Se noi osservassimo il mondo nelle sue sequenze quotidiane, con l’equilibrio dell’uomo capace di non cadere nelle mille illusioni che lo avvolgono, capiremmo quanta stoltezza e insipienza regna tra di noi. Ogni cosa viene misurata con il metro del presente e legata solo alla storicità del momento. Non si va oltre. Non si guarda verso il cielo. Non si avverte quel filo sottile che ci unisce all’infinito. Quel Dio che adoriamo la domenica resta un simbolo ben sistemato nel calendario delle importanti tradizioni sociali e di famiglia. Ignoriamo il Suo metro invisibile con il quale Lui ci misurerà. Eppure l’effluvio della potenza del Signore è nelle nostre narici, nel nostro cuore, nella nostra mente, ma spesso permettiamo che venga coperto dagli odori di un materialismo sempre di più schiacciante e privo di sapienza celeste. Scrive, tra l’altro, il teologo mons. Costantino Di Bruno: “La storia cammina e avanza sempre su due rotaie: sul visibile storico e sull’invisibile divino. Se noi ci lasciassimo guidare dall’invisibile divino daremmo alla nostra vita saggezza e intelligenza. Invece sempre siamo guidati dalla stoltezza e insipienza. Vediamo il momento presente e ignoriamo che esso è per noi come l’esca per l’amo. Quando si è guidati dalla stoltezza pensiamo che domani per la nostra malvagità le cose andranno meglio”. Ogni uomo è sempre chiamato a scegliere tra due modelli opposti della natura umana. Sapienza e malvagità sono state, sono e lo saranno sempre, due strade centrali nel cammino dell’umanità. La scelta dell’una o dell’altra rispecchia in pieno il livello di maturità interiore e il percorso spirituale di ognuno, incidendo sul personale stile di vita.

Una “tessera sociale” essenziale o meno, nel mosaico della comunità di riferimento, per l’affermazione di grandi valori universali o di quei disvalori relativi, oggi arma non più segreta, in grado di giustificare la mancanza di impegno intellettuale e morale della società attuale. Eppure, nonostante tutto, ci professiamo credenti e facciamo fatica a diventare “padroni” della saggezza divina. Qualità superiore che è permessa all’uomo attento alla legge di Dio e pronto a modellare ogni istante della sua vita sulla Parola del vangelo. Se solo mettessimo nel cuore la bellezza e la straordinarietà della misura non comune della sapienza, come descritta nelle sacre scritture, potremmo dare il nostro reale contributo per cambiare in meglio il mondo che ci appartiene. Si legge infatti: “In lei, nella sapienza, c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile, penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili. La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa…”. Per quanto grande essa sia non può comunque cancellare la malvagità. Può solo svelarla, porla in evidenza, ma non distruggerla. Per distruggere la malvagità, la cattiveria, l’empietà, l’idolatria che governano il cuore sono necessarie la buona volontà dell’uomo, la sua conversione, la richiesta esplicita di perdono al Signore, l’immersione nella grazia dello Spirito Santo.

Il grande problema che pesa sulla coscienza dell’umanità è tutto nell’uso frequente della malvagità, lontana sempre da un interesse che sia per il bene comune. L’essere umano è bravo a camuffare il suo aspetto esteriore, quasi ad evocare quell’invisibile divino in cui non crede, ma che gli serve ad esibire una immagine di lealtà e finta saggezza dinnanzi al suo prossimo. Tutto questo nella migliore delle ipotesi, anche se spesso la sua arroganza perversa non ha problemi a prendere il sopravvento su ogni cosa. In molti casi non mostra persino alcuno indugio nell’utilizzare la sua forza fisica, economica, politica, professionale, familiare per imporre un suo punto di vista o per infangare e distruggere una vita altrui o di una intera comunità. Non teme conseguenze, anche se come tutti gli uomini non può non aspettarsi una fine ingloriosa. Lo storico vissuto è la traccia visibile di ciò che ognuno di noi avrà in cambio nel suo futuro. Leggo di Marco, nella parabola in cui il padrone manda infine il figlio a ritirare dai contadini affittuari la parte di raccolto spettante: “Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri”. Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo in modo chiaro come questa profezia infallibilmente si compie ogni giorno. Si è realizzata con Cristo Gesù, si realizzerà con tutti gli individui che useranno la malvagità, quale mezzo necessario a guidare lo storico visibile in cui esistono, annullando dalla propria permanenza terrena l’invisibile divino e la sapienza che in esso regna sovrana. La vigna sarà loro tolta. Saranno travolti dalle personali iniquità, a meno che non si convertano e si lascino guidare dalla Parola del Signore.  

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