Un nuovo video per le suore di Maaloula. Questa volta il filmato, postato ieri su Youtube, mostra le fasi della liberazione delle monache e consta delle riprese in diretta di un certo Hadi Abdallah, uno dei ribelli attivisti, che mentre registra l’operazione, scambia parole con le suore e lascia dei commenti.
Il video mostra anche la consegna delle religiose alle autorità libanesi e lo scambio con 143 (secondo alcune fonti 153) donne prigioniere del governo siriano. Fra queste – riferisce l’agenzia AsiaNews – vi era una madre con tre figli, che si è scoperto essere Saja Dlaymé, irakena, moglie di un importante rappresentante di Al Qaeda.
Nel momento in cui avviene lo scambio vicino alla frontiera libano-siriana, il video mostra il gruppo di ribelli gridare “Allah Akbar!” di continuo, accompagnato da commenti sulla loro vittoria e dalla promessa di continuare a lavorare per la liberazione di tutti i prigionieri rinchiusi nelle galere del “tiranno” Bashar Assad.
Tutti i ribelli hanno il viso incappucciato. In una delle prime sequenze si vede uno di loro che trasporta in braccio una delle religiose più anziane. Le altre, provocate dalle domande di Abdallah, ringraziano Dio e tutti coloro che hanno contribuito alla felice conclusione del loro sequestro: “Dio vi protegga e vi dia la ricompensa”, dice una suora all’operatore.
Dopo la liberazione, nell’intervista a una televisione libanese, una delle suore ha dichiarato che tutte sono state “trattate bene” e che i rapitori del Fronte di Al Nusra “ci davano tutto quello che noi chiedevamo”. Ha aggiunto poi che “nessuno ci ha dato fastidio” e negato che i rapitori le obbligassero a non portare la croce al petto.
Dopo la consegna delle suore, avvenuta verso la mezzanotte del 9 marzo, si vede ancora nel video una donna velata venire verso i ribelli, accompagnata da due bambini e una bambina in braccio a un uomo. E mentre appaiono altre decine di donne muoversi verso il convoglio dei ribelli, gli attivisti gridano sempre più forte un entusiastico “Allah Akbar!”.
Uno di loro poi dice alla camera: “Non prenderemo riposo fino a che non otterremo la liberazione di tutte le nostre sorelle prigioniere nelle carceri del tiranno”. A concludere il filmato, un primo piano di uno dei bambini che sorride e dice che la sua abitazione è in Siria.
Lo scambio fra le suore e le prigioniere è avvenuto grazie alla mediazione della Sicurezza libanese e del Qatar. La liberazione delle religiose – annunciata già nella mattinata del 9 marzo da un tweet di una tv araba – ha subito enormi ritardi perché, poche ore prima, i ribelli avevano cambiato idea decidendo di rilasciare solo alcune delle suore e di liberare le altre a scambio avvenuto. I mediatori, però, sono rimasti fermi sull’accordo e avevano già deciso di tornare indietro, quando i ribelli hanno accettato di nuovo le vecchie condizioni. Tutti hanno escluso che sia stato pagato alcun riscatto, anche se il quotidiano Al Nahar – riferisce AsiaNews – afferma che i ribelli abbiano ricevuto 4 milioni di dollari americani.
Nel pomeriggio di ieri, 10 marzo, le 13 suore sono state portate alla chiesa della Croce a Damasco, dove è stata celebrata una messa di ringraziamento per il loro ritorno.