Dare una vera svolta alla propria vita!

Facilmente si cade in un pantano dove i vecchi pensieri prendono il sopravvento, permettendo a satana di far da padrone

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L’uomo deve avere una libertà interiore robusta e sicura per dare, quando occorre, una svolta alla propria vita! Spesso non è così! Facilmente si cade in un pantano dove i vecchi pensieri prendono il sopravvento, permettendo a satana di far da padrone. Così l’angelo del male, ormai tecnologicamente dotato, si permette il lusso di scialacquare con i dolori altrui. Non solo! È pronto a disporre di una qualsiasi vita, pur di spegnere quella luce interiore che un qualunque essere umano ha in dotazione, come dono di Dio, fin dalla sua nascita. Un cristiano non può non reagire, neanche se davanti ai suoi occhi si dovesse presentare il buio più tenebroso! Come fare? È necessario intanto rinnovare ogni giorno il nostro rapporto con Dio! Per farlo bisogna saper accogliere la sua Parola, ovunque noi siamo. Non c’è un posto indicato o un indirizzo particolare per poter penetrare nel mistero del vangelo. In ogni luogo, istante, occasione, con ogni tempo, se il cuore lo vuole, è possibile ricevere il profumo della verità di Cristo.  Unica strada, pur di fronte alle mille scoperte della scienza, per incamminarsi verso la fine dei nostri tormenti umani, ormai teleguidati, confezionati da quel potere economico egemone che disdegna il valore dell’etica. La Parola va vissuta nella sua esclusiva verità! Non sono possibili perciò interpretazioni “politiche” di comodo o traduzioni imbevuti di un relativismo che tutto sana e tutto accompagna, come spesso denunciava Benedetto XVI.

Bisogna diventare adoratori di Cristo, senza arrossire, senza vergognarsi e quindi abbandonare le infinite venerazioni dei tanti nuovi “vitelli d’oro”, che vanno ormai di moda. D’altronde si capisce come sia molto più facile adorare ciò che si vede, si tocca e che non parli; non richiami la coscienza; non entri nell’animo; non scuota i pensieri; tuttavia assolva, per poi ricominciare come prima. Donarsi al Signore significa vivere ogni giorno nella sua benedizione e quindi compiere il proprio lavoro, nel ruolo pubblico e privato che si rappresenta. Un’azione quotidiana sapiente lungo i binari di quella rivoluzione sociale e morale di cui tutti si riempiono la bocca, ma che poi perdono per strada, senza una vera svolta nella vita delle nostre comunità. Molti dicono quanto sia difficile, anche per i credenti, vivere una vita capace di superare o evitare le interferenze quotidiane a cui siamo sottoposti. Mi chiedo: ma dove sono allora la forza e la determinazione che un cristiano deve avere per testimoniare la sua fede attraverso le opere, nella Chiesa e in comunione con il prossimo? Il mio parroco che parla con la chiarezza del vangelo, più volte nella messa domenicale, ci ha fatto capire che se un uomo credesse veramente nella Santa Messa e nell’Eucarestia, non avrebbe bisogno di nessuna altra cosa al mondo. Avrebbe invece a sua disposizione tutto ciò di cui necessita, per portare avanti la sua missione personale, dalla postazione che occupa nei vari gradi della scala collettiva!

Perché allora si esce da una celebrazione della Santa Messa e si ritorna con le preoccupazioni e le incertezze di prima? Non ha forse ragione il mio parroco a sottolineare questa verità, probabilmente “impopolare”? O meglio ancora: Non è proprio questa la verità che Cristo nell’ultima cena ha trasferito al mondo per redimerlo e salvarlo dal peccato? Scrive Mons. Di Bruno: La Santa Messa è la celebrazione di un’alleanza di vita tra Dio e il suo Popolo in Cristo Gesù, per opera dello Spirito Santo. Essa è la stipulazione di un Patto bilaterale, nel quale ciascuno dei contraenti si obbliga a mantenere fede alla parola data. Dio dona la sua Parola all’uomo. L’uomo dona la sua parola a Dio”. Oggi abbiamo perso la fede della “Emorroissa”. Così in Matteo: “Diceva tra sé: Se riesco anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata. Gesù si volse e vedendola disse: Coraggio, figlia mia! La tua fede ti ha salvata…”. L’eucarestia che noi riceviamo in ogni santa messa, vera sorgente soprannaturale, perché spesso è senza frutto e senza effetto? Perché si fa la fila per benedire un oggetto e poi si smarrisce il significato straordinario dell’eucarestia che non solo benedice, ma trasforma in Cristo Gesù, chiunque si avvicini ad essa con la fede dell’emorroissa. Possediamo insomma la luce del sole e preferiamo camminare alla luce di una candela, ritardando la storia della nostra esistenza. L’uomo deve rinascere come la donna samaritana; aver sete di quell’acqua viva che spegne l’arsura del cuore e della mente dell’uomo, sempre inquieti, tormentati, insoddisfatti, inappagati.  Chiude così Mons. Di Bruno il suo pensiero: “Senza la Parola ascoltata, senza la professione del nostro sì alla Parola, senza il sigillo dell’Eucaristia non vi è alleanza. Non vi è vera partecipazione alla Santa Messa”. Diventa pertanto più difficile dare una vera svolta alla  propria vita!

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email:  egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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