Quand’ero piccolo vedevo un mio cugino ventenne, tre volte alla settimana, terminato il lavoro della giornata, lavato, sbarbato e profumato, partire in bici con un mazzetto di fiori, fischiettando la nota canzone: “Quel mazzolin di fiori…”
-Mamma, a chi porta quei fiori, Nicola? – li porta alla morosa…El ghe vol ben! Una sera portava le rose; un’altra i garofani. Ogni sera un mazzo di fiori diverso; ogni sera in una confezione diversa. Chi ama ha la fantasia fervida, non è mai ripetitivo. Anzi gli stessi gesti ripetuti tutti i giorni, più volte al giorno, ma dettati da amore vero, recano sempre la nota della sorpresa, della novità, della creatività.
Nel periodo delle vacanze ho passato alcuni giorni in alta montagna; ho avuto occasione con un amico di camminare nelle pinete, tra gli abeti, attraversare prati.
Le montagne mi hanno, sì, incantato, ma mi ha molto sorpreso la quantità e la varietà dei fiori che, ad ogni quota, accompagnavano i nostri passi. Ci attraevano particolarmente i fiori sbocciati tra le rocce. Fiori di tutti i generi, di tutte le dimensioni.
Ci ripetevamo, scherzosamente, ma profondamente commossi: “Chi ha seminato questi fiori? Per chi se non per te e per me? È proprio vero che i fiori te li presenta sempre un innamorato. Allora dalle sue mani bisogna riceverli, con occhi da innamorati bisogna guardarli.”
Incontrando un bambino che, seduto sulle spalle del babbo, guardava una macchia di fiori piccolissimi, nati sopra il muschio della roccia, gli chiesi: “Chi ha seminato questi bei fiori?” – “Il vento” mi rispose.
Eh, sì – conclusi – quello è proprio un Vento innamorato di te e di me.
Ciao da p. Andrea
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