Maradiaga assicura: "Pieno sostegno alla Chiesa irachena". E ai jihadisti: "Basta con queste atrocità!"

In una lettera del 15 agosto al patriarca Sako e a mons. Warduni, il porporato hondureño assicura la vicinanza materiale e spirituale alla Chiesa locale e a tutte le minoranze vittime di persecuzioni

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“Potete contare su di noi”. E’ rassicurante l’invito che il presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, ha rivolto al patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, e al vescovo Shlemon Warduni, presidente di Caritas Iraq, in una lettera inviata lo scorso 15 agosto.

Il poroporato ribadisce a nome dell’organismo da lui presieduto pieno “sostegno e solidarietà alla Chiesa irachena, come agli operatori della Caritas locale e a tutte le congregazioni religiose e alle altre organizzazioni che forniscono un aiuto concreto alle comunità”.

“Abbiamo assistito con cuore dolente al dislocamento in massa di oltre 1.200.000 persone, in fuga dall’orrore nella speranza di salvare la propria vita e quella delle loro famiglie”, scrive Maradiaga. E osserva con rammarico che “nonostante i progressi concreti nell’ambito del riconoscimento dei diritti delle minoranze a livello internazionale, cristiani, yazidi, curdi, shabak, madei e altri popoli sono vittima di atrocità inaudite”.

Il cardinale si dice, inoltre, profondamente preoccupato “per le conseguenze che questa recente impennata di violenza potrebbe avere sul dialogo tra musulmani e cristiani”, come pure “sulla pacifica coesistenza desiderata e apprezzata dalla maggioranza dei musulmani e dei cristiani in Medio Oriente, come anche in ogni altra parte del mondo”. 

Elogia quindi “il coraggio e la fermezza dimostrata dalla Chiesa irachena e da tutte le persone di buona volontà di fronte a questi crimini contro l’umanità”, ribadendo ancora una volta la vicinanza fisica e spirituale della Caritas Internationalis “per alleviare le sofferenze” di questa gente, “fornire cibo e un tetto o guarirle dai traumi che stanno subendo”.  

Infine, il porporato hondureño ricorda nella lettera le parole di Papa Francesco, quando disse: “La violenza non si vince con la violenza, ma con la pace”. Con coraggio si rivolge allora direttamente ai militanti dell’Is esortandoli a porre fine alle loro brutalità e lavorare invece per la costruzione di società “in cui tutti gli esseri umani, che appartengano a comunità minoritarie o meno, possano vivere in pace”.

Un’ultima parola anche per i leader mondiali, a cui il presidente di Caritas Internationalis chiede un impegno su più fronti: garantire la sicurezza delle persone coinvolte, ripristinare lo stato di diritto e interrompere le forniture di armi a tutti color che commettono questi crimini contro la vita e la dignità umana.

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ZENIT Staff

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