CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 14 maggio 2008 (ZENIT.org).- Il “cuore di Dio” non si penetra con i ragionamenti ma con l'esperienza dell'amore, nel cammino umile con Cristo, ha detto questo mercoledì Benedetto XVI.

Nell'Udienza generale di quest'oggi il Papa si è soffermato sulla figura di un teologo del VI secolo, conosciuto con lo pseudonimo di Dionigi Areopagita, cui si deve il merito di essere riuscito a purificare il pensiero greco alla luce del Vangelo, incarnando un autentico spirito di dialogo valido ancora oggi nei rapporti tra il cristianesimo e le religioni asiatiche.

Già nella scelta dello pseudonimo (Dionigi, secondo gli Atti degli Apostoli, era il membro dell'Areopago di Atene che si convertì grazie alla predicazione di San Paolo) - ha detto il Pontefice -, si rivela la sua intenzione di “aiutare l'incontro tra la cultura e l'intelligenza greca e l'annuncio di Cristo”.

Dionigi Areopagita si servì infatti del “pensiero neoplatonico”, “ profondamente anticristiano”, per mostrare la verità di Cristo, trasformando così l'immagine politeistica dell'universo propria di quella concezione “nell'armonia del cosmo di Dio dove tutte le forze sono lode di Dio”, in “una lode cosmica”.

Per lo Pseudo-Dionigi, “tutta la creazione parla di Dio ed è un elogio di Dio”. Per questo, “Dio si trova soprattutto lodandolo, non solo riflettendo; e la liturgia, “apparentemente solo ecclesiastica”, si rivela non più come “qualcosa di costruito [...] di inventato”, ma come l'atto del “cantare con il coro delle creature e l'entrare nella realtà cosmica stessa”.

Secondo questo discepolo di San Paolo, ha aggiunto il Papa, “non si può parlare di Dio in modo astratto; parlare di Dio è sempre – egli dice con parola greca – un 'hymnein', un cantare per Dio con il grande canto delle creature, che si riflette e concretizza nella lode liturgica”.

Per questo, ha spiegato Benedetto XVI, si può dire che egli creò “la prima grande teologia mistica”, e anzi con lui la parola “mistica” “diventa più personale, più intima: esprime il cammino dell'anima verso Dio”.

Questo teologo del VI sec. ci insegna “che i più alti concetti su Dio non arrivano mai fino alla sua vera grandezza; sono sempre impropri”, perché “Dio è sopra tutti i concetti”.

“Nella semplicità delle immagini, noi troviamo più verità che nei grandi concetti – ha continuato –. Il volto di Dio è la nostra incapacità di esprimere realmente che cosa Egli è”.

Per questo si parla di una “teologia negativa”: “Possiamo più facilmente dire che cosa Dio non è, che non esprimere che cosa Egli è veramente”.

“Solo tramite queste immagini possiamo indovinare il suo vero volto, e dall'altra parte questo volto di Dio è molto concreto: è Gesù Cristo”; infatti “la strada verso Dio è Dio stesso”.

“L'amore vede più che la ragione – ha spiegato il Santo Padre –. Dov'è la luce dell’amore non hanno più accesso le tenebre della ragione; l'amore vede, l'amore è occhio e l'esperienza ci dà più che la riflessione”.

“Che cosa sia questa esperienza Bonaventura lo vide in San Francesco: è l’esperienza di un cammino molto umile, molto realistico, giorno per giorno, è questo andare con Cristo, accettando la sua croce”.

La figura di Dionigi Areopagita ritorna così di grande attualità, perché “egli appare come un grande mediatore nel dialogo moderno tra il cristianesimo e le teologie mistiche dell'Asia, la cui nota caratteristica sta nella convinzione che non si può dire chi sia Dio”, e che “solo entrando in questa esperienza del 'non' Lo si raggiunge”.

Infatti,“proprio quando uno entra nella profondità dell'incontro con Cristo si apre anche lo spazio vasto per il dialogo”.

“Quando uno incontra la luce della verità, si accorge che è una luce per tutti – ha osservato –; scompaiono le polemiche e diventa possibile capirsi l'un l'altro o almeno parlare l'uno con l'altro, avvicinarsi”.

“Il cammino del dialogo – ha concluso – è proprio l'essere vicini in Cristo a Dio nella profondità dell'incontro con Lui, nell'esperienza della verità che ci apre alla luce e ci aiuta ad andare incontro agli altri: la luce della verità, la luce dell'amore”.