Era nata nel 1869 circa – lei stessa non sapeva la data precisa – nel Darfur, in Sudan. All’età di nove anni fu rapita da trafficanti di schiavi, picchiata a sangue e venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Da ultimo, come schiava si ritrovò al servizio della madre e della moglie di un generale e lì ogni giorno veniva fustigata a sangue, tanto che le rimasero per tutta la vita 144 cicatrici.
In un convegno di giovani, uno studente bolognese le chiese: “Cosa farebbe se incontrasse i suoi rapitori?”. Senza un attimo di esitazione, rispose: “Se incontrassi quei negrieri che mi hanno rapita, e anche quelli che mi hanno torturata, mi inginocchierei a baciare loro le mani; perché, se non fosse accaduto ciò, non sarei ora cristiana e religiosa… Se stessi in ginocchio tutta la vita, non dirò mai abbastanza tutta la mia gratitudine al buon Dio”.
Le sue parole sono parole di pace, di serenità, di perdono perché ha incontrato Gesù che le ha riempito il cuore con il Suo amore. Gesù, per lei, è davvero un tesoro davanti al quale, tutto diventa secondario; perfino le disgrazie che la aiutavano a conoscere Gesù, erano da lei considerate grazie e benefattori le persone che erano la causa e l’origine di tutte le sue sofferenze e tribolazioni.
Ciao da p. Andrea
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