Camminare insieme sull'esempio di papa Francesco

All’apertura dell’anno accademico 2014-2015 della Pontificia Università Laternanense, monsignor Enrico dal Covolo, trae un bilancio del suo primo quadriennio da rettore e illustra il suo programma per il prossimo

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Inizia l’anno accademico 2014-2015 della Pontificia Università Lateranense. Il rettore, mons. Enrico dal Covolo, confermato per un secondo quadriennio da Papa Francesco, ha incontrato il 6 ottobre scorso i docenti dell’Ateneo spiegando loro le linee guida che caratterizzeranno i prossimi mesi di quella che “a titolo speciale, è l’Università del Papa”. Di seguito il suo discorso.

***

Cari Docenti,

iniziamo – per volontà di Papa Francesco – il secondo quadriennio del mio rettorato, e riprendiamo insieme, con coraggio, il percorso formativo che ci siamo proposti fin dal 2010.

1. Vi riepilogo anzitutto, per sommi capi, tale percorso. In questi anni abbiamo avviato un progetto articolato di rinnovamento e di qualificazione della nostra Università, a partire da un’attenta riflessione sull’idea stessa di università e sulla cultura della qualità accademica.

Come certamente ricorderete, tale progetto prevedeva due obiettivi di fondo e due linee operative.

I due obiettivi di fondo, strettamente connessi fra loro, a tal punto che si può parlare di un unico obiettivo,sono:

a. lo studio dell’emergenza educativa, delle sue cause, dei suoi fenomeni e dei suoi rimedi;

b. la formazione dei formatori, che è poi la vera terapia, cioè la risposta appropriata dell’Università del Papa dinanzi alla medesima emergenza educativa.

Negli anni scorsi abbiamo messo a fuoco tale obiettivo grazie a numerosi eventi e iniziative, ma soprattutto grazie all’impegno generoso di ogni giorno.

Le due linee operative, orientate al conseguimento dell’obiettivo indicato sono:

a. lo sviluppo della comunicazione, all’interno e all’esterno dell’Università (spesso ciò che non è comunicato, è come se non esistesse…);

b. la promozione della pastorale universitaria, che – proprio come un navigatore – ci ricorda costantemente la nostra mèta finale: l’evangelizzazione della cultura. Nella nostra Università, chi ha maturato dentro di sé questa consapevolezza fa pastorale universitaria sempre: quando insegna, quando studia, quando scrive, quando prega, quando dialoga… e anche quando è alla mensa o al bar.

2. In linea generale, il programma dello scorso quadriennio rimane valido e operativo anche per i prossimi anni. Molte cose le abbiamo già fatte, ma è urgente approfondirne alcune implicazioni o aspetti importanti.

In particolare, per il prossimo anno accademico 2014-2015vi propongo di riflettere e di impegnarci su una questione cruciale e sempre più dibattuta(anche se la bibliografia italiana sostanzialmente la ignora):desidererei che mettessimo a fuoco il tema della didattica universitaria.

Anche di questo argomento ci siamo già interessati negli anni scorsi.

Tanto per cominciare, ho pensato bene di ristampare con qualche aggiornamento – e di mettere subito a vostra disposizione – il fascicolo: Carità intellettuale. La “deontologia” del Docente nella Pontificia Università Lateranense. Contiene il testo di una conferenza che ci ha tenuto il prof. Michele Pellerey il 21 febbraio 2011. Vi si parla distesamente della “competenza esperta” nella ricerca scientifica, e – appunto – nella didattica universitaria (pp. 9-29).

Un altro strumento che potrà accompagnare tale “competenza esperta” è il volume intitolato Orientamenti metodologici e norme redazionali per gli elaborati accademici.

“Le pagine di questo libro”, ho scritto nella Presentazione, “non hanno alcun’altra pretesa, se non quella di essere utili agli studenti della Pontificia Università Lateranense (PUL) e a chi pubblica presso la sua Casa Editrice, la Lateran University Press. Si tratta anzi di uno strumento precettivo per gli elaborati scritti delle Facoltà e degli Istituti Lateranensi. Il volume è chiaramente scandito in due Parti, a loro volta articolate in due Capitoli. Il primo Capitolo, da me personalmente curato, deve molto al celebre manuale di Metodologia di Raffaele Farina (oggi Cardinale archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa). Approfitto qui per ringraziarlo dei suggerimenti e della revisione d’insieme. Il secondo Capitolo, coordinato da Paolo Gherri con la collaborazione di alcuni professori e ricercatori della nostra Università, prosegue le riflessioni generali del primo Capitolo – centrato soprattutto sulle tappe del lavoro scientifico –, e le declina al servizio mirato di ‘chi scrive nella PUL’. Segue la seconda Parte del volume, che dagli ‘elementi generali’ trascorre alle ‘metodologie disciplinari specifiche’, tenendo conto delle due grandi aree di insegnamento e di ricerca della PUL: l’area teologico-filosofica e l’area delle scienze giuridiche. Il terzo Capitolo, coordinato da Antonio Sabetta – ma sempre con la collaborazione di altri docenti –, è dedicato alla prima delle due aree, e il quarto Capitolo alla seconda. Paolo Gherri ha curato anche quest’ultimo Capitolo e ha rivisto tutto il volume. Negli scorsi quattro anni di rettorato ho insistito molto sull’idea di università, sulla cultura della qualità accademica, sulla pastorale universitaria, sul tutoraggio e sulla comunicazione. Ho raccomandato in varie occasioni – come autorevolmente ha fatto il Papa Francesco a Cagliari il 22 settembre 2013 – la solidarietà accademica, affinché nessuno rimanga indietro… Questo volume – pure con i limiti della prima edizione di uno strumento tecnico – vuol essere un segno concreto di solidarietà, all’inizio di un anno nel quale ci proponiamo di riflettere sulla didattica universitaria, e di impegnarci generosamente in essa”.

3. Termino – come già vi ho anticipato – con alcune considerazioni sul quadriennio trascorso e sulla mèta che ci proponiamo.

Riguardo al primo punto, mi limito a dire che nei quattro anni scorsi ho cercato di fare il Rettore-Vescovo di questa Università con uno stile ben preciso. E’ lo stile di una presenza costante, che si prende cura delle persone e delle situazioni. A tale proposito, vi confermo la mia volontà di proseguire nel medesimo cammino.

Torniamo adesso della mèta che ci sta davanti.

Le grandi società la chiamano Vision, ovvero la direzione comune di marcia, la destinazione verso cui andare.

A ognuno di voi sarà capitato di assistere a una scena di questo genere: giovani o adulti, che mangiano attorno a una tavola, e tra una portata e l’altra frugano nei loro cellulari, tra le loro applications.

Questo non deve andar bene per noi: l’Università Lateranense non può essere la somma di interessi individuali. Occorre promuovere l’eccellenza della cultura accademica, vale a dire la formazione integrale di tutti i membri della comunità universitaria: ma questa eccellenza resterà una mera utopia, se non lavoriamo insieme con obiettivi comuni. La Vision spinge l’Università verso l’innovazione condivisa, e solo così le legittime aspirazioni personali trovano spazio e compimento; solo così il processo di autovalutazione ci condurrà a elaborare la Magna Charta dell’offerta formativa caratteristica della PUL.

Dalla Vision discendono le priorità del programma di quest’anno.

Ve ne indico tre.

a. Attivare una riflessione sulla micro-didattica, ovvero sul metodo di insegnamento. Non si tratta semplicemente di sensibilizzarci all’uso di strumenti digitali e di supporti didattici. Più profondamente, occorre comprendere che la società in cui viviamo sta mutando nella sostanza le strutture cognitive che presiedono all’apprendimento (su questo tema la bibliografia angl
ofona è molto ricca). Si tratta inoltre di promuovere esperienze di interdisciplinarità e di condivisione interfacoltà degli obiettivi formativi da raggiungere. Abbiamo già cominciato a fare qualche cosa con le Facoltà filosofico-teologiche, avviando la riflessione comune sulla sintesi teologica; e l’importante riforma delle Facoltà giuridiche – da me fortemente voluta e promossa –, con la successiva creazione dei dipartimenti, è finalizzata proprio a tale scopo. Ma occorre estendere e consolidare tutto questo.

Un’attenzione particolare dovremo dedicarla alla “formazione dottorale”, intesa come didattica di eccellenza, sostenuta da seminari di elevato profilo scientifico. Va incoraggiato il percorso dei “dottorati congiunti” (con altre istituzioni universitarie), che ha già offerto qualche buon risultato. 

Anche sui criteri della valutazione bisognerà tornare a riflettere, perché siano ridotti i margini di arbitrarietà, che nel corso dell’anno accademico causano non poche tensioni.

La riflessione che vi propongo, perché risulti operativa, dovrà abbattere ogni forma didattica autoreferenziale e vanitosa, e promuovere la buona sostanza dell’insegnamento e della formazione. Diciamo di no al “docente auto designer”; facciamo spazio, invece, alle relazioni costruttive con gli studenti. Facilitiamo il contatto con loro (gli orari di ricevimento, il tutoraggio, la correzione puntuale e paziente degli elaborati, la rapida corrispondenza e-mail…), e valorizziamo lealmente la rappresentanza studentesca.

b. Vigilare diligentemente sulle questioni economiche. È scontato che non basta attirare studenti con l’amo delle borse di studio. Occorre piuttosto attirare talenti, perché il livello della vita universitaria e della ricerca  si elevi. Questo criterio sarà determinante per me nel prossimo quadriennio.

c. Allargare gli orizzonti del sapere. Serve allargare l’orizzonte del sapere disciplinare alle dimensioni della fede e dell’amore, soprattutto nella presente congiuntura storica, in cui assistiamo – pressoché impotenti – a terribili atrocità, legittimate dal ricorso a un’“appartenenza religiosa” fasulla.

Il che si traduce – specie in questa Università – nella vocazione di tutto il Corpo docente alla testimonianza, e in definitiva a una conversione profonda: da semplici docenti da ascoltare dobbiamo diventare maestri da seguire… Perché senza la carità che urge in noi, tutto il nostro sapere è “come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita”.

Andiamo avanti, con tranquillità e rinnovato impegno.

Personalmente la fiducia del Santo Padre mi dà molta serenità, e di questo gli sono profondamente grato.

                                                                                                  Il Rettore Magnifico

                                                                                                  + Enrico dal Covolo

                                                                                                Vescovo tit. di Eraclea                                      

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ZENIT Staff

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