Secondo Popper la società non esiste, anche se “la gente […] crede alla sua esistenza e di conseguenza dà la colpa di tutto alla società o all’ordine sociale”[1].
Il filosofo afferma l’esistenza soltanto degli individui e nega la realtà di tutto ciò che è collettivo come lo stato, la nazione, il partito, la chiesa etc. Inoltre sottolinea che “uno dei peggiori sbagli è credere che una cosa astratta sia concreta. Si tratta della peggiore ideologia”[2].
Secondo Popper esistono i singoli poliziotti e i singoli uomini politici, ma non esistono né la polizia né i partiti, e lo stesso discorso vale per tutte le istituzioni sociali. Esse sono tutte “cose astratte”.
Il più autorevole discepolo di Popper, Dario Antiseri, sostiene che il suo maestro si ispira alla scuola austriaca di economia, la quale ha messo in crisi l’atteggiamento collettivistico che è specifico delle scienze sociali. Esse, infatti, considerano l’individuo umano come un membro di un tutto sociale, cioè di una struttura, e nella sociologia “è addirittura impossibile immaginare l’esistenza di un uomo separato dal resto dell’umanità e non connesso con la società”[3].
Il caposcuola degli economisti viennesi, von Mises, ha rivoluzionato i tradizionali modelli interpretativi delle scienze sociali, affermando che il loro vero oggetto di indagine sono le azioni degli individui umani e non le strutture e il loro funzionamento.
La vita umana, secondo questo autore, “è una sequenza incessante di azioni singole”[4], le quali, comportano una infinità di conseguenze sociali, indipendentemente dagli scopi che si prefiggono gli individui che agiscono.
Questo modo di pensare che pone al centro della riflessione non le collettività, ma la persona, è stato aspramente criticato dalle ideologie che, come il marxismo, considerano l’essere umano come parte di un gruppo sociale[5].
von Mises non nega che totalità collettive come “le nazioni, gli stati, le municipalità, i partiti, le comunità religiose” possano addirittura determinare la vita umana[6], ma sottolinea che “una collettività funziona sempre per l’intermediazione di uno o parecchi individui”[7].
Esemplificando la sua tesi, l’autore aggiunge: “Il boia, non lo stato, giustizia il criminale. E’ la riflessione degli interessati che discerne nell’azione del boia un’azione dello stato”[8].
L’esistenza di nazioni, stati e chiese “diventa discernibile soltanto nelle azioni di certi individui”[9], i quali, soltanto, propriamente esistono, mentre “è illusorio credere che sia possibile visualizzare dei tutti collettivi”[10].
Riflessioni analoghe a quelle svolte da von Mises riguardo allo stato e alla nazione, possono riguardare anche la chiesa? Si può affermare che non esiste la chiesa, ma esiste soltanto questo o quel vescovo, questo o quel presbitero, questo o quel fedele?
Ad una prima analisi sembrerebbe di sì.
Sartre, entrando in una chiesa durante il momento della consacrazione, vede soltanto un prete che beve del vino e alcune donne inginocchiate. Scrive infatti nella Nausea: “Nelle chiese, al chiarore dei ceri, un uomo beve del vino davanti a donne inginocchiate”[11].
Sartre “vede” nella celebrazione eucaristica solo degli individui che compiono un rito, mentre de Lubac “vede” la presenza reale di Gesù Cristo in un sacramento, il quale rende possibile l’unità ecclesiale. Scrive il teologo, commentando la Didaché: “Come il pane e il vino formati da una miriade di chicchi di grano e di gocce di spremute da grappoli di uva, così questa comunità si forma dall’unificarsi di tutte queste persone che partecipano alla stessa eucaristia e diventano pertanto membra dell’unico corpo di Cristo”[12].
Le singole persone che partecipano al banchetto eucaristico sono membra del corpo mistico di Cristo, il quale vive in esse e fonda e alimenta, nel contempo, la Sua Chiesa.
La Chiesa, in quanto Corpo di Cristo, trascende sempre gli individui che la compongono; essi infatti sono le membra di Cristo, il quale è il capo del Corpo, colui che guida la Chiesa tramite i suoi Pastori, cum Petro et sub Petro.
La Chiesa è quindi soprattutto Gesù Cristo vivo oggi in una comunità ecclesiale, la quale costituisce il Suo popolo[13].
La Chiesa in quanto Corpo di Cristo esiste, a differenza delle altre istituzioni. Essa infatti, come ha ricordato recentemente Benedetto XVI, “non è una struttura; noi stessi cristiani, insieme, siamo tutti il Corpo vivo della Chiesa”[14].
Un corpo che è chiamato a dare la vita, che ha ricevuto da colui che è la Vita, per annunciare il Vangelo a tutte le genti, fino ai confini del mondo.
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NOTE
[1] K.R. Popper, La scienza e la storia sul filo dei ricordi, Intervista di G. Ferrari, Jaca Book – Edizioni Casagrande, Bellinzona 1990, p. 25.
[2] Ibidem.
[3] L. von Mises, L’azione umana. Trattato di economia, a cura di T. Biagiotti, Unione Tipografica – Editrice Torinese, Torino 1959, p. 40.
[4] Ibidem, p. 44.
[5] Le scuole di ispirazione hegelo-marxista e strutturalista fagocitano gli individui all’interno di strutture onnivore come la classe, il partito, lo stato, fino al punto che Althusser ha potuto affermare: “gli individui sono soltanto gli effetti della struttura” (L. Althusser, Leggere il capitale, citato in D. Antiseri, Liberi perché fallibili, Rubbettino, Messina 1995, p. 78. Il corsivo è mio; così anche in seguito.
[6] Cfr. ibidem, p. 41..
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Ibidem, p. 42.
[11] J.P. Sartre, La nausea, Einaudi, Torino 1962, p. 61.
[12] H. de Lubac, citato in P.J. Cordes, Partecipazione attiva all’Eucaristia, la “actuosa partecipatio”nelle piccole comunità, Edizioni San Paolo, Roma 1996, p. 80.
Il Papa sottolinea che “solo dopo il Concilio è stato messo in luce un elemento che si trova un po’ nascosto, anche nel Concilio stesso, e cioè: il nesso tra Popolo di Dio e Corpo di Cristo, è proprio la comunione con Cristo nell’unione eucaristica. Qui diventiamo Corpo di Cristo; cioè la relazione tra Popolo di Dio e Corpo di Cristo crea una nuova realtà: la comunione” (Benedetto XVI, Incontro con i parroci e il clero di Roma, Aula Paolo VI, Roma 14 febbraio 2013).
[14] Ibidem.