Completato il ciclo sui sacramenti dell’iniziazione cristiana, papa Francesco ha dedicato l’Udienza Generale di stamattina al sacramento dell’Ordine.
Assieme al Matrimonio, l’Ordine costituisce una grande via attraverso la quale, “il cristiano può fare della propria vita un dono d’amore, sull’esempio e nel nome di Cristo, e così cooperare all’edificazione della Chiesa”, ha detto il Santo Padre in piazza San Pietro, davanti a circa 50mila pellegrini, accorsi numerosi nonostante il cattivo tempo.
Nei suoi tre gradi del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato, l’Ordine è “il Sacramento che abilita all’esercizio del ministero, affidato dal Signore Gesù agli Apostoli, di pascere il suo gregge, nella potenza del suo Spirito e secondo il suo cuore”, ha spiegato il Papa.
Il “gregge di Gesù”, ha proseguito, si pasce non con la “potenza” o la “forza umana” ma con “quella dello Spirito” e secondo il cuore di Gesù, “che è un cuore di amore”. Se un sacerdote, un diacono o un vescovo non guidano il loro gregge con amore, non rendono un buon servizio alla Chiesa, ha sottolineato il Pontefice.
I ministri che Dio sceglie perché lo servano, stanno, in un certo senso, “prolungando nel tempo la presenza di Gesù” e lo fanno “con il potere dello Spirito Santo in nome di Dio e con amore”.
Papa Francesco ha quindi sviluppato un “primo aspetto” della sua catechesi odierna in merito a quanti sono posti “a capo della comunità”. Essere a capo, ha spiegato, significa per Gesù “porre la propria autorità al servizio”. Un sacerdote o un vescovo che non si pone “al servizio della sua comunità non fa bene, sbaglia”.
Una seconda caratteristica riguarda “l’amore appassionato per la Chiesa” che il ministro di Dio “ama con tutto il cuore”, essendo “la sua famiglia”. Questo amore, ha sottolineato il Santo Padre, deve essere un riflesso dell’amore di Cristo per la Chiesa.
“È un mistero grande d’amore – ha detto -: questo del ministero sacerdotale e quello del matrimonio, due Sacramenti che sono la strada per la quale le persone vanno abitualmente al Signore”.
Il ministro di Dio deve infine ricordarsi di “non trascurare, anzi, di ravvivare sempre il dono che è in lui”. Il ministero sacerdotale o episcopale deve essere costantemente alimentato “con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, e con la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia”, altrimenti “si finisce inevitabilmente per perdere di vista il senso autentico del proprio servizio e la gioia che deriva da una profonda comunione con Gesù”.
È fondamentale anche confessarsi in modo frequente e regolare, in quanto i sacerdoti che non la compiono “alla lunga perdono l’unione con Gesù e diventano di una mediocrità che non fa bene alla Chiesa”. Da qui l’esortazione del Papa ad “aiutare i vescovi e i sacerdoti a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio che è il pasto quotidiano, a celebrare ogni giorno l’Eucaristia e andare a confessarsi abitualmente”, ai fini della loro “santificazione”.
Le vocazioni sacerdotali “non si vendono”, in quanto è “il Signore che chiama”. Il Santo Padre ha quindi raccomandato i giovani che hanno “sentito nel loro cuore questa chiamata” a servire Dio “per catechizzare, battezzare, perdonare, celebrare l’Eucaristia, curare gli ammalati” ed infine li ha esortati: “Curate questo invito e pregate perché cresca e dia frutto in tutta la Chiesa”.