Da sempre attento al tema della corruzione e del crimine organizzato, papa Francesco ha preso contatto diretto con la realtà delle vittime della mafia, presiedendo stasera la veglia di preghiera presso la parrocchia di San Gregorio VII, promossa dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti.
L’iniziativa è stata lanciata nella ricorrenza della XIX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Alla veglia hanno presenziato oltre 900 familiari delle vittime, in rappresentanza di un totale di oltre 15mila persone che hanno perso almeno un loro caro, per mano della mafia.
Il Santo Padre è giunto in parrocchia intorno alle 17.30 a bordo della consueta Ford Focus, accolto dal parroco, padre Paolo, dal presidente del Senato, Pietro Grasso, dal presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi e dal sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Prima di raggiungere il presbiterio, il Pontefice ha salutato molti dei familiari delle vittime innocenti della mafia.
Sebbene non sempre la Chiesa abbia valutato con sufficiente attenzione il fenomeno della criminalità organizzata, ha dichiarato don Ciotti nel saluto introduttivo, c’è stata anche “tanta luce”, a partire dal “grido profetico” di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, fino all’esortazione di Benedetto XVI, quando a Palermo, esortò a non cedere alle suggestioni della mafia, in quanto “strada di morte”.
Parlando dell’ospite d’onore di oggi pomeriggio, il presidente di Libera, ha detto: “Pensavamo di incontrare un padre, abbiamo trovato un fratello, fratello Francesco”.
È poi intervenuta Stefania Grasso, figlia di Vincenzo, commerciante ucciso a Locri nel 1989. Parlando a nome di tutti i familiari delle vittime, la donna ha espresso la “speranza di coloro che sono certi che le cose possono cambiare” e ha ringraziato papa Francesco per aver tenuto a battesimo quello che è “l’inizio di un percorso”.
Il Santo Padre ha ascoltato in silenzio e in preghiera, i nomi delle 842 vittime della mafia, scandite da don Luigi Ciotti. L’ex procuratore di Torino, Giancarlo Caselli ha aggiunti i nomi delle vittime più recenti, tra cui ottanta bambini.
Le parole di papa Francesco sono state senza mezzi termini: “Per favore, cambiate vita, fermatevi di fare il male!”, ha detto nel suo appello “agli uomini e alle donne mafiosi”.
E se Giovanni Paolo II, nel 1993, nella Valle dei Templi, aveva rammentato ai responsabili delle stragi mafiose che un giorno sarebbe arrivato il “giudizio divino”, il suo successore è stato ancor più duro: “Convertitevi per non finire all’inferno, è quello che vi aspetta se continuate su questa strada”, ha tuonato Francesco.
“Convertitevi – ha proseguito commosso fino alle lacrime -. Lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità”.
E ha aggiunto: “Avete un papà e una mamma, pensate a loro. Il potere, il denaro che voi avere adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all’altra vita”.
Il Santo Padre ha condiviso con i presenti la “speranza che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione in ogni parte del mondo e questo deve partire dalle coscienze e da lì risanare le relazioni, le scelte, il tessuto sociale così che la giustizia prenda il posto dell’iniquità”.
In conclusione il Papa ha espresso solidarietà a quanti hanno perso una “persona cara” per mano della mafia. “Grazie della vostra testimonianza – ha aggiunto – perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani”.