Pubblichiamo di seguito la meditazione di monsignor Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, per la puntata di domenica 17 agosto 2014 del programma di informazione religiosa “Ascolta si fa sera” di Rai Radio 1.
***
Un contadino portava l’acqua dalla sorgente fino al villaggio in due grosse anfore, legate sulla groppa dell’asinello, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio perdeva acqua. L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto, senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione. “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io…”, si vantava tutta tronfia, “invece tu sei un colabrodo!”
Un mattino, la vecchia anfora si lamento con il padrone: “Sono cosciente dei miei limiti. Mi dispiace che tu sprechi il tuo tempo, la tua fatica e il tuo denaro per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono sempre mezza vuota. Ti prego, perdona la mia debolezza e le mie ferite…”
Lì per lì il padrone non disse nulla.
Ma il giorno dopo, durante il tragitto, si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della strada: è bellissimo, tutto pieno di fiori. E questo è capitato grazie a te, che ogni giorno involontariamente lo annaffiavi. Io ho solo gettato qualche seme, e tu – senza saperlo e senza volerlo – spargendo la tua acqua hai reso allegro, colorato e profumato il nostro cammino di ogni giorno”.
Anche la donna cananea, di cui abbiamo sentito parlare oggi nel Vangelo, si riteneva un’anfora rotta, degna al massimo delle briciole della mensa padronale. Era una cananea, e non apparteneva al popolo eletto!
Ma la logica del Signore è ben diversa da quella degli uomini. Egli esalta gli umili e abbassa i potenti. Gradisce la preghiera del pubblicano e della cananea, non quella del fariseo…
Ciascuno di noi sa di avere le sue screpolature, più o meno nascoste.
Ma ciascuno di noi, se lo vuole, può portare il suo contributo al miglioramento della società e della storia nonostante i suoi difetti: addirittura, per grazia suprema, anche attraverso i suoi difetti…
+ Enrico dal Covolo