"Culla per la Vita": l'impegno del Sindaco di Perugia e delle associazioni aderenti

L’iniziativa sarà il primo passo verso una nuova visione di patto sociale tra istituzioni e cittadinanza

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Partendo dal concetto comune che dobbiamo tutti concorrere a creare il benessere della società, più che la “società del benessere”, l’iniziativa della Culla per la Vita a Perugia vuole inaugurare un nuovo modo di intendere i servizi sociali, mettendo al centro non più l’individuo, ma la famiglia, capace di generare persone che si fidino e investano in relazioni sociali di qualità”. Così ha accolto il presidente della Federazione Umbra Movimento per la Vita i convenuti all’incontro di aggiornamento sullo stato dell’iniziativa della Culla per la Vita, domenica 3 Febbraio.

Su  questa base comune lavoreranno – hanno già iniziato a farlo – istituzioni, associazioni di volontariato e liberi cittadini che hanno risposto con entusiasmo al progetto della Culla. Tutto ciò contribuirà anche a dare l’immagine di Perugia come “città della vita”, in risposta alla visione distorta che ne hanno dato alcuni media negli ultimi anni in seguito a certi fatti di cronaca nera.

Il Sindaco Wladimiro Boccali, presente all’incontro, ha affermato l’importanza di questo genere di riunioni tra istituzioni e rappresentanti della cittadinanza, per scambiarsi informazioni e migliorare l’efficienza del servizio pubblico, chiarendosi reciprocamente bisogni e opportunità. “Ho voluto collocare la Culla all’interno del servizio pubblico, perché questo deve essere plasmato su esigenze reali dei cittadini. Il Comune non arretrerà di fronte alle sue responsabilità e agli impegni presi e nei prossimi giorni convocherò formalmente i direttori delle Aziende Ospedaliera e Sanitaria per valutare concretamente il luogo in cui realizzare la Culla”. Il Sindaco ha parlato dell’esigenza di scrivere un nuovo patto sociale tra istituzioni e mondo dell’associazionismo, ricordando quanto il Comune già investa ad esempio per i servizi educativi, nonostante le difficoltà economiche prodotte dai radicali tagli alle amministrazioni locali.

Presente all’incontro anche il Vicario generale della Diocesi perugina, donPaolo Giulietti, che ha sottolineato l’importanza di garantire i diritti fondamentali della persona, quali quello alla vita: “Tutelare i diritti residuali è più facile, ma per quelli fondamentali ci vuole un impegno di tutta la società”.

Presenti due dei tre consiglieri comunali che hanno promosso l’iniziativa della Culla in seno al consiglio comunale, Mauro Cozzari e Teresa Bellezza, che hanno sottolineato la grande solidarietà delle associazioni, ma anche dei privati cittadini che vogliono sostenere il progetto.

Tra i sodalizi intervenuti, il Comitato Provinciale perugino di Croce Rossa ha annunciato in marzo un evento di fund raising in favore della Culla che coinvolgerà i bambini; Soroptimist – che già a livello internazionale ha finanziato una Culla per la Vita in Afghanistan – ha già destinato una colletta economica da parte delle sue associate perugine; la sezione umbra della Società Italiana di Pediatria devolverà il 30% del suo bilancio regionale; l’AIDDA sosterrà economicamente il progetto e il Movimento per la Vita con il Centro di Aiuto alla vita faranno altrettanto. Anche le altre associazioni contribuiranno concretamente e si attendono adesioni da parte di altri.

La “culla per la vita” è luogo in cui le donne che vorranno abbandonare il proprio neonato dopo un parto in casa, potranno lasciare il bambino in tutta sicurezza e nell’anonimato. Si tratta di un’iniziativa già presente in molte città italiane (vedi: www.culleperlavita.it; http://www.mpv.org/home_page/iniziative/00000032_La_culla_per_la_Vita.html ) segno di grande civiltà.

Lasciare a una donna che non vuole abortire, ma non può tenere il proprio figlio con sé, la libertà di poterlo affidare alle cure della collettività, assicura alla città di Perugia un gesto di grande coscienza sociale e tutela della salute materno-infantile. La “culla per la vita” si affianca alla possibilità – già esistente per legge – di partorire in anonimato presso le strutture ospedaliere e non riconoscere il bambino, affidandolo ai servizi sociali territoriali.

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ZENIT Staff

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