Offriamo di seguito il testo integrale del discorso che papa Francesco ha pronunciato questo pomeriggio nell’incontro con i leader dell’apostolato laico, svoltosi nel Centro di Spiritualità a Kkottongnae.
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Cari fratelli e sorelle,
sono grato di avere questa opportunità di incontrare voi, che rappresentate le molte espressioni del fiorente apostolato dei laici in Corea: sempre è stato fiorente! E’ un fiore che rimane! Ringrazio il Presidente del Consiglio dell’Apostolato Laico Cattolico, il Signor Paul Kwon Kil-joog, per le gentili espressioni di benvenuto da parte vostra.
La Chiesa in Corea, come sappiamo, è erede della fede di generazioni di laici che hanno perseverato nell’amore di Gesù Cristo e nella comunione con la Chiesa, nonostante la scarsità di sacerdoti e la minaccia di gravi persecuzioni. Il beato Paul Yun Ji-chung e i martiri oggi beatificati rappresentano un capitolo straordinario di tale storia. Essi diedero testimonianza alla fede non soltanto mediante le loro sofferenze e la morte, ma anche con la loro vita di amorevole solidarietà l’uno verso l’altro nelle comunità cristiane, caratterizzate da esemplare carità.
Questa preziosa eredità si prolunga nelle vostre opere di fede, di carità e di servizio. Oggi, come sempre, la Chiesa ha bisogno di una testimonianza credibile dei laici alla verità salvifica del Vangelo, al suo potere di purificare e trasformare il cuore umano, e alla sua fecondità nell’edificare la famiglia umana in unità, giustizia e pace. Sappiamo che vi è un’unica missione della Chiesa di Dio, e che ogni cristiano battezzato ha un ruolo vitale in questa missione. I vostri doni di laici, uomini e donne, sono molteplici e vario è il vostro apostolato, e tutto ciò che fate è destinato alla promozione della missione della Chiesa, assicurando che l’ordine temporale sia permeato e perfezionato dallo Spirito di Cristo e ordinato alla venuta del suo Regno. In modo particolare, desidero riconoscere l’opera delle molte associazioni direttamente coinvolte nell’andare incontro ai poveri e ai bisognosi. Come dimostra l’esempio dei primi cristiani coreani, la fecondità della fede si esprime in solidarietà concreta nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, senza alcun riguardo alla loro cultura e allo stato sociale, perché in Cristo «non c’è greco o giudeo» (Gal 3,28). Sono profondamente grato a quanti di voi, con il lavoro e con la testimonianza, portano la consolante presenza del Signore alla gente che vive nelle periferie della nostra società. Questa attività non si esaurisce con l’assistenza caritativa, ma deve estendersi anche ad un impegno per la crescita umana. Non solo l’assistenza, ma anche lo sviluppo della persona. Assistere i poveri è cosa buona e necessaria, ma non è sufficiente. Vi incoraggio a moltiplicare i vostri sforzi nell’ambito della promozione umana, cosicché ogni uomo e ogni donna possa conoscere la gioia che deriva dalla dignità di guadagnare il pane quotidiano, sostenendo così le proprie famiglie. Ecco, questa dignità, in questo momento, è minacciata da questa cultura del denaro, che lascia senza lavoro tante persone… Noi possiamo dire: “Padre, noi diamo loro da mangiare”. Ma non è sufficiente! Colui e colei che sono senza lavoro devono sentire nel loro cuore la dignità di portare il pane a casa, di guadagnarsi il pane! Affido questo impegno a voi.
Desidero inoltre riconoscere il prezioso contributo offerto dalle donne cattoliche coreane alla vita e alla missione della Chiesa in questo Paese, come madri di famiglia, catechiste e insegnanti e in altri svariati modi. Allo stesso modo, non posso non sottolineare l’importanza della testimonianza data dalle famiglie cristiane. In un’epoca di crisi della vita familiare – lo sappiamo tutti – le nostre comunità cristiane sono chiamate a sostenere le coppie sposate e le famiglie nell’adempiere la loro missione nella vita della Chiesa e della società. La famiglia rimane l’unità basilare della società e la prima scuola nella quale i bambini imparano i valori umani, spirituali e morali che li rendono capaci di essere dei fari di bontà, di integrità e di giustizia nelle nostre comunità.
Cari amici, qualunque sia il contributo particolare che date alla missione della Chiesa, vi chiedo di continuare a promuovere nelle vostre comunità una formazione più completa dei fedeli laici, mediante una catechesi permanente e la direzione spirituale. In tutto ciò che fate, vi chiedo di agire in completa armonia di mente e di cuore con i vostri pastori, cercando di porre le vostre intuizioni, i talenti e i carismi al servizio della crescita della Chiesa nell’unità e nello spirito missionario. Il vostro contributo è essenziale, poiché il futuro della Chiesa in Corea, come in tutta l’Asia, dipenderà in larga parte dallo sviluppo di una visione ecclesiologica fondata su una spiritualità di comunione, di partecipazione e di condivisione dei doni (cfr Ecclesia in Asia, 45).
Ancora una volta esprimo la mia gratitudine per quanto fate per l’edificazione della Chiesa in Corea nella santità e nello zelo. Possiate trarre costante ispirazione e forza nel vostro apostolato dal Sacrificio eucaristico, dove l’amore per Dio e per l’umanità, che è l’anima dell’apostolato, viene comunicato e nutrito (cfr Lumen gentium, 33). Su di voi, sulle vostre famiglie e su quanti partecipano alle opere corporali e spirituali delle vostre parrocchie, delle associazioni e dei movimenti, invoco gioia e pace nel Signore Gesù Cristo e nell’amorevole protezione di Maria, nostra Madre.
Vi chiedo, per favore, di pregare per me. E adesso tutti insieme preghiamo la Madonna, e poi vi darò la benedizione.
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Benedizione
Grazie tante e pregate per me. Non dimenticatelo!
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