Emotività e analisi scientifica attentamente bilanciate nel ricordo di un uomo, Giovanni Paolo II, che ha influenzato la vita di milioni di persone, orientando il corso della storia con ripercussioni che si avvertono tuttora e che ancora si avvertiranno in futuro. Questa la cifra caratterizzante dell’incontro svoltosi il 13 novembre, presso l’Aula Magna dell’Università LUMSA di Roma, per presentare l’opera in due volumi Giovanni Paolo II: linee di un pontificato, scritta a quattro mani da due personalità della cultura come Mario Agnes e Michele Zappella, che hanno vissuto per vent’anni accanto al Papa Santo.
Angelo Scelzo, vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, ha introdotto i lavori affermando che siamo in presenza di un’opera che ripercorrere integralmente il grande magistero di Giovanni Paolo II grazie ad un attento e particolareggiato utilizzo dei documenti originali.
Andrea Riccardi, autore di una delle più complete biografie di Wojtyla, ha aperto il suo intervento definendo l’opera di Agnes e Zappella come un lavoro “umile ma anche estremamente ambizioso”. L’umiltà va riferita al costante e documentato riferimento agli scritti del Pontefice; l’ambizione consiste nel fatto che i due volumi puntano ad offrire un ritratto non solo del pensiero di Giovanni Paolo II ma anche delle sue “visioni”.
Perché Wojtyla – ha sottolineato Riccardi – operava soprattutto “attraverso le visioni”. Per comprendere le linee di fondo del suo pontificato, dobbiamo considerare non solo l’elevatezza del pensiero spirituale e filosofico, ma anche la partecipazione alle grandi sfide del nostro tempo. Perché Giovanni Paolo II è stato un uomo profondamente immerso nella storia, vivendone anche le contraddizioni. È stato un pastore e un uomo di preghiera ma anche un uomo che voleva cambiare la storia, che non accettava la rassegnazione.
Riccardi ha quindi illustrato la continuità tra l’opera di Paolo VI e quella di Giovanni Paolo II con una frase ad effetto: “Paolo VI ha scritto il grande spartito della Chiesa postconciliare, che Giovanni Paolo II ha cantato in modo creativo”. Wojtyla aveva vissuto per anni sotto l’oppressione del giogo sovietico, e quindi l’esperienza del Concilio rappresentò per lui un’occasione di grande apertura: un’occasione di viaggi e di incontri che preludeva all’atteggiamento empatico del futuro Pontefice. Come scrisse il cardinale Ratzinger, Giovanni Paolo II è stato l’uomo che ha visto più gente al mondo; la sua vita è stata “invasa” dalla gente. E attraverso il dialogo continuo e la sua memoria formidabile, ha percorso, a sua volta, un grande itinerario di conoscenza.
Poi Riccardi si è soffermato sul Giubileo dell’anno 2000, al quale l’opera di Agnes e Zappella dedica un intero capitolo. Il Giubileo può essere considerato la “chiave ermeneutica del pontificato di Wojtyla”: l’affermazione di un popolo cristiano che vive nel tempo e nella storia, e attraversa il confine del millennio con l’ansia vivificante di un mondo migliore.
Il fondatore di Sant’Egidio ha infine ricordato lo “spirito di Assisi” per il dialogo interreligioso e la spiritualità di Wojtyla quale si esprimeva nella preghiera: Wojtyla è stato un “grande maestro di preghiera”. Il testamento di Giovanni Paolo II – ha concluso – costituisce ancor oggi una base per guardare al futuro. E i due volumi di Agnes e Zappella sono un’opera libraria non solo da leggere, ma una “enciclopedia del pontificato di Wojtyla”.
Alla funzione storica di Giovanni Paolo II si è anche richiamato l’intervento del cardinale Sepe: “Nuova evangelizzazione significa riprendere in mano il corso della storia, rispetto al quale l’umanità non deve abdicare perché la storia è presenza di Dio nella vita degli uomini e delle comunità”, ha detto.
Fra gli aspetti del pontificato di Wojtyla che i due autori hanno voluto mettere in rilievo – universalità, ecclesialità e spiritualità – il porporato ha voluto soffermarsi soprattutto su quest’ultimo: “La sua spiritualità era intrisa di una umanità che non aveva confini. Ha insegnato e praticato la via della santità”. E a tale proposito, il cardinale ha ricordato la gestualità che Wojtyla esprimeva nella preghiera: “S’immergeva totalmente con la testa fra le mani e perdeva ogni dimensione dello spazio e del tempo per un colloquio intimo con Dio”. Quindi Sepe ha ricordato quello che ha definito “il Vangelo della sofferenza” di Giovanni Paolo II, mentre dal suo letto di dolore tentava di impartire la benedizione e il suo braccio era bloccato dalle flebo.
Il cardinale ha poi parlato delle tre Encicliche di Giovanni Paolo II sulla dottrina sociale della Chiesa, e non ha mancato di fare un accenno al Giubileo riferendo un aneddoto che conferma lo spirito scherzoso di Wojtyla: “Qui ci vorrebbe il dito di Dio”, aveva commentato Sepe in presenza del Papa. E il Santo Padre aveva risposto: “Non solo il dito, ma tutto il braccio di Dio!”.
“Giovanni Paolo II – ha concluso il cardinale Sepe – è stato un grande profeta e, come tutti i grandi profeti, più passa il tempo e più la sua figura s’ingigantisce: serviranno ancora altri studi per approfondire la figura di questo Papa”.
In assenza del prof. Agnes, impossibilitato a intervenire, i ringraziamenti e i saluti sono stati formulati dal coautore Michele Zappella, che per vent’anni commentò il magistero di Giovanni Paolo II sull’Osservatore Romano quando Agnes ne era direttore. Il prof. Zappella ha riconosciuto al cardinale Sepe il ruolo di “giudice supremo” per la supervisione dell’opera ed ha sottolineato che essa è stata stampata grazie alla LER – Libreria Editrice Redenzione, che lavora solo con intendimenti di carattere apostolico. Ha quindi ringraziato la Fondazione Biagio Agnes per la collaborazione.
Zappella ha spiegato il “perché” dei due volumi: “Quando sei anni fa io e Mario Agnes abbiamo abbozzato il progetto, la biografia di Wojtyla era già ricca. Ma c’era una lacuna. Mancava uno studio che documentasse l’opera di Giovanni Paolo II nella sua completezza, considerando che il grande Pontefice ha scritto circa sessantamila pagine”. Questi due libri – ha concluso – costituiscono una guida che vuole mettere a disposizione di tutti il patrimonio pontificio più ampio della storia della Chiesa: “Con quest’opera io e Mario Agnes abbiamo anche assolto ad un debito di gratitudine verso Giovanni Paolo II”.