YANGON, lunedì, 19 maggio 2008 (ZENIT.org).- Monsignor Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, ha chiesto alla comunità internazionale di unirsi alle preoccupazioni per i sopravvissuti al ciclone Nargis, che ha devastato il Myanmar sabato 3 maggio.

“Siamo molto toccati dalla grande dimostrazione di compassione per la gente del Myanmar da parte di tutto il mondo – afferma in alcune dichiarazioni inviate a ZENIT – . Sono ormai trascorse due settimane da quanto la morte e la distruzione hanno visitato il già sofferente popolo del Myanmar”.

Il mondo, sostiene il presule, è “profondamente preoccupato” per la difficoltà di accesso del sostegno alle vittime della catastrofe.

“L'ONU stima che molte migliaia di persone moriranno se il sostegno verrà rimandato – constata –. La Chiesa cattolica è una delle realtà in prima linea per la distribuzione di aiuti. Il primo invio ha raggiunto alcuni dei villaggi più remoti”.

“Siamo grati per la solidarietà mostrata dalla Chiesa universale”, ha dichiarato, sottolineando che “molte migliaia di persone guardano alla Chiesa per l'assistenza in Myanmar”.

Purtroppo, ha riconosciuto, “stiamo esaurendo rapidamente le risorse. Siamo una Chiesa povera. Il violento ciclone ha danneggiato la maggior parte delle nostre chiese, compresa la cattedrale, orfanotrofi, case religiose, conventi; nonostante tutto questo, la Chiesa ha risposto alle grida di dolore”.

In questa grave situazione, ha denunciato, “la gente è lasciata senza mezzi, i bambini diventano orfani e sono profondamente traumatizzati”.

“Il Myanmar non dovrebbe essere dimenticato ancora una volta dal mondo”, ha affermato l'Arcivescovo.

“Confido che sosterrete i poveri del Myanmar in questo momento oscuro di devastazione totale”, ha aggiunto. “Abbiamo bisogno di un aiuto molto rapido, sostanzioso, per aiutare a salvare vite umane”.

La popolazione locale, riconosce l'Arcivescovo di Yangon, è “per cultura paziente, calma, sa come aspettare, e soprattutto crede che ogni cosa accada in base al destino di ciascuno”.

Il presule conclude la sua dichiarazione esprimendo la “sentita gratitudine” della Chiesa birmana “per tutta l'assistenza donata”.

“Migliaia di senzatetto e di affamati bussano alla nostra porta – dichiara –. Aiutateci ad aiutare queste persone. La loro riabilitazione è un lungo viaggio”.