Quante volte ho lavato i piatti fin da ragazzo. Ancora dal seminario osservavamo i turni per il servizio al lavello… Nulla di straordinario quindi lavare una ciotola.
Del resto se c’era un lavoro considerato di poco conto, di nessun valore era proprio quello dello “sguattero”, addetto a lavare i piatti. A scuola perfino al professore sfuggiva l’espressione poco incoraggiante per chi non era brillante nello studio: “Va a lavare piatti”.
Eppure per me si è rivelata qualcosa di importante, se vogliamo, di straordinario quell’occasione presa al volo. Avevo appena letto nella Storia d’un’anima, l’autobiografia di Teresa di Gesù Bambino che “Nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore”…anche il semplice raccogliere da terra per amore una gugliata di filo, vale davanti a Dio più di tutte le opere d’arte.
Avevo imparato che si ama il prossimo quando anche il più piccolo servizio lo fai per Gesù in lui.
Ero a colazione, avevo in mano la ciotola che di solito lasciavo nell’acquaio perché la lavasse Benedetto. Mi sentii spinto a lavarla, non tanto per lavarla, ma – ciò che mi sembrava straordinario e che non avevo mai fatto – per potervi mettere l’intenzione di amare Gesù in Benedetto, proprio come un atto d’amore.
L’ho fatto anche se mi sentivo poco allenato, quasi goffo, nel mettere questa intenzione in un gesto tanto banale. Mentre lavavo la ciotola mi ripetevo: “Per amore di Gesù in Benedetto”.
Mattino dopo mattino quel lavello mi attirava, quell’intenzione mi evangelizzava, quell’atto d’amore mi donava il gusto della vita cristiana.
Ha proprio ragione Teresa: non servono le grandi cose per amare, ma è l’amore che rende immenso anche ciò che appare minimo e ti fa “conoscere” Dio, perché Dio è amore.
Ciao da p. Andrea
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