Lettura

Solo l’evangelista Luca riporta la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, segno della sua sensibilità verso i temi della ricchezza e della povertà, del corretto uso dei beni e della carità. La parabola è strutturata in due tempi, divisi dalla soglia della morte. Nell’aldiquà della vita un abisso separa l’anonimo ricco, dedito ai «lauti banchetti», dal povero Lazzaro, «bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola»; nell’aldilà della vita un altro abisso separerà gli inferi, dove quel ricco si tormenterà, dal paradiso, dove quel povero si riposerà.

Meditazione

Nella parabola, Gesù accenna all’inferno e al «seno di Abramo» – tale è la traduzione più vicina al testo originale – ossia ai luoghi o, meglio, agli stati di vita che si aprono ad ogni uomo una volta concluso il pellegrinaggio terreno. Secondo alcuni, nel nostro tempo, c’è un assordante silenzio sulla morte, eppure – il discorso vale anche per chi non crede – la morte ci richiama a un giudizio sulla nostra vita e ci insegna a sentire la nostra esistenza come unica e quindi a non sprecarla. La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro non solo ci annuncia con chiarezza la vita e il destino eterni, ma ci ricorda anche che l’aldiquà è la premessa dell’aldilà, che l’uno sta all’altro come la semina sta al raccolto e che l’esercizio della nostra libertà «qui e ora» decide della nostra condizione «là e allora». L’abisso grande e invalicabile, che separerà per l’eternità gli inferi dal seno di Abramo, si è formato dalla distanza alla quale il ricco epulone volutamente teneva il povero Lazzaro. «Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce». La parabola ci invita a riconoscere che i beni in nostro possesso in realtà non sono nostri, ma vengono da Dio e che Dio ce li ha affidati per condividerli con gli altri. Se hai, hai per dare: così può essere riassunto l’insegnamento cristiano sull’uso dei beni. La Quaresima è tempo di preghiera, di digiuno e di elemosina. Di quest’ultima così Tobi parlava al figlio: «Dei tuoi beni fa’ elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da’ molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco poiché l’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare tra le tenebre».

Preghiera

Signore, allontana da me i desideri della carne, perché nessun cibo potrà saziarmi e nessun uomo potrà salvarmi. Solo affidandomi totalmente a te riuscirò a condividere con chi ha necessità le ricchezze che mi hai dato, perché qualsiasi povertà possa ricevere la luce della speranza.

Agire

Allungo senza paura le mie radici alla Fonte perché abbandonino l’aridità del mio egoismo. Il Signore non mi farà mancare nulla e nulla mancherà a coloro che stanno alla mia porta.

Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it