A breve anche l’Italia potrebbe avere la sua legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Secondo quanto trionfalisticamente riportato due giorni fa da Repubblica, entro la fine di ottobre il presidente Matteo Renzi si presenterà in Consiglio dei Ministri con un testo di legge sul tema.

Esso prevedrebbe reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte e possibilità di assistenza negli ospedali e nelle carceri, partecipazione ai bandi per le case popolari, sussidi fiscali. Non escluderebbe inoltre l’adozione, possibile però solo laddove uno dei due membri della coppia sia il genitore biologico del bambino.

In Francia, nel 2013, l’approvazione del matrimonio omosessuale fu il detonatore che innescò il movimento di protesta noto come Manif pour Tous. Valicando le Alpi, l’onda di indignazione verso progetti di legge che avviano quel processo di “demolizione della famiglia” ha contagiato anche il nostro Paese.

E ora che un testo legislativo simile a quello francese - dal quale si differenzia perché non si menziona il termine matrimonio - è sul punto di essere approvato anche qui, la Manif pour Tous Italia è pronta ad affilare metaforicamente le armi. Filippo Savarese, portavoce del movimento, afferma a ZENIT che “noi contestiamo l’istituzionalizzazione di nuove forme di famiglia, poiché crediamo che - come dice la sentenza della Corte costituzionale 138/2010 - un conto è la famiglia e un conto sono i diritti dei singoli conviventi”. Distinzione, quella tra famiglia e unione civile, che secondo Savarese non viene tutelata né dal Ddl Cirinnà fermo al Senato né dalle civil partneship proposte da Renzi.

Le preoccupazioni prendono forma concreta se si analizzano i possibili scenari. Il punto di mediazione dell’Esecutivo per far ingerire la pillola delle unioni civili anche ai tradizionalmente refrattari a tale ipotesi, consisterebbe nel contenimento delle adozioni entro l’ambito del legame biologico tra uno dei due proposti genitori e il piccolo.

Un punto di mediazione che, tuttavia, scivola rovinosamente sul tema della maternità surrogata e della fecondazione eterologa. “Con una simile legge - spiega Savarese - si può andare all’estero, avere un bambino con questi metodi, tornare in Italia, vederselo riconosciuto come figlio biologico e farlo adottare anche all’altro partner”.

Un sistema che, inoltre, produrrebbe un effetto domino sulla disciplina corrente delle adozioni. “Un giudice - osserva il portavoce della Manif - potrebbe ritenere incostituzionale permettere a una persona di adottare il figlio del proprio convivente e non permettere a una coppia dello stesso sesso di adottare un minore in stato di abbandono”. È così che si andrebbero a “ledere i diritti dei più piccoli per soddisfare i desideri di una minoranza esigua di adulti”.

L’imminente approvazione di questa legge è stata annunciata strategicamente in una fase storica in cui le ragioni di chi difende il diritto naturale sembrano sgretolarsi al cospetto di quella che Savarese non esita a chiamare “un’onda mediatica totalmente distorta”. Egli si riferisce alle interpretazioni strumentali di “ciò che a gocce trapela dal Sinodo in corso sulla famiglia, soprattutto riguardo a ‘presunte’ aperture della Chiesa cattolica a nuove forme di convivenza”.

Anche per smascherare questo subdolo meccanismo prima che veicoli l’opinione pubblica, c’è bisogno di una risposta forte della società civile. Il corno della Manif pour Tous Italia risuona nelle parole del suo portavoce: “Crediamo sia arrivato il momento che tutti coloro che hanno a cuore i diritti della famiglia così come sanciti dalla Costituzione e soprattutto i diritti dei nascituri a non veder la loro esistenza manipolata dai desideri di altre persone, debbano dirlo chiaramente. E debbano dirlo chiaramente in una piazza”. L'organizzazione sta già lavorando per iniziative prossime venture in tal senso. Non manca infine un appello alla Conferenza episcopale italiana, “affinché non abbia timori e non resti in silenzio” dinanzi a questa “ristrutturazione ideologica della società”.