di Nieves San Martín
LA PAZ, mercoledì, 7 maggio 2008 (ZENIT.org).- Il Governo boliviano ha escluso la Chiesa dal processo di dialogo nel Paese per il fatto che il Cardinale Julio Terrazas ha votato nel referendum per l’autonomia del 4 maggio.
Di fronte a questo, un comunicato della Conferenza Episcopale spiega che il porporato, come cittadino boliviano e di Santa Cruz, “ha il legittimo diritto di votare”.
Per il Governo, la Chiesa cattolica è rimasta al margine di una mediazione in un eventuale dialogo tra l’Esecutivo e i prefetti delle regioni autonomiste a causa del fatto che il suo principale rappresentante, il Cardinale Julio Terrazas, ha partecipato al referendum.
“Noi speravamo di contare sulla mediazione della Chiesa cattolica per un negoziato nei prossimi giorni, ma la cosa certa è che la Chiesa, per sua volontà, ha fatto un passo di lato e spetta al Governo, ai prefetti e all’opposizione assumere la responsabilità diretta di gestire il dialogo”, ha segnalato il 5 maggio il Ministro della Presidenza, Juan Ramón Quintana.
Il Cardinal Terrazas aveva accettato a marzo – dopo aver incontrato il Presidente Evo Morales – che la Chiesa cattolica favorisse il dialogo per risolvere la crisi politica.
Il Cardinale ha votato nel referendum dello Statuto Autonomista, e secondo Quintana questo è un “appoggio esplicito all’illegalità”.
Da parte sua, il 5 maggio l’Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Boliviana ha reso pubblica una nota “in risposta alle recenti dichiarazioni del Ministro della Presidenza, nel senso che la Chiesa cattolica sarebbe ostacolata nella realizzazione del suo servizio di favorire il dialogo per il fatto che il Cardinale Julio Terrazas ha esercitato il suo diritto di voto nel referendum di Santa Cruz”.
Nella nota esplicativa, la Conferenza Episcopale afferma che “il Cardinale Julio Terrazas è cittadino boliviano e di Santa Cruz e come tale ha il legittimo diritto di esercitare il suo voto”.
“Questa responsabilità cittadina – aggiunge – non è incompatibile con la sua funzione di presidente della Conferenza Episcopale Boliviana e leader della Chiesa cattolica”.
“Come egli stesso ha segnalato in varie occasioni – conclude –, la Chiesa continuerà a servire la popolazione, vegliando sull’unità e sul bene comune di tutti i Boliviani”.