Si apre oggi il tempo liturgico dell’Avvento, il tempo per eccellenza dalla speranza cristiana, che è, prima di tutto, un atteggiamento di vita interiore che si manifesta nell’ardente desiderio della attesa della venuta del Signore.

La speranza cristiana è caratterizzata da tre momenti: l’attesa della venuta ultima e definitiva del Signore Gesù alla fine dei tempi (la parusia); l’attesa della venuta quotidiana di Gesù  nella nostra vita di pellegrini sulla terra (la venuta presente); l’attesa storica del Messia per il popolo di Israele, avvenuta duemila anni fa (la venuta storica).

Maria è la donna della speranza, che ci aiuta a comprendere queste tre venute, perché Lei stessa ha vissuto queste attese in modo unico ed irripetibile.

Maria è la figlia di Sion, una donna umile di un piccolo villaggio alla periferia del grande impero romano, dove Ella viveva nel suo cuore un attesa fiduciosa della venuta del Suo Signore. Il suo ardente desiderio di accogliere la venuta del Salvatore è stato esaudita in maniera singolare e straordinario. Maria non solo ha vissuto l’attesa, ma è divenuta partecipe, per la grazia dello Spirito Santo, di diventare la porta del cielo per permettere a Gesù di vivere nel mondo con l’umanità della Madre.

La benedizione della speranza cristiana è diventata in Maria cooperazione al mistero dell’incarnazione.

Maria è modello di ogni cristiano, perché manifesta che l’attesa non è sterile, la speranza cristiana non è una idea, non è un sentimento, non è una auspicio. La speranza cristiana è la fervente attesa dell’incarnazione di Gesù nella propria storia.

La speranza cristiana è autentica quando viene incarnata attraverso gesti concreti di carità. Questo è l’esempio che ci ha lasciato Maria quando ha accettato la maternità divina proposta dall’angelo. La testimonianza di Maria lascia vedere con chiarezza quella speranza che racchiude la disponibilità al servizio, la disponibilità ad un amore non solo volitivo ma anche fattivo.

Questa speranza è il dono che la “piena di grazia” vuole regalare ad ogni uomo e donna di ogni tempo: riconoscere in ogni essere vivente (a partire dai poveri e dagli emarginati) il volto del Cristo, dedicarsi all’ascolto delle persone sole, sostenere i giovani nel loro cammino di formazione umana e spirituale, pregare per le anime del purgatorio, donare tempo e risorse per le necessità materiali e spirituali degli scartati di questo mondo.

Queste sono alcune delle manifestazioni dell’incarnazione della speranza cristiana, che si traducono nel rendere presente ad ogni uomo le parole di Gesù, lasciate agli Apostoli e alla Chiesa di ogni tempo prima di salire al cielo: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20).

Vi è un altro importante aspetto della speranza cristiana, che in Maria ha raggiunto la sua realizzazione quando è stata assunta in cielo: la speranza nella resurrezione, la speranza di essere sempre accanto al Signore.

Maria, immagine e modello della Chiesa, ha nutrito tante speranze che sono state esaudite durante la sua vita terrena: vedere il corpo mistico di Cristo espandersi rapidamente, assistere a giudei e pagani far parte della stessa comunità cristiana, riconoscere la forza dello Spirito che Gesù ha mandato per sostenere le persecuzioni e il martirio dei primi cristiani, sentire annunziare le parole e le opere di suo Figlio.

Tutte queste speranze rimandano alla grande speranza della resurrezione, che in Maria è stata vissuta sempre come certezza del ritorno del suo Figlio, in virtù della sua predestinazione, del suo essere piena di grazia, e del suo essere stata fedele discepola del suo Figlio.

Per queste ragioni la missione di Maria trascende il tempo della sua vita terrena. La speranza di Maria è una speranza pasquale. Proprio in Maria il legame tra il Natale (il compimento della speranza del’incarnazione) e la Pasqua (il compimento della speranza della resurrezione) si realizza pienamente. Maria accoglie la nascita di Gesù (Natale), vive la sua vita affianco a Gesù, sino a quando non avviene quel distacco terreno al momento dellla passione e della morte del suo Figlio (la Pasqua).

Pensando a Maria possiamo affermare con certezza che Ella avrà avuto una fortissima comunione con il suo Figlio anche dopo l’ascensione al Cielo di Gesù. Questo suo legame, in virtù della presenza del Risorto e dell’azione dello Spirito Santo, ha sostenuta la gioia e l’entusiasmo di Maria nel compimento della sua missione evangelizzatrice sulla terra,  ma sempre con il pensiero e il cuore rivolto al santo desiderio di essere accolta in cielo accanto a Suo Figlio.

In virtù della speranza di Maria di vivere sempre unita a Dio e rimanere vicino ad ogni essere umano, Maria può essere contemporaneamente Madre del Figlio di Dio e Madre del figlio dell’uomo, Madre della Chiesa celeste e Madre delle Chiesa pellegrina, Madre della speranza e Madre della carità, Regina dei martiri e Regina delle vergini,  Regina degli angeli e Regina dei predicatori e dei confessori cristiani.

Maria, avendo vissuto una adesione fedele al Figlio di Dio, ha la volontà e la capacità di rimanere vicino ad ogni essere umano. Per questo chi rimane vicino a Maria viene contagiato dalla pienezza della speranza della Madre, quella speranza cristiana che non delude mai, perché Dio non delude mai in tutto quello che ha promesso. E la più grande promessa che ci fa Maria è quella che ha ascoltato e visto dal suo Figlio: la vita eterna frutto di una fede ricolma della grazia dell’eternità.

Allora in questo tempo di Avvento siamo chiamati a contemplare il volto di Maria, affinché il suo cuore di Madre possa riscaldare il cuore dei suoi figli, affinché nessuno si lasci rubare la speranza, vivendo una vita piena di gesti di carità, e così poter correre senza esitazione verso la comunione dei santi del cielo, insieme con Maria che siede per sempre Regina vicino a suo Figlio Gesù.