Caffarra: "Togliere dalla famiglia la 'cataratta delle ideologie'"

Aprendo il convegno alla Santa Croce in vista del Sinodo, l’arcivescovo di Bologna invita a “tornare alla vita vera” e riscoprire la bellezza di matrimonio e famiglia

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La nostra società ha bisogno di riscoprire la bellezza del matrimonio e della famiglia, togliendo dagli occhi “la cataratta delle ideologie” che impedisce di vedere la realtà. Lo ha detto oggi il Cardinale Arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, aprendo i lavori del convegno Matrimonio e famiglia. La questione antropologica e l’evangelizzazione della famiglia, organizzato dalla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce.

Il superamento dei tentativi di “colonizzazione ideologica” della famiglia, come sono stati definiti da Papa Francesco, accanto alla riscoperta della “teologia del corpo e della sessualità” sono due elementi da cui ripartire per una vera riscoperta del “Vangelo della famiglia”, come si propone di fare il Sinodo dei Vescovi di ottobre. Per l’Arcivescovo di Bologna, va ripresa quella “teologia del corpo e della sessualità” presente nel magistero di San Giovanni Paolo II, in modo da generare un nuovo impegno educativo in tutta la Chiesa.

Durante il convegno si è evidenziato come la famiglia non sia un mondo isolato dal resto della vita: c’è bisogno di umanizzare tutti gli ambiti dell’esistenza, tra cui il lavoro e l’economia. In questo senso si è risaltata l’importanza dell’approccio pastorale di Papa Francesco nel voler ridare dignità a tutte le vittime degli egoismi, come ha sintetizzato la prof. Carla Rossi-Espagnet.

Al convegno sono state presentate alcune iniziative concrete, già applicate in diverse diocesi italiane, che hanno dato frutto sia nell’ambito della preparazione al matrimonio che nell’accompagnamento delle giovani coppie e dell’educazione dei figli e la mediazione famigliare.

L’esperienza raccontata dai coniugi Patrizio e Daniela Romano (Far-Famiglia) si è concentrata su come l’educazione dei figli aiuta alla coesione della famiglia. Nell’ambito della formazione delle giovani coppie, i coniugi Claudio e Laura Gentili (Betania) hanno descritto il paradosso di come “è nel momento della delusione che si apre la possibilità d’imparare ad amare veramente l’altro, con la sua storia”.

Da parte sua, Bruno Roma ha parlato dell’esperienza della mediazione come via per la riconciliazione degli sposi. Si tratta di un progetto che ha già sperimentato un 40% di casi di riconciliazione stabilmente risolti. Questo si avvale dell’esperienza di coppie “salde nei valori, collaudate nella loro vita matrimoniale” che accompagnano quelle in difficoltà con grande capacità di ascolto, empatia, umiltà e disponibilità.

Nella stessa linea di tornare alla concretezza dell’uomo, si sente il bisogno di ripensare il “diritto di famiglia”, togliendo quella “artificiosità” introdotta nelle diverse legislazioni degli Stati, che in questo modo finiscono per “determinare” la realtà. In fondo, come ha affermato il professore irlandese Paul O’Callaghan, “lo Stato, e con esso gli altri organismi governativi, semplicemente non sono in grado di gestire l’amore. Solo la famiglia lo può fare, e perciò merita l’appoggio dello Stato”.

Non esistono né sono mai esistite le “famiglie ideali”. Piuttosto, in tale contesto, la distinzione è tra le coppie che mantengono la speranza di poter portare avanti la loro famiglia, e coloro che gettano la spugna. Vivere con sano realismo, porta ad avere consapevolezza che “l’amore ha bisogno di tempo e spazio per crescere e consolidarsi”. Da una prospettiva cristiana, inoltre, c’è la consapevolezza che “l’abbondanza di grazia divina che la Chiesa promette ai suoi figli non agisce in modo astratto o simbolico ma in maniera molto reale, nel cuore stesso della vita umana”.

In diversi momenti si è riaffermato come, soprattutto davanti a situazioni difficili, sia necessario trovare il modo di far percepire la Chiesa come un “medico misericordioso, interessato alla salute del paziente, e non come qualcuno semplicemente attento a custodire un ordine formale”.

Altri interventi hanno evidenziato aspetti specifici dell’istituzione matrimoniale, come l’indissolubilità, la condizione sessuata, fede e verità consensuale. Accanto a questioni teoriche e di fondo non sono mancate le osservazioni più immediate centrate sulla convenienza di avere un sano spirito critico: “Le coppie – hanno osservato i coniugi Gentili – devono imparare a decodificare il loro tempo, i messaggi da cui sono bombardate, oltre che i loro modelli familiari e il pensiero della Chiesa sul matrimonio”.

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ZENIT Staff

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