Centinaia di persone sono insorte a Raipur, capitale dello Stato indiano del Chattisgarh, dopo la strage di donne causata da un’operazione di sterilizzazione di massa organizzata dalle autorità pubbliche. Il bilancio parla di scontri con la polizia e notevoli danni ad alcune auto, oltre alla paralisi della città.
Le vittime accertate dell’operazione sono 13, mentre altre 14 donne versano in condizioni gravi. “Le prime constatazioni suggeriscono che all’origine del decesso ci sia stato uno shock settico. Sembra che il materiale usato fosse infetto, stiamo aspettando il rapporto dell’inchiesta”, afferma all’Afp un responsabile del governo locale, Amar Thakur.
Secondo la testimonianza di alcune donne, esse sarebbero state costrette a sottoporsi all’operazione in cambio di un indennizzo di 1.400 rupie (circa 20euro). I primi sintomi post-operazione sono stati il vomito e in seguito il collasso. Pessimi i riscontri igienici: la stampa indiana asserisce che un medico e il suo assistente avrebbero utilizzato lo stesso materiale per 83 operazioni.
Il primo ministro Narendra Modi ha ordinato un’inchiesta e quattro funzionari responsabili della sanità del governo locale sono stati sospesi. Il chirurgo che ha praticato le sterilizzazioni è stato intanto raggiunto da una denuncia della polizia.
Ciò non deresponsabilizza tuttavia il governo centrale. Le sterilizzazioni di massa fanno infatti parte del piano di pianificazione familiare che in India è molto diffuso. “Il governo è ossessionato dalla pianificazione familiare e inganna le donne: dice che è una passeggiata ma non è così perché le cure sono inadeguate. Spesso i chirurghi non sono qualificati e dopo l’operazione le pazienti non vengono seguite”, denuncia alla Bbc Puneet Bedi, ginecologo e attivista indiano.