettazione della sua decisione, trovo domande e a volte perplessità. Una decisione come questa, cambia il ruolo del Papa nella Chiesa? Sarà di beneficio o pregiudizievole per il futuro della Chiesa? Condiziona le decisioni dei suoi successori, e in che modo? Queste sono domande che hanno a che fare con l’opinione pubblica nellaChiesa. Su questo piano, quello della formulazione e della formazione dell’opinione pubblica nella Chiesa, avanzo alcuni argomenti:

a) A livello di fede (a livello del dogma, dei contenuti essenziali della fede), l’opinione pubblica non ha un ruolo discorsivo. Si è dentro o fuori della comunione della fede. Il Credo non dice nulla delle dimissioni del Vicario di Cristo. Però l’opinione pubblica si manifesta anche su questo piano come sensus fidelium, che non giudica la decisione del Papa ma che prega. Infatti, si sta manifestando come plebiscito di preghiera per la Chiesa, per il Papa e per il suo successore. Basta navigare in Internet per “ascoltare” questo clamore.

b) A livello pratico, della comunione di vita – la Chiesa non è una comunità democratica, però si che è una comunione – l’eventuale dimissione di un Papa spetta soltanto a lui, ponendosi davanti a Dio e alla sua coscienza. Però lui, come gli altri fedeli, deve dare conto in qualche modo alla comunione dei fedeli (accountability), dato che non è un potere dispotico. E ciò è precisamente quello che ha fatto Benedetto XVI, dando conto della sua scelta direttamente al Concistoro di Cardinali che lo assistono nel suo governo, in rappresentanza di tutta la Chiesa. E così a tutti i fedeli e all’opinione pubblica in generale.

c) Sul piano contingente, regna la libertà, con argomenti, ragionevoli oppure no, con migliore o peggiore fondamento. In questo ambito, le discussioni sono aperte e necessarie. Nel futuro, i Papi e i Cardinali, i canonisti e i teologi,… e in qualche modo tutti i fedeli, dovranno pensare a come governare la Chiesa in maniera chiara e trasparente quando il Papa è impedito, si dimetta o no. L’azione di Benedetto XVI rappresenta una lezione di comunicazione anche in questo ambito: liberare ciò che è contingente con decisioni contingenti. Solo i santi hanno questa libertà di spirito, perché a loro importa il giudizio di Dio, e non quello della storia, come fece Giovanni Paolo II quando decise di continuare fino alla morte.

(Articolo tratto dal sito della Pontificia Università della Santa Croce)

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione