Nuovo capitolo della controversia tutta italiana delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali contratti all’estero. La prima sezione del Tar del Lazio ha infatti accolto i ricorsi presentati da alcune coppie omosessuali contro il decreto del Prefetto di Roma del 31 ottobre 2014, con cui si annullavano le trascrizioni nel registro dello stato civile di Roma Capitale di matrimoni tra persone dello stesso sesso, celebrati fuori dal suolo italiano.
I giudici amministrativi hanno sì confermato che l’attuale disciplina nazionale non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e che, conseguentemente, matrimoni del genere non sono trascrivibili nei registri di stato civile; tuttavia – si legge nella sentenza – l’annullamento può essere disposto soltanto dall’Autorità giudiziaria ordinaria e quindi “il ministero dell’Interno e le prefetture non hanno il potere di intervenire direttamente annullando le trascrizioni”.
Intervenuto in una trasmissione televisiva, il ministro dell’Interno Angelino Alfano commenta così: “Altri giudici avevano dato ragione a noi”. Aggiunge inoltre che la sentenza non ha introdotto novità “dal punto di vista giuridico” e che, in ogni caso, il Tar non è “il vangelo” e ci saranno altri gradi di giudizio. Io, conclude Alfano, “ho semplicemente fatto rispettare la legge: c’è nel nostro ordinamento il divieto che due persone dello stesso sesso si sposino, se lo fanno all’estero e pretendono poi di trascriverlo in Italia fanno un atto in violazione della legge”.
Il Forum delle associazioni familiari, attraverso un comunicato, sostiene invece che “stupisce” che l’Autorità giudiziaria ordinaria non sia ancora intervenuta. Secondo il Forum, facendo fare “al Comune qualcosa che il Comune non può fare, si calpesta prima di tutto la dignità dell’istituzione Comune. E si ignora la legge nazionale”. “Pensateci bene – l’appello finale del Forum ai sindaci che hanno fatto queste trascrizioni -, e tornate sui vostri passi”.