Apri il cuore, se vuoi capire

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Lettura

Tra i gruppi del Giudaismo, i Farisei – che avevano preso corpo nell’epoca dei Maccabei e che sopravviveranno alla catastrofe del Tempio (70 d.C.) – si distinguevano per l’attesa di un messia discendente di Davide; per l’attaccamento alla Tradizione, che era interpretata anche mediante una legge orale; ma soprattutto, per la rigorosa fedeltà al passato d’Israele, contro il nuovo che sopraggiungeva. Il racconto esaspera i tratti legalistici dei Farisei, presentandoli come difensori ad oltranza dei rituali lavacri prima dei pasti che, invece, i discepoli di Gesù non osservano. 

Meditazione

Ciò che Geremia aveva scritto in un Libro – con l’oracolo che promette di suscitare dal popolo un re –, ai tempi di Gesù era devotamente creduto e sperato anche dai Farisei. Essi, infatti,  attendevano un messia, discendente dal re Davide. Tra di loro, ricordiamolo, vi erano anche Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo, Simeone, i quali svolgono ruoli importanti nei Vangeli. Solo che tra loro prevaleva, a volte, anche una troppo stretta osservanza delle norme rituali, col rischio di chiudere il cuore e, quindi, di non capire. È il caso del Vangelo di oggi: un legalismo eccessivo porta a rimproverare i discepoli del rabbì Gesù, perché essi non lavano ritualmente le mani prima di prendere i pasti e, quindi, stando alle regole della tradizione, si cibano con mani impure, sporcando se stessi e gli alimenti. È sufficiente osservare norme igieniche per diventare puri anche dentro? Pur detergendo la pelle, non si rischia di lasciare impuri il cuore e la mente, da dove escono i pensieri sporchi, i rancori, gli odi e le inimicizie? Ancora una volta Gesù rimane rispettoso del passato, delle abitudini e delle devozioni, ma va al cuore del problema. La sua è una nuova prospettiva umanizzante: l’impurità e la purezza stanno nel cuore dell’essere umano, non sulle mani o sul corpo. Un discorso coerente e attuale, quello del Maestro. Un discorso di chiunque intenda fare del popolo credente una gente santa, nel senso di “separata” dai pagani e dai peccatori. Non sono sufficienti tanti precetti minuti e puntigliosi, ma incapaci di indicare ciò che conta. Chi non riesce ad aprire il cuore non è in grado di capire la logica di Cristo, anzi, rischia di essere un cieco che pretende di guidare altri ciechi, con pericolo per sé e per gli altri. 

Preghiera

Signore, quando svolgo compiti educativi o formativi (come genitore, come insegnante, come consigliere o amico…), fa’ che io non induca mai l’altro in errore, fa’ che non approvi mai il male. Che io non sia mai un cieco che pretende di guidare un altro cieco. 

Agire

Quante volte, a chi amiamo, chiediamo di aprirci il cuore, di capirci a fondo… Se amiamo il Signore, apriamo anche a lui il nostro cuore e chiediamogli di comprendere il genuino senso delle sue parole. 

Meditazione del giorno a cura dimonsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione