In Italia e nel mondo non molti hanno compreso, ma la visita del Pontefice alla Chiesa Evangelica di Caserta, è il segno di un dialogo ecumenico che potrebbe avere sviluppi di carattere storico. Nell’intervista che segue, Matteo Calisi racconta la storia dei rapporti che il cardinale Bergoglio intratteneva con la Chiesa Evangelica Pentecostale, la più grande realtà cristiana dopo la Chiesa cattolica con oltre mezzo miliardo di aderenti. Fin dal 2002 Matteo Calisi è stato il Presidente della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships (CFCCC), organismo di Diritto Pontificio, riconosciuto dal Pontifcio Consiglio dei Laici. Nel 2004 è stato vicepresidente e rappresentante del Sud Europa per l’International Catholic Charismatic Renewal Services (ICCRS). Nominato nel 2008 da papa Benedetto XVI, è stato membro del Pontificio Consiglio dei Laici fino alla fine del dicembre scorso.

Che cosa è successo nel corso della visita del Papa alla Chiesa Evangelica a Caserta?

Calisi: La visita di papa Francesco alla Chiesa Evangelica di Caserta del 28 luglio scorso, ha avuto un carattere privato anche se l'evento ha un significato di portata storica. È la prima volta che un Pontefice si reca in visita ad una Chiesa Evangelica Pentecostale, ed anche se a molti può risuonare insolita, dobbiamo ricordare che papa Francesco, da Arcivescovo di Buenos Aires, intratteneva delle relazioni stabili con le Chiese pentecostali della sua Città e partecipava a diversi incontri pubblici e privati con esponenti di queste comunità evangeliche. 

Ha avuto l'opportunità di osservare questo di persona?

Calisi: Io personalmente ho avuto il privilegio di assistere a questo processo iniziato nel 2003 a Buenos Aires che ha condotto alla costituzione dell'iniziativa ecumenica denominata "Comunione rinnovata tra cattolici ed evangelici nello Spirito Santo" (CRECES) e che prosegue sino ad oggi. La visita a Caserta s'inserisce, dunque, in questo dialogo cattolico-pentecostale che papa Francesco conosce molto bene. Inoltre durante il culto di adorazione nella Chiesa pentecostale di Caserta, il Santo Padre ha colto l'occasione per chiedere perdono a nome di quei battezzati cattolici che si resero complici delle persecuzioni alle Chiese pentecostali da parte del regime fascista. Un atto di giustizia dovuto sull'esempio dei gesti di perdono compiuti dai precedenti Pontefici. Un altro dato significativo è che secondo il Santo Padre non si deve usare la parola "setta" per appellare un gruppo di cristiani. Bisogna saper distinguere cosa sono le attitudini settarie che si possono riscontrare in qualsiasi gruppo religioso, sia esso cattolico o evangelico o ortodosso, da cui ravvedersi, ma è estremamente offensivo ed ingiusto definire una Chiesa cristiana nel suo insieme con il termine di "setta". La richiesta del perdono si è dunque accompagnata dalla richiesta di purificazione del linguaggio: fattore importante per la guarigione delle memorie del passato.

Secondo Lei quindi, la visita del Papa a Caserta ha un più ampio significato?

Calisi: L'incontro di Caserta precede e va oltre il significato stesso della visita realizzata. Il Vescovo di Roma è ben conscio dell'urgenza della ricerca dell'unità fra la Chiesa Cattolica e le Chiese Evangeliche Pentecostali. Al Movimento Pentecostale aderiscono oltre mezzo miliardo di cristiani e rappresenta la seconda confessione cristiana per consistenza numerica solo dopo la Chiesa Cattolica. Il Movimento Pentecostale è il movimento in più rapida crescita di tutt'intera la storia della Chiesa Cristiana, non ci sono altri precedenti. Un movimento nato dallo Spirito Santo senza fondatori umani, così poco conosciuto dagli specialisti ed ecumenisti specie qui in Italia, che ha visto una crescita sorprendente nel secolo scorso da 0 a 600 milioni di aderenti. In Italia il movimento pentecostale rappresenta quasi il 70% del protestantesimo italiano con cui la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) non ha ancora instaurato una relazione. Rispetto alla copiosa letteratura accademica del mondo anglosassone, basti pensare alla istituzione accademica Society for Pentecostal Studies con la pubblicazione del giornale di teolofia Pneuma, in Italia possiamo riferirci solo alla pregiata opera del prof. Massimo Introvigne, La sfida Pentecostale (LDC Torino) e alle ricerche del Centro Studi sulle nuove religioni "Cesnur" di Torino. Siamo grati alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino in Roma per aver istituito già da alcuni anni dei corsi di formazione sul "pentecostalismo" tenuti dalla prof.ssa Teresa Francesca Rossi. Ma nei piani di studi delle Università e degli Atenei Pontifici, come anche nei seminari per la preparazione dei futuri sacerdoti cattolici, il "pentecostalismo" è una materia di studio nella quasi totalità assente. Dal punto di vista storico esiste un consolidato dialogo teologico ufficiale tra alcuni rappresentanti pentecostali (solo a titolo personale) e la Santa Sede, iniziato dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II che ha pubblicato importanti documenti d'indubbio valore teologico-pastorale (cfr. Enchiridion Oecumenicum). Per il resto ben poco si conosce sulle attività ecumeniche condotte a livello di base tra i fedeli cattolici e pentecostali, il cosiddetto "ecumenismo spirituale".

(La seconda parte dell'intervista sarà pubblicata domani, 8 agosto 2014)