Cari studenti universitari,
tra pochi giorni saremo ad Orvieto per il tradizionale pellegrinaggio degli universitari all’inizio del nuovo anno accademico. La scelta è legata anzitutto alla celebrazione del 750° anniversario del miracolo eucaristico di Bolsena - di cui il Duomo di Orvieto è segno non solo di fede ma anche di arte affidato alla storia dell’umanità - e poi al tema di riflessione del cammino pastorale: eucarestia e nuovo umanesimo.
Ci guiderà il capitolo 8 del vangelo di Marco, e in particolate il versetto 14, nel quale l’evangelista descrive la situazione dei discepoli: “non avevano che un solo pane”. Infatti avevano dimenticato i pani.
Dai pani al pane!
La dimenticanza dei pani sollecita Gesù ad intervenire nella discussione tra i discepoli, i quali si lamentavano dicendo: “non abbiamo pane”(Mc. 8,16). C’è un pane, ma non ci sono i pani!
Precedentemente Marco aveva inserito la richiesta di un segno da parte dei farisei (cf. Mc. 8,11-13). La discussione rivela il cuore dei discepoli: non ci sono i pani, a che serve un pane? Aspettiamo un secondo miracolo! Il capitolo 8, infatti, inizia proprio con il miracolo della moltiplicazione dei pani: Gesù dà da mangiare a oltre 4 mila persone e avanzano oltre sette sporte di pezzi (cf. Mc. 8,1-10).
Dai pani al pane!
Cari amici,
la questione del pane è la questione della vita. Portare il pane a casa, è la gioia del papà, della mamma. Vedere i propri figli riuniti a tavola e condividere il companatico, quale frutto dell’impegno fisico e intellettuale: è la vera storia di ogni uomo!
Ricordo anch’io la gioia di essere a pranzo e a cena con i genitori e i fratelli. Era il momento più bello della giornata. Ero atteso per condividere il pane! Era il dono del pane la forza per impegnarmi, per non perdere tempo, per offrire il mio tempo ai miei amici in Parrocchia, in Università.
Era il pane del lavoro dei miei genitori!
Quando si rompe questo rapporto, dal pane si va ai pani!
I pani del miracolo, non il pane del lavoro. I pani pretesi, ma mai conquistati! Insomma i pani che mi fanno crescere, ma non amare! Quanti pani sono perduti ed
eliminati nella nostra società! In questi anni forse un po’ meno per la crisi economico- finanziaria! Ma lo spreco continua!
Ma ciò che più deve preoccuparci è che ci sono ancora pani, i resti delle sporte, ma non c’è il pane, quell’unico pane che i discepoli avevano sulla barca. Le risorse per dar da mangiare a tutti ci sono ancora! Manca il pane dell’amore!
L’umanità ha cercato più volte di pianificare la distruzione dei pani, ma con scarso successo. Si pensi alla pianificazione del progetto marxista, o a quella più fantasiosa della mano invisibile del capitalismo. Non ci sarà vera distribuzione dei pani senza il pane! I pani delle moltiplicazioni non possono saziare la vita dell’uomo. Solo Gesù di Nazaret si è fatto interprete di questa aspirazione dell’uomo, perché solo Lui conosce l’uomo. Sì, i pani delle moltiplicazioni possono rispondere ad un bisogno immediato, ma non potranno costruire l’esistenza umana.
Non ci si può fidare dei pani dei miracoli, ma solo del pane dell’amore!
“Non capite ancora?” (Mc, 8,21).
Cari amici,
andiamo a Orvieto per rispondere insieme alla domanda di Gesù. Una domanda davvero decisiva per la mia vita e quella della società, nella quale ritorna la nostalgia del miracolo della moltiplicazione dei pani. Ma non ci sarà più alcuna moltiplicazione. C’è un solo pane e questo è sufficiente!
Quante volte abbiamo fatto la comunione e non c’è ne siamo accorti!
Se cerchi ancora miracoli e non ti sei preoccupato di contribuire alla condivisone dei pani è perché non Lo hai incontrato, come i discepoli. Era sulla barca, ma non avevano capito chi fosse: forse speravano che fosse qualcuno che conta nel mondo economico-finanziario!
Il Pane, l’unico pane, chi cui c’è bisogno è Gesù di Nazaret! Ed era lì, accanto a loro: ma loro pensavano ancora al miracolo. Oggi diremmo pensavano alle leggi di stabilità che, nel nostro tempo, davvero assumono il segno di un miracolo!
C’è bisogno dell’unico Pane!
Ma io, tu, non ci crediamo! Dobbiamo confessarlo con umiltà. Penso che non ci fidiamo che il dono di quell’unico Pane sia sufficiente per sfamare tutti gli uomini! Quante volte abbiamo preferito anteporre la nostra azione di carità verso i fratelli alla Sua presenza. Prima i pani, poi il pane, quell’unico Pane.
Cari amici,
la vera rivoluzione culturale è il passaggio dai pani all’unico Pane. Pensare il contrario è entrare nell’utopia, l’utopia di chi non conosce il cuore dell’uomo e le dinamiche della storia.
Tu cerchi l’unico Pane, saziati di questo Pane e sarai promotore della dignità dell’uomo. Perché quel Pane è frutto dell’amore e tu ti scoprirai trasformato nell’amore. I pani, forse, non li vedrai ma sono già in azione, hanno già iniziato a sfamare i fratelli, perché sono i pani dell’amore e non del miracolo. E l’amore ha vie più ampie rispetto a quelle delle programmazioni economiche!
Invita i tuoi amici a mangiare l’unico Pane e vivrai la gioia di costruire una comunità di uomini e donne che non credono alle moltiplicazioni, ma diventano lievito per far fermentare la pasta e dare il pane a tutti!
A te futuro economista, giurista, tecnologo delle aziende, operatore finanziario, a tutti voi cari studenti, vorrei affidarvi questa mia confidenza: dal 1977 non ho mai trascorso un giorno senza fare la comunione. Prima l’Eucarestia, poi tutto il resto! Non importa se non sarò ricordato per la distribuzioni dei pani. E’ per me già un vanto aver scoperto la presenza di quell’unico Pane nella barca! Tutto il resto è bene che resti nel segreto!
Vi auguro di vivere l’esperienza di Orvieto scoprendo, anche in questo tempo di gravi difficoltà economiche, che quell’unico Pane non verrà mai a mancare; neanche i pani. Ma per preparali c’è bisogno di un lievito fertile. E questo lievito sei tu!
A presto ad Orvieto!