A Gaza comincia ora "il grande lavoro umanitario"

Il direttore di Caritas Gerusalemme spiega che la cura delle migliaia di feriti e di sfollati richiede “una nuova, lunga emergenza”

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A Gaza, mentre la tregua di 72 ore sembra reggere e le forze di terra israeliane hanno completato il loro ritiro, le organizzazioni umanitarie sono al lavoro per garantire sostegno alle popolazioni colpite. “Il mondo pensa che con la tregua sia tutto finito, ma non è così. È esattamente il contrario. Ora comincia il grande lavoro umanitario, a partire dalla riabilitazione per gli oltre 10.000 feriti prodotti dall’offensiva, per l’80% civili”, spiega padre Raed Abusahlia, direttore di Caritas Gerusalemme, all’Agenzia Misna. Il sacerdote ricorda che “ci sono 250.000 persone senza tetto” e che “è necessario far entrare il cemento”. Padre Abusahlia avverte che “Gaza si prepara ad affrontare una nuova, lunga emergenza”.

Il direttore di Caritas Gerusalemme racconta che durante il conflitto si è continuato ad operare presso il centro medico e la clinica mobile di Gaza, “seppure con molte difficoltà e non con tutto lo staff disponibile”. L’Onu ha incaricato la Caritas, prosegue, di prendersi cura “dei profughi ospitati nella scuola della Sacra Famiglia gestita dal Patriarcato Latino di Gerusalemme, 1200 persone, e anche della Chiesa ortodossa, circa 1800”. “Abbiamo aiutato anche il nostro parroco, padre Jorge, le tre suore che tengono 28 bambini disabili e nove anziani: il loro è stato un quartiere molto colpito e abbiamo distribuito cestini di cibo anche per i vicini che venivano a chiedere aiuto al parroco… Insomma, abbiamo fatto tanti interventi, ma il lavoro più grande deve ancora venire”, spiega ancora padre Abusahlia.

Il direttore di Caritas Gerusalemme afferma che è stato rivolto un appello per finanziare gli interventi che si rendono necessari e che la risposta è stata positiva, ringrazia pertanto “Caritas Italia che ha messo a disposizione 100.000 euro per l’emergenza”. Lo stesso padre Abusahlia parla anche di 10mila case demolite e di “migliaia di donne e bambini feriti”. E si chiede: “Chi pagherà per tutto questo?”.

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ZENIT Staff

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