Il segretario di Stato americano, Jonh Carry, ha annunciato ieri in un’intervista alla Cbs che gli Stati Uniti devono aprire a una trattativa con il Governo di Damasco per porre fine al conflitto siriano, il quale in quattro anni – come attesta l’Osservatorio siriano sui diritti umani – ha provocato 102.831 vittime civili, tra cui 10.808 bambini e 6.907 donne.
L’annuncio di Carry è stato accolto con favore dall’arcivescovo Jacques Behnan Hindo, a capo dell’arcieparchia siro-cattolica di Hassakè-Nisibi. Il presule ha detto all’agenzia Fides che la collaborazione con Bashar al Assad è “un’opzione che si doveva imboccare già da tempo” e che ora è diventata “una scelta obbligata, se davvero si vuole cercare una via d’uscita da questa tragedia iniziata quattro anni fa”.
Mons. Hindo sottolinea che “una proposta concreta di negoziato deve essere posta sul tavolo in tempi brevi”. In caso contrario – ha aggiunto -, “vorrà dire che si sta prendendo solo tempo, credendo così di favorire l’ulteriore indebolimento dell’esercito siriano, che in realtà sta guadagnando terreno su tutti i vari fronti”.
Il presule auspica inoltre che non vengano poste “pre-condizioni stupide e provocatorie” alla Siria. “In questo senso – ha aggiunto – non mi tranquillizzano le voci che prefigurano offensive militari nelle aree di conflitto autorizzate a non tenere in nessun conto i confini tra Stati sovrani. Non mi sembra un modo corretto di iniziare. Chi vuole il bene del popolo siriano e di quello iracheno, non può continuare a approfittare delle crisi per perseguire propri interessi geopolitici”.
Mons. Hindo fuga infine il campo da possibili equivoci mediatici, chiedendo di “farla finita anche di accreditare l’esistenza di fantomatici ‘ribelli moderati’. Perché col passare del tempo tutte le fazioni armate contro Assad si sono omologate all’ideologia jihadista”.