Avere misericordia verso i poveri, contro la "cultura dello scarto"

Videomessaggio del Papa ai partecipanti alla riunione annuale della Catholic Charities Usa, fondazione cattolica impegnata nella lotta alla povertà

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“L’immagine di Dio” si riflette negli occhi sofferenti degli emarginati e degli esclusi, per questo “siamo chiamati ad essere in strada”, proni verso chi ha bisogno di assistenza. Così papa Francesco si è rivolto, attraverso un video-messaggio in lingua spagnola, ai partecipanti alla riunione annuale della Catholic Charities Usa, fondazione cattolica impegnata nella lotta alla povertà negli Stati Uniti. Dettare il passo; cambiare il corso è il titolo dell’incontro, che si è svolto a Charlotte dal 5 al 7 ottobre.

Compito del cristiano – ha detto il Pontefice – è quello di comportarsi come il Buon Samaritano e come “l’albergatore”, due figure che appaiono nel Vangelo di san Luca quali esempi di compassione. Un compito che per essere attuato richiede una buona dose di determinazione, giacché si contrappone a una cultura dominante che Francesco torna a chiamare  – citando l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium – “dello scarto”.

“Abbiamo dato inizio alla cultura dello scarto che, addirittura, viene promossa”, commenta il Vescovo di Roma. La sua diagnosi è approfondita: “Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma  di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori”. Secondo il Papa, “gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi”. Va invece ricordato che “nessuno deve essere uno scarto, nessuno deve essere escluso dall’amore di Dio e dalla nostra attenzione”.

Rivolgendosi ai componenti della Catholic Charities, il Santo Padre afferma: “Siete le stesse mani di Gesù nel mondo. La vostra testimonianza aiuta a cambiare il corso della vita di molte persone, famiglie e comunità. La vostra testimonianza aiuta a cambiare i cuori”. Uno spazio del discorso il Papa lo riserva poi alla visita fatta dal suo predecessore Giovanni Paolo II nel 1987, durante l’annuale riunione che si tenne a San Antonio, nel Texas. Occasione in cui il Pontefice canonizzato ad aprile esortò la fondazione a “unire, trasformare e servire” chi è nel bisogno con “azioni dirette ad alleviare le loro ansie, a rimuovere i loro fardelli, e allo stesso tempo condurli alla dignità dell’autosufficienza, all’autogestione”.

“Servire i poveri – ha aggiunto papa Francesco – significa anche difenderli e provare a  riformare le strutture che causano o perpetuano la loro oppressione”. Il Santo Padre chiama dunque la Catholica Charities “motore della Chiesa che organizza l’amore”, nonché “il sale, il lievito e la luce che regala un segno di speranza a coloro che sono nel bisogno”. “Voi – ha proseguito – con la vostra testimonianza di incontro con il  Signore, che ci dona una vita di abbondanza e gioia, aiutate a cambiare il corso delle vostre comunità locali, dei vostri Stati, del vostro Paese e del mondo. La gioia di servire, di promuovere il bene di tutti, segue la chiamata della Chiesa primitiva che voleva dare risposta a tutte le necessità”.

Del resto, il cuore del messaggio cristiano e la misericordia verso i poveri, coloro i quali – ha concluso Francesco – “ci precederanno nel Regno dei cieli, ci apriranno i cancelli. Siamo chiamati ad essere Chiesa, siamo chiamati a essere un popolo dei poveri e per i poveri”.

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ZENIT Staff

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