"Mai scimmiottare i media che cercano spettacolo nei conflitti e scandalizzano le anime"

Il Papa incontra i Paolini, in pellegrinaggio per il centenario del Beato Alberione, e li invita a comunicare la fede con gratuità, perché tutti “hanno il diritto di ricevere il Vangelo”

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Dopo la Messa a Santa Marta e la doppia udienza al Congresso della Pastorale delle Grandi Città e ai consacrati, l’intensa mattinata di Papa Bergoglio si è conclusa con un altro importante appuntamento: l’incontro con i partecipanti al pellegrinaggio della Famiglia Paolina, in occasione della chiusura dell’Anno centenario del Carisma paolino e nella memoria del fondatore il Beato Giacomo Alberione.

A loro il Papa ha ribadito l’esortazione a “vivere la fede e comunicarla”, perché tutti, “ogni uomo e donna che vive in questo mondo”, sono “destinatari della buona notizia che Dio è amore”. E i Paolini, in particolare, sono chiamati per primi a comunicare questo lieto annuncio mediante gli strumenti editoriali e multimediali tipici del loro carisma.

Tutto nel segno della “gratuità”, perché – ricorda Francesco, evocando le parole di Cristo nel Vangelo – “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Questo è “il segreto dell’evangelizzazione”: la gratuità, “senza affari”, “la gioia del dono ricevuto per puro amore” che “si comunica con amore”. L’evangelizzazione, inoltre – sottolinea il Santo Padre – “è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Molti di loro cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana”.

Tutti allora “hanno il diritto di ricevere il Vangelo”, ribadisce il Pontefice. E i cristiani “hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno”, anzi spingendosi sempre più in là, verso le “periferie esistenziali”. Una spinta che tra l’altro i Paolini hanno “proprio nel sangue, nel DNA”, osserva Bergoglio, grazie a don Alberione che nel tracciare la strada della Famiglia si è sempre ispirato alla figura e alla missione di San Paolo apostolo.

L’immagine da seguire è dunque quella di una Chiesa “in cammino verso una meta che tutto supera e tutto compie in Dio e nella sua gloria”. Una visione “espressiva della speranza cristiana”, afferma il Pontefice, che “mentre ci radica nell’impegno di annunciare Cristo e il suo amore per ogni creatura, ci impedisce di restare prigionieri delle strutture terrene e mondane”.

I consacrati, poi, “sono speciali testimoni” di tale prospettiva di speranza, con uno stile di vita “improntato alla gioia”. Gioia “che scaturisce dall’esperienza intima di Dio che riempie il nostro cuore e ci rende davvero felici”. Gioia alimentata dalla “genuina fraternità sperimentata nella comunità” e dalla “completa oblatività nel servire la Chiesa e i fratelli, specialmente i più bisognosi”.

Pertanto, “tutto il vostro lavoro, lo zelo apostolico, dev’essere pieno di questo amore” per l’unità della Chiesa, esorta il Papa. “Mai favorire i conflitti – raccomanda – mai scimmiottare quei media di comunicazione che cercano solo lo spettacolo dei conflitti e provocano lo scandalo nelle anime. Favorire sempre l’unità della Chiesa, l’unità che Gesù ha chiesto al Padre come dono per la sua sposa”.

Anche questo era un desiderio del Beato Alberione, il quale – ricorda Bergoglio – “scorgeva nell’annuncio di Cristo e del Vangelo alle masse popolari la carità più autentica e più necessaria che si potesse offrire agli uomini e alle donne assetati di verità e di giustizia”.  “Seguendo le orme di Gesù e ad imitazione dell’Apostolo delle genti”, il sacerdote piemontese “ha saputo vedere le folle come pecore sbandate e bisognose di orientamenti sicuri nel cammino della vita. Pertanto, ha speso l’intera esistenza a spezzare loro il pane della Parola con linguaggi adeguati ai tempi”.

Allo stesso modo, voi Paolini di oggi – esorta il Vescovo di Roma – “siete chiamati a spendervi al servizio della gente di oggi a cui lo Spirito vi manda, con creatività e fedeltà dinamica al vostro carisma, individuandole forme più idonee affinché Gesù sia annunciato”. Ma non basta solo dirlo, bisogna “testimoniarlo con la propria vita”, perché “tanti attendono ancora di conoscere” il Figlio di Dio. E “la fantasia della carità non conosce limiti e sa aprire strade sempre nuove”, anche nei più diversi ambiti sociali.

La missione è dunque “urgente”; essa – conclude il Pontefice – richiede quindi una “incessante conversione personale e comunitaria”. Perché “solo cuori totalmente aperti all’azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell’umanità bisognosa di speranza e di pace”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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