Bagnasco: "Invocare Dio per tagliare gole è una bestemmia. Gender crea 'transumano'"

Il cardinale apre i lavori del Consiglio permanente della Cei parlando di persecuzioni cristiane, immigrazione, attacchi alla famiglia e “malcostume” e “malaffare” in Italia

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Il “grande dono” del Giubileo della misericordia, ma anche la persecuzione dei cristiani nel mondo e il dramma degli immigrati in Italia, come pure gli attacchi alla famiglia e l’ideologia del gender. Non vi è tema tra quelli che segnano il momento attuale a sfuggire all’occhio vigile del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco.

Nella sua prolusione di oggi, in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale, che si protrarranno fino al 25 marzo, il porporato svolge la consueta analisi sulla situazione sociale del paese, senza dimenticare i fenomeni, vecchi e nuovi, che si registrano in diversi angoli del globo e a cui la Chiesa deve dare una risposta.

Prima, però, l’arcivescovo di Genova vuole ringraziare il Papa per l’Anno Santo della misericordia, che – sottolinea – si può sintetizzare nella “icona evangelica” del buon Samaritano. In quella parabola, infatti, Gesù “non solo annuncia l’azione misericordiosa del Padre, ma ne esplicita i diversi sentimenti e i gesti coerenti”. 

“Con il suo farsi prossimo”, il buon Samaritano “ha immesso nel mondo il germe di una rivoluzione” – afferma Bagnasco – e “ha gettato il guanto della sfida a una cultura individualista” che dice ‘no’ a “una visione che scarta il debole e lo abbandona al suo destino”.

Proprio in questa direzione si muoveranno i passi dell’episcopato italiano, annuncia il presidente Cei, guidati dalla riflessione sull’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, che orienterà i lavori sia dell’assemblea generale di maggio che del Convegno Ecclesiale nazionale di novembre, a Firenze.

Riflettendo sul presente, Bagnasco esprime poi a nome dei vescovi nostrani tutto il suo sconcerto per la crudeltà di cui sono vittime minoranze cristiane e non solo, in paesi dell’Africa e  del Medio Oriente. “Perché tanta barbarie compiaciuta ed esibita sul palcoscenico mediatico del mondo?”, domanda il cardinale, quasi ricercando un motivo razionale a cotanta barbarie.  “Perché non fermarsi neppure davanti ai bambini, agli inermi? È forse l’odio per l’Occidente? È forse il tentativo turpe e macabro di regolare i conti all’interno del proprio mondo culturale e seminare terrore tra coloro che la pensano diversamente?”.

“La ragione, prima ancora che le fedi – aggiunge il porporato – non può non condannare tanta barbara e studiata crudeltà contro le minoranze e in particolare contro i cristiani solo perché cristiani”. Tantomeno “può non condannare strategie folli e sanguinarie che portano indietro l’orologio della storia”.

Poi, bisogna dire basta alla strumentalizzazione della religione: essa “non può mai essere impugnata per uccidere o fare violenza”; anzi – rimarca con vigore il cardinale – “invocare il nome di Dio per tagliare le gole è una bestemmia che grida al cospetto del cielo e della terra”. Lancia quindi un nuovo appello all’Europa, perché si sottoponga ad “un serio esame di coscienza sul fenomeno di occidentali che si arruolano negli squadroni della morte”.  

Restringendo lo sguardo all’Italia, il cardinale Bagnasco snoda la sua riflessione su due parole: il “malcostume” e il “malaffare” denunciate da Papa Francesco nella sua visita di sabato a Napoli. Con la stessa durezza con cui il Pontefice ha stigmatizzato ogni forma di corruzione, il presidente dei vescovi italiani invita a combattere questo male reagendo “ad ogni livello”.

In particolare i vescovi – sottolinea -, “fedeli alla propria missione”, sono chiamati a dar voce alla gente “con l’unico intendimento di contribuire alla costruzione del bene comune, a partire dai più deboli e bisognosi”.

Perché “se l’onestà è un valore sempre e comunque, che misura la dignità delle persone e delle istituzioni, oggi, le difficoltà di quanti si trovano a lottare per sopravvivere insieme alla propria famiglia sono un ulteriore motivo perché la disonestà non solo non sia danno comune, ma anche non sia offesa gravissima per i poveri e gli onesti”.

Tutto questo, per l’arcivescovo di Genova, “è insopportabile”. Come insopportabile è vedere ancora gente, giovani e padri di famiglia, “invocare il lavoro” perché “l’ha perso” o perché “non l’ha mai trovato”. A tutti costoro Bagnasco esprime vicinanza.

Con gli stessi sentimenti si sofferma poi sulla “tragedia di uomini, donne, bambini, che attraversano il mare per raggiungere le nostre coste”. Anche questa una situazione – dice – che “richiede visione, energie e risorse, che attestino che l’Europa esiste come casa comune e non come un insieme di interessi individuali ancorché nazionali”.

Il cardinale non dimentica, infine, di volgere lo sguardo al mondo della cultura, della scuola e della famiglia, e, con la consueta schiettezza, lancia l’allarme sulla “dilagante colonizzazione da parte della cosiddetta teoria del gender”.

Questa ideologia – denunciata anche da Francesco a Napoli quale “sbaglio della mente umana” – “si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione”, evidenzia Bagnasco. Quando in realtà, “pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un ‘transumano’ in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”.

Secondo il presidente della Cei si tratta davvero di “una manipolazione da laboratorio, dove inventori e manipolatori fanno parte di quella ‘governance mondiale’ che va oltre i governi eletti, e che spesso rimanda ad Organizzazioni non governative che, come tali, non esprimono nessuna volontà popolare”. E tutto questo è molto grave. Per questo il porporato si rivolge a tutti i genitori d’Italia e li interpella: “Volete questo per i vostri figli? Reagire è doveroso”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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